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Nuovi uffici giudiziari a Molfetta Inaugurati con l’intervento dell’on. Lumia e del dott. Emiliano
15 luglio 2000

Una duplice circostanza, e cioè l’inaugurazione dei nuovi uffici giudiziari della città di Molfetta (in via Traversa Molfettesi d’America), ma anche la commemorazione dell’ottavo anniversario del brutale assassinio del sindaco Gianni Carnicella, ha costituito l’occasione per l’organizzazione di un incontro di assoluto rilievo nella nostra città che ha avuto per tema “l’efficacia della giustizia nella lotta alla criminalità organizzata” e che ha visto l’intervento di autorevolissime personalità del mondo della giustizia e della politica, da sempre impegnate in prima fila nel combattere i fenomeni criminali, e cioè l’on. Beppe Lumia, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il dott. Michele Emiliano, pubblico ministero nel processo Reset che vide imputata e condannata a pene severissime una organizzazione volta allo spaccio di stupefacenti, profondamente radicata nella nostra città, il dott. Drago in rappresentanza della Presidenza del Tribunale di Trani e facente parte del collegio giudicante nel medesimo processo, ed infine il prefetto di Bari, Mazzitello. L’incontro è stato introdotto dal sindaco Minervini il quale ha preliminarmente sottolineato l’importanza che ricopre per la nostra città l’inaugurazione dei nuovi uffici giudiziari, dove si andranno ad integrare la sezione distaccata del Tribunale di Trani (il cosiddetto “giudice unico”, monocratico) con gli uffici del Giudice di Pace, dal momento che questa nuova costruzione (finanziata con risorse esclusivamente comunali), molto più idonea e confortevole della vecchia Pretura sita in piazza Vittorio Emanuele, va a colmare una lacuna profondamente sentita dagli operatori del settore di questa città, nella consapevolezza che strutture funzionali ed efficienti siano un presupposto necessario ed indispensabile per un buon esercizio della giustizia. E proprio per parlare di questo, e cioè degli strumenti e delle strategie volte all’affermazione dei principi di giustizia e legalità, si sono incontrati questi rappresenti istituzionali, “esponenti – così come ha sottolineato il sindaco Minervini – di quella giustizia militante, che si batte in prima persona contro la cultura della violenza, della sopraffazione e dell’arroganza”. D’altronde l’esperienza della nostra città dimostra come un intervento della giustizia, per certi versi anche molto duro, comporta necessariamente una serie di ricadute positive per la sicurezza dei cittadini ma anche per lo sviluppo economico: non è da dimenticare che la nostra città ha vissuto un periodo davvero difficile, di emergenza sociale dovuto alla presenza sul nostro territorio di forti organizzazioni criminali, culminato con l’uccisione del sindaco Carnicella, in quello che senza dubbio può definirsi il passaggio più drammatico e traumatico che Molfetta ha dovuto affrontare negli ultimi anni; eppure dopo quel durissimo colpo inferto alla nostra comunità vi è stata una reazione forte e consapevole della società civile e delle istituzioni (politiche e giudiziarie) che ha portato alle due importanti operazioni “Primavera” e “Reset” che hanno liberato la nostra città dall’oppressione di quella organizzazione criminale capillarmente estesa sul territorio. E proprio su questi temi si è soffermato il dott. Emiliano nel suo intervento, sottolineando come non possa che considerare il processo Reset un grande successo giudiziario conseguito grazie ad un notevole sforzo collettivo, ma evidenziando anche che la situazione rimane tuttora preoccupante e che gli strumenti a disposizione delle istituzioni sono inadeguati anche per la lentezza pachidermica con cui il sistema giudiziario si muove. “Il numero di persone che nel nostro Paese vive in condizione di difficoltà ed emarginazione sociale è talmente elevato che per le organizzazioni criminali trovare nuovi adepti diviene sempre più facile” è da questa considerazione che il dott. Emiliano parte per poi affermare che “è necessario recuperare la funzione di “polizia di sicurezza” e cioè la capacità sul territorio di prevenire la commissione di reati attraverso indagini