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OLIO, "Goccia di sole Molfetta" tra i 10 migliori d'Italia Il ministro Maccanico ha inaugurato la nuova sala di imbottigliamento
15 dicembre 2000

di Francesco del Rosso E’ stato un pomeriggio di festa quello vissuto il 3 dicembre dai soci dell’Oleificio Cooperativo “Molfetta”. L’occasione è stata l’inaugurazione della nova sala di imbottigliamento e confezionamento dell’olio extravergine “Goccia di sole”, alla presenza del ministro per le riforme Istituzionali on. Antonio Maccanico, dell’europarlamentare on. Giovanni Procacci, del presidente della Provincia di Bari, Marcello Vernola. L’impianto, costato 785 milioni, di cui il 75% finanziato sia dallo Stato (25%), sia dall’Unione europea (50%), è completamento automatizzato e permette l’imbottigliamento di 800-1.000 bottiglie l’ora, quasi un milione bottiglie l’anno, tutte numerate, come prevede la normativa di etichettatura del marchio Dop (Denominazione di origine protetta). Certo che dal lontano 1963, l’Oleificio Cooperativo “Molfetta” ne ha fatta di strada. Partito con 200 soci, oggi ne conta circa 600, per una produzione di circa 11mila quintali (pari ad una molitura di 57.000 quintali di olive) di olio extravergine di cui 3mila confezionati e che fanno parte della linea “Goccia di sole”, per un totale di 22 lavoratori, nei periodi di maggior produttività. Da tempo quest’azienda molfettese ha fatto della qualità una scelta strategica. Da quest’anno il “Goccia di sole” vanta il marchio internazionale “Dop Terra di Bari”, un sigillo di qualità importante perché certifica tutto il processo produttivo, dalla cura del terreno e dell’albero, alla raccolta a mano, alla molitura, fino all’imbottigliamento. Una procedura, certificata da Agricert, che per conto del ministero certifica i prodotti Dop. L’azienda molfettese è impegnata anche sul fronte dell’innovazione, con l’entrata nel mondo della new economy (commercio elettronico) e la prossima certificazione ISO 9OO2, un marchio internazionale attestante gli standard qualitativi dei processi aziendali (struttura, management, organizzazione, personale e prodotto). Qualità quindi a tutti i livelli, riconosciuta dagli esperti del settore e del buon gusto. L’ultimo è arrivato poche settimane fa e ne ha dato notizia il giornale romano “Il Messaggero”. Nella cronaca nazionale, quasi a fare da contrappeso alla cattive notizie sulla carne contaminata dal morbo della “mucca pazza”, erano riportati i dieci migliori extravergini di qualità sanciti nella “Guida ai migliori oli italiani di qualità accertata” (pubblicata anche in inglese), presentata a Roma martedì 14 novembre, dall’Umao (Unione mediterranea assaggiatori di oli). Un riconoscimento non da poco, perché gli esperti dell’Umao hanno selezionato 210 aziende italiane, effettuato circa 1.500 assaggi per decretare poi i “migliori dieci”. Una grande soddisfazione per l’azienda molfettese ma anche per tutto l’olio nostrano di qualità, a dimostrazione che il nostro olio, sta conquistando estimatori, non solo per le proprietà organolettiche (vitamine E in gran quantità), ma anche per saper soddisfare i palati più raffinati. Gli interventi Per la valenza delle autorità presenti, è stata l’occasione per fare il punto della situazione sul comparto olivicolo. Nell’intervento introduttivo il presidente dell’Oleificio, dott. Giovanni Mastropierro, ha sottolineato che la realizzazione della nuova sala di imbottigliamento è stata possibile grazie ad un’azione sinergica tra un’impresa privata e le istituzioni a vari livelli, auspicando la necessità di altrettanti sforzi sinergici per affrontare i problemi strutturali che attanagliano il comparto olivicolo: le sofisticazione, un’etichettatura approssimativa, l’attività “lobbistica” a vari livelli della grande industria, le difficoltà di un efficace marketing territoriale. Il ministro Meccanico congratulandosi per i livelli di eccellenza raggiunti dall’Oleificio Cooperativo da detto che il Governo “è attento a queste realtà simbolo di un Sud che non ha paura della modernità. Questo é l’esempio che la strada intrapresa è quella giusta: l’azione pubblica complementare all’operato dei privati. Oggi si è inaugurata una nuova struttura non perché l’ha voluta la mano pubblica, ma perché lo avete voluto voi, con la vostra voglia di essere competitivi in un mercato globale che necessita di essere attentamente regolato, per evitare commistioni improprie”. L’europarlamentare, on. Giovanni Procacci, ha ribadito che nella nuova Ocm (Organizzazione comune di mercato) che si andrà a definire nel prossimo semestre, l’impegno è di introdurre l’obbligatorietà dell’etichettatura e che l’origine del prodotto sia collegato alla pianta e non come oggi al luogo di molitura. In conclusione l’On. Procacci ha annunciato che il 30 maggio prossimo sarà organizzata per parlamentari e funzionari di Bruxelles, una rassegna gastronomica sui nostri prodotti tipici e in quell’occasione sarà presente anche l’extravergine “Goccia di sole”. Sul sostegno della Provincia al comparto olivicolo, il presidente Marcello Vernola ha annunciato la costituzione di un unico consorzio per la tutela e la promozione del marchio “Dop Terra di Bari”, con degli obiettivi significativi: “Investire dieci miliardi nei prossimi tre anni per una campagna di promozione dell’olio targato Dop, con l’intenzione entro il 2001 di avere sul mercato un’unica bottiglia con questo marchio. In questo progetto saranno coinvolti, anche finanziariamente tutti i Comuni della provincia, 28 lo hanno già