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Nuovo Pip, voglia di azzardo
15 ottobre 2010

Ad un anno dal bando per l’assegnazione, il Comune ha diramato la prima bozza di graduatoria delle imprese partecipanti. Al bando hanno risposto 97 imprese, alcune nei termini previste, altre dopo e per quest’ultime si formulerà una graduatoria a parte, in caso di disponibilità di suoli dopo l’esaurimento della prima lista. La graduatoria è stata formulata in base ai requisiti di priorità del bando. A parità di punti si provvederà al sorteggio. I requisiti più alti sono: la forma consortile e la produzione di energia da fonti naturali (solare) entrambi con 9 punti, a seguire: progetto ad alta innovazione tecnologica (6), certifi cazione ambientale (4), autonomia energetica (2), pagamento in unica soluzione (1), operare in locali non idonei (1), sfratto (1), attività rumorose (1), destinatari di fi nanziamenti pubblici (1). BUSINESS DELL’ENERGIA IN PRIMO PIANO Con il punteggio a doppia cifra si sono piazzati 5 consorzi e 4 ditte, nove imprese tra i 5-9 punti, sette a 4 punti, undici a 3, cinque a 2, 24 con un solo punto, mentre 19 imprese non hanno presentato nessun requisito di priorità. Questi numeri dimostrano l’appetibilità del territorio, una carta vincente per gli amministratori di turno. In queste cose però il diffi cile è il primo giro di manovella, poi, se assecondato, il ciclo virtuoso si alimenta da solo. Dai documenti messi a disposizione del Comune, non sono stati resi noti i settori d’attività delle imprese. Alcune sono note, per avere una propria storia produttiva, altre per noi sono solo delle sigle. Ci fa piacere leggere di aziende nate qualche anno fa dal niente e che sono cresciute al punto da essere in grado di realizzare un capannone. C’è però una grande novità. Il nuovo Pip sarà caratterizzato da aziende che produrranno energia elettrica mediante impianti fotovoltaici (pannelli solari). Si tratta di “Molfetta Energia”, “Molfetta Interporto” (l’azienda però non ha presentato i documenti che attesti tale attività, per cui non sono stati attribuiti i 9 punti previsti) e “Guastamacchia S.p.A”. Quest’ultima è una ditta di Ruvo, con 120 addetti, con una storia imprenditoriale nel settore. Le prime due invece, sono una novità e il fatto che nella loro denominazione sia riportato il nome della nostra città, lascia presumere la presenza di imprenditori o imprese locali nella composizione societaria. Una curiosità, che presumiamo sia anche dei lettori, che cercheremo di esaudire quanto prima. L’Amministrazione comunale ha presentato con la solita enfasi questa ipotesi di graduatoria, come se il nuovo Pip fosse una realtà acquisita. In verità tutto questo ben di Dio di imprese pronte ad insediarsi, rischia di essere riposto nel cassetto, fi n quando non si dirimerà il braccio di ferro tra il Comune e l’Autorità di Bacino. BRACCIO DI FERRO TRA COMUNE E ADB L’Autorità di Bacino è l’organo tecnico regionale che per legge ha il compito di valutare le diverse situazione di rischio del territorio. L’AdB ha elaborato il Piano Assetto Idrogeologico (PAI), attribuendo ad ogni area del territorio regionale un fattore di rischio (alto, medio, basso), in base alla naturale conformazione dei suoli. Per legge ogni intervento di trasformazione del territorio dei Comuni deve essere conforme al PAI. Ebbene il Comune ha progettato una nuova zona artigianale proprio in un’area in cui per il PAI non si potrebbe impiantare neanche un chiodo, per la presenza di varie lame, terminali naturali di corsi d’acqua piovana e provenienti da chissà dove. Per il Comune il PAI era infarcito di valutazioni erronee e ricorreva al Consiglio Superiore delle Acque di Roma, con tanto di perizia tecnica. Successivamente il sindaco Antonio Azzollini tirò fuori dal cilindro un’opera di protezione: un canale in cemento armato di 584 metri, largo 2,7 e profondo 3 metri di monte della zona artigianale (all’altezza della “Strada Parieti Nuove”), nel punto di incrocio di Lama Scorbeto con Lama Pulo, dovrebbe consentire di far defl uire l’eventuale onda di piena verso una vasca di accumulo realizzata all’interno della dolina di Gurgo. Non si conosce la valenza e il costo fi nale di quest’opera (per ora è disponibile 1 milione di euro) e se tale intervento sia di competenza esclusiva del Comune. Comunque sia, allo stato attuale il “canalone” è solo qualcosa di più di un’idea progettuale, anche se il Comune sta accelerando i tempi e perimetrato la zona per i successivi espropri. IPOTESI E VOGLIA D’AZZARDO Nel maggio scorso l’autorità nazionale prescrisse alle parti di sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa. Pare che nei vari tavoli tecnici siano volate parole grosse e alla fi ne i contraenti Comune e AdB, siano rimasti fermi nelle proprie posizioni. La palla è ritornata al Consiglio Superiore che, nelle prossime settimane, avrà l’ingrato compito di dirimere la questione. A questo punto gli scenari potranno essere: 1) bocciatura del PAI che dovràparte riguardante la perimetrazione di rischio del territorio di Molfetta; 2) bocciatura del Pip, almeno nella versione elaborata. Comunque vada il Pip sarà operativo dopo il via libera dell’Autorità di Bacino, così come è scritto nella delibera madre di tutto il provvedimento la n°34 2007: “La presente delibera... verrà inviata all’Autorità di Bacino per il contestuale parere e in tal senso, acquisterà effi cacia con l’emanazione del parere positivo” che “acquisterà effi - cacia dopo l’approvazione da parte dell’Autorità di Bacino”. Ci sarebbe poi una remota terza ipotesi, secondo noi fantasiosa e la più nefasta: qualcuno trova il modo di invalidare il PAI per vizi sostanziali o formali. In questo caso forse il Comune sarebbe libero di agire senza dar conto a nessuno. Insomma, un azzardo, il più ardito dell’epopea azzolliniana. CHIAREZZA E SICUREZZA PRIMA DI TUTTO Detta così la questione sembra una lite condominiale, invece deve riguardare tutta la cittadinanza. Nella trasformazione del territorio dove ci sono della criticità, come le lame, bisogna andare con i piedi di piombo. Gli appetiti aff aristici o i furori ideologici devono stare fuori, altrimenti si rischia da un lato l’immobilismo, dall’altro, nella migliore delle ipotesi, si creano pasticci procedurali e danni irreparabili (Caserma Capitaneria docet). Non osiamo immaginare l’ipotesi peggiore.

Autore: Francesco Del Rosso
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