sociologiche e antropologiche, quindi teoriche, per poi utilizzare al meglio queste conoscenze, nel mettere in atto le strategie più efficaci volte a debellare i fenomeni criminali, dal momento che è evidente che la lotta giudiziaria-repressiva da sola non può bastare”. Accanto a questo, ha continuato il dott. Emiliano, occorre sostenere la “lotta non repressiva” alla criminalità e cioè quella messa in atto dalle associazioni di volontariato finalizzate alla rieducazione dei soggetti a rischio e per permettere un recupero di competitività sociale a quelle fasce emarginate che vivono ai limiti della legalità: per far questo il pubblico ministero ha proposto l’istituzione di “procure bianche”, cioè di realtà speculari alle normali procure, ma che, con a disposizione risorse finanziarie, possano svolgere una funzione di coordinamento e di gestione dei programmi di recupero e rieducazione. Un intervento molto denso, quello del dott. Emiliano, che non si è risparmiato anche spunti polemici nei confronti della “politica romana” quando ha affermato che la giustizia è un settore delicato e non è ammissibile che in questa materia si agisca con il pressappochismo e la confusione che spesso, anche di recente, la classe dirigente nazionale ha dimostrato, rivendicando d’altro canto il bisogno, avvertito profondamente dalla magistratura, di sentire accanto a sè non solo il consenso della politica, ma anche la gratitudine per il difficile ed ingrato lavoro che compie, e tutto questo davvero pare non esservi. L’on. Lumia, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, ha in parte raccolto le “provocazioni” lanciate dal dott. Emiliano sostenendo la necessità che le istituzioni collaborino per la risoluzione dei problemi e che la politica recuperi rapidamente il suo spirito di iniziativa e progettualità, indicando nella “lotta integrata alle mafie” la via da percorrere. “Le organizzazioni criminali sono oggi realtà molto complesse che affondano i propri interessi in molteplici settori della società, e contro di loro non si possono che dare risposte articolate: in questo senso – ha proseguito Lumia - in primo luogo non bisogna trascurare la lotta repressiva dei fenomeni criminali, ma questa deve essere necessariamente accompagnata da progetti di recupero sociale e da una profonda conoscenza della realtà economica del territorio in cui le organizzazioni mafiose agiscono. Solo attraverso una combinazione oculata (che non può che essere diversa a seconda della zona e delle condizioni in cui si opera) di questi tre fattori, si può ragionevolmente ritenere di poter vincere questa battaglia e quindi affermare i principi di legalità e giustizia”. D’altro canto, ha sostenuto l’on. Lumia, gli strumenti legislativi vi sono, specie in materia di sostegno alle famiglie in condizioni di difficoltà oppure per un’offensiva economica (quella maggiormente temuta, a detta dell’on. Lumia, dagli affiliati ad organizzazioni criminali) contro i patrimoni acquisiti illegalmente, ma non sempre vengono utilizzati al meglio. L’intervento si è poi concluso con l’affermazione della volontà politica di rendere l’apparato giudiziario più efficace quindi meno elefantiaco, e più garantista nei confronti del cittadino, ma pur sempre duro verso coloro che si rendono artefici di reati di mafia (in questo senso Lumia ha sostenuto di essere favorevole al mantenimento del carcere duro, il cosiddetto 41.bis, contro i capi-mafia). In conclusione, il bilancio della serata è stato molto positivo, in particolar modo per la capacità di due mondi spesso molto distanti e cioè quello della politica e quello della magistratura, di parlarsi e confrontarsi, anche da posizioni distanti, per un dialogo che non può che considerarsi proficuo al fine di una più incisiva collaborazione, indispensabile per approcciarsi a questo genere di problema. Non è mancata la coda polemica (nella migliore tradizione molfettese) dell’Associazione Avvocati che ha dichiarato di “non partecipare all’inaugurazione per protestare contro l’inutilità della stessa visto che l’opera non è completata e l’Associazione (presieduta dall’avv. Antonio Pansini) preventivamente né contattata né informata”. Giulio Calvani
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