fatto, perché un marchio unico, riconoscibile e visibile, può dare un significativo impulso ad una parte produttiva importante del nostro territorio”. Insomma a sentire gli interventi, anche se velati da una certa enfasi, nel comparto olivicolo non ci sono solo le solite lagnanze, ma anche iniziative importanti. D’altronde la crescita della domanda di olio di qualità (+7% negli Usa), rappresenta un’opportunità, una sfida non impossibile se ognuno farà la propria parte: le aziende sul fronte della qualità, le istituzioni locali a sostegno della promozione, quelle nazionali ed europee nel definire norme chiare e trasparenti a tutela, sia di chi produce prodotti genuini, sia del consumatore e della sua salute. BOX I “Migliori dieci oli” selezionati dall’Unione mediterranea assaggiatori Primuruggiu – Beanza Dolcetto (Imperia) Fattoria Il Paradiso – Puegnago del Garda (Brescia) Terra di Brisighella – Brisighella (Ravenna) Laudemio Frescobaldi – Nipozzano (Firenze) Cartoceto Extravergine Bianchini – Cartoceto (Pesaro) Cipollini – Foligno (Perugia) Dop Canino Archibusacci – Canino (Viterbo) Goccia di Sole – Molfetta (Bari) La Paracciole - Sant’Agata sui due Golfi (Napoli) Tenuta Rocchetta – Nocellara del Belice (Trapani) BOX CORSIVI Alimentazione e salute La vicenda della carne infettata dal morbo della “mucca pazza”, è solo l’ultimo caso di contaminazione alimentare. L’anno scorso furono i polli belgi alla diossina e la Coca Cola intossicata da qualcosa mai identificata, a salire agli onori della cronaca. I frequenti casi d’intossicazione alimentare e l’introduzione sul mercato alimentare dei prodotti Ogm (Organismi geneticamente modificati), i cosiddetti cibi transenigi, ha creato nell’opinione pubblica la consapevolezza della propria vulnerabilità. Il livello di rischio è alto. Accanto ad una contaminazione acuta, che si manifesta subito dopo il consumo, ce n’è anche una cronica che produce effetti dopo anni, dalle conseguenze irreversibili. Da qui la richiesta di norme a tutela della salute. Il consumatore vuol sapere cosa acquista e soprattutto vuole essere sicuro che ogni prodotto sia riconoscibile per quello che è, senza correre il rischio di acquistare una merce per un’altra. Come garantire i consumatori? Ovviamente con un controllo rigoroso da parte degli organi di polizia, che però non basta, perché interviene a valle del processo produttivo. Inoltre i passaggi dal produttore alla tavola del consumatore, sono talmente tanti che è difficile individuare i punti critici. Infatti, gli scandali esplodono dopo molto tempo alla presenza di danni alle persone. Chi può dire quanta carne infetta è stata messa in circolazione prima che si appurasse il morbo della “mucca pazza”? Un dato però è certo: le contaminazioni sono più frequenti in quei prodotti in cui non c’è la “garanzia di filiera”. Cioè uno strumento trasparente e documentato di tutti i passaggi, dalla terra alla tavola, che definisce il concetto di “rintracciabilità”. In questo modo si conoscono tutti i passaggi di un determinato alimento, i potenziali punti critici e soprattutto il prodotto arriva al consumatore dopo una serie di controlli rigorosi fatti a monte, nelle aziende stesse, a garanzia del prodotto, prima di essere immesso nel mercato. La garanzia sta nel fatto che i controlli sono certificati da enti terzi, che devono attenersi a una normativa internazionale. Insomma la qualità certificata è la grande scommessa che deve vedere uniti sia i consumatori sia i produttori di merce di qualità. Sui concetti di “garanzia di filiera” e “rintracciabilità” si basa la normativa dei marchi di qualità alimentare emanata dall’Unione Europea, finora riservata per identificare alcuni prodotti d’alta qualità e che si spera sia utilizzata per tutti i prodotti alimentari a garanzia della salubrità e genuinità del cibo. Ma questo non basta occorre anche assecondare l’accresciuta sensibilità ecologia del consumatore, che vuole essere correttamente informato. Questo significa l’obbligatorietà delle aziende produttrici di indicare nell’etichetta: provenienza della materia prima, luogo e modalità della produzione. Si arriverà un giorno a tanto? L’olio di qualità targato Dop Un marchio che si basi su questi concetti è la “Dop” (Denominazione di origine protetta). Del marchio Dop QUINDICI ne ha parlato sin dal ’97 in occasione dell’attribuzione del marchio al nostro olio extravergine “Terra di Bari”. Questo marchio va a sancire che tutto il ciclo produttivo, dalla cura dell’albero, alla raccolta delle olive, alla molitura, fino al confezionamento è stato realizzato in un determinato luogo a determinate condizioni, indispensabile a garantirne la qualità. Purtroppo l’individualismo esasperato delle varie associazioni di categoria (unite nella protesta, divise nel momento propositivo, ndr), forse logiche di spartizione di poltrone o l’impreparazione di gran parte del mondo agricolo alla sfida della qualità, non ha reso possibile la costituzione di un unico Consorzio per la tutela, promozione e commercializzazione dell’olio Dop, al punto che alcune aziende attrezzate hanno preferito fare da sole. E’ il caso dell’Oleificio Cooperativo “Molfetta” che produce l’olio extravergine “Goccia di Sole”, che da quest’anno, certifica il suo extravergine con il marchio Dop. L’azienda molfettese, nonostante le difficoltà, faticosamente si sta conquistando uno spazio importante nel mercato dell’olio extravergine di qualità, dando lustro ad un prodotto antico e genuino, ma anche alla nostra città.
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