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Nuove tecnologie nella lotta ai tumori: presentata all'Università Popolare Molfettese l'ipertermia
23 ottobre 2011
MOLFETTA
- E’ stato definito il “
male del secolo
”: è il tumore, piaga dei nostri tempi che non trova ancora un rimedio sicuro. Sono l’inquinamento e il nostro modus vivendi ad aver aumentato esponenzialmente il numero di persone affette, anche se l’ing.
Onofrio Losito
(foto), dottore di Ricerca
presso il Dipartimento di Elettronica ed Elettrotecnica del Politecnico di Bari,
volge paradossalmente a favore della prognosi gli stessi campi magnetici che possono essere fattori cancerogeni. Trovare un elisir per estinguere questo morbo è il sogno della ricerca che ogni giorno fa un passo avanti, forse incomprensibile dai più, ma essenziale per la medicina. Benché in Italia si spenda di più per le scartoffie e la politica.
La neoplasia, meglio nota come tumore, è una massa anomala che può essere causata da molti fattori, ormonali, chimici e fisici, come le radiazion). Queste ultime sono, ad esempio, campi elettromagnetici (come quelli per sentire la radio, vedere la tv, navigare col Wi-Fi) che in determinate condizioni e quantità possono essere un fattore cancerogeno. Sembra quasi una contraddizione quella presentata dall’ing. Losito alla Università Popolare Molfettese, perché proprio grazie alle radiazioni è stata progettata l’ipertermia regionale profonda, una terapia in grado di migliorare la qualità di vita e velocizzare il processo di guarigione di alcuni tumori.
L’innovativo trattamento si è evoluto da una cultura millenaria che sfrutta il calore e l’energia sprigionata per scopi terapeutici. Le radiazioni magnetiche non nocive, confluite in un apposito macchinario, sono “
sparate
” sulla zona da trattare facendo aumentare la temperatura locale fino a 42-45°C. Una temperatura che sarebbe addirittura mortale per gli organi, ma, se limitata a piccole zone tissutali, permette alle cellule del nostro organismo di essere “
più disponibili
”, cioè più responsive al trattamento farmacologico delle tradizionali cure come la radioterapia e la chemioterapia. L’interazione tra il campo magnetico e i materiali biologici ha permettività magnetica circa o uguale a 1, sinonimo di innocuità di queste emissioni, puntate virtualmente con l’ausilio di determinati software ed intercettate dal paziente con delle placche sulla sua pelle, vere e proprie antenne come quelle di un telefonino.
Questa tecnologia è indicativa per particolari tumori alla pelle o alla mammella, primo tumore nel genere femminile. Le persone affette da questo male immergeranno il proprio seno in una vaschetta dove sarà presente un “
bolus
”, intercapedine d’acqua che non permette il contatto diretto con le antenne, distribuendo il calore. Questa modalità terapeutica è applicabile anche in altri campi, come quello sportivo per la riabilitazione di atleti sottoposti ad overtraining. L’ipertermia regionale profonda è supportata inoltre da un sistema di imaging attraverso la risonanza magnetica che verifica la distribuzione della temperatura durante il trattamento, tecnologia molto costosa e tecnicamente non facile da impiegare.
Questa è una delle cause che non permette ancora in Italia la commercializzazione di questa tecnologia. Un’alternativa potrebbe essere quella di valutare la temperatura profonda in maniera invasiva, con l’inserimento di particolari termometri nelle membra, cosa difficilmente tollerabile come si può immaginare. Questo rimane un cruccio per l’ing. Losito e la società che rappresenta, la INTEL di Ruvo di Puglia, specializzata nelle telecomunicazioni, che ha scommesso sulle applicazioni ingegnero-sanitarie in un Mezzogiorno depauperato da una politica governativa che punta solo a sistemare i conti in tasca. Per questo l’America “
ruba
” i nostri talenti e ci supera in ogni campo.
Il “
Sigma-Eye
”, strumento medico per l’ipertermia regionale profonda, in America è già una realtà. Ma Losito continua a puntare sul Sud, facendo di Ruvo un centro di eccellenza con ricercatori dell’età media di 24 anni.
Questo innovativo sistema non si illude di trovare la soluzione finale in campo oncologico, ma è in grado di ridurre del 40-50% il farmaco impiegato con gli stessi risultati, migliorando di gran lunga la qualità di vita del paziente, di solito devastato fisicamente e psicologicamente dal trattamento tradizionale. Un grandissimo passo avanti per la cura e il rispetto del paziente, persona prima di tutto.
© Riproduzione riservata
Autore:
Saverio Tavella
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L'uomo coi baffi
26 Ottobre 2011 alle ore 19:54:00
Dell'UOMO DAL FIORE IN BOCCA, me ne faccio un baffo! Acrobistite, una rottura, un tentativo di presa eterna! E' passata, mi ha guardato, gli ho fatto.....BBOOOHH! E' scappata, gli ho detto: "Non voglio vederti più dalle mie pa...rti, sparisci! L'ho vista allontanarsi, chissà........
Rispondi
GUY FAWKES
25 Ottobre 2011 alle ore 22:02:00
L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA-...Guardi qua sotto questo baffo...qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ha un nome dolcissimo...più dolce di una caramella: Epitelioma, si chiama...La morte, capisce? E' passata. M'ha ficcato questo fiore in bocca e m'ha detto:" Tienitelo caro: ripasserò fra otto odieci mesi!" (Luigi Pirandello)
Rispondi
Avvocado Manson
23 Ottobre 2011 alle ore 12:18:00
La ricerca scientifica è la carta vincente per ogni sistema economico, una carta che nel nostro paese viene utilizzata poco e male: l'Italia spende meno della metà dei suoi concorrenti europei. Carenza culturale? La prova di questa carenza culturale la si vede, nei pochi finanziamenti e alla loro distribuzione. I soldi non vengono assegnati ai gruppi di ricerca più meritevoli e capaci, ma elargiti a "pioggia", con un criterio di giustizia distributiva (un piatto di spaghetti non si nega a nessuno...) E' come se un contadino, anzichè piantare i suoi semi nei terreni fertili, li distribuisse a pioggia un po' dappertutto: sui terreni buoni e su quelli cattivi, sui sassi e sul cemento. Ciò è frutto di un tipo di educazione classica che ha dato poca importanza alla scienza e ancor meno alla tecnologia, considerandole in fondo un aspetto meno nobile della cultura. Ancora oggi un uomo di "cultura", infatti, può tranquillamente dire, senza vergognarsi, di non capire nulla di scienza e di tecnologia, mentre nessuno oserebbe confessare, senza vergognarsi, di non capire nulla di filosofia, di arte o di letteratura. Infatti se è vero che non può esservi educazione senza tecnologia è anche vero che non può esservi sviluppo tecnologico senza educazione. L'azione politica non può essere disgiunta da questa capacità di agire in modo efficace sul "moltiplicatore" educazione-tecnologia. La nostra cultura manca oggi totalmente a questo appuntamento storico. Una tradizione classica e pre-scientifica la tiene in gran parte lontana dalla comprensione del mondo tecnologico in cui viviamo: proprio per questo essa non è in grado di stimolare e di guidare nel modo giusto le società industriali, in quanto non ne sa capire i meccanismi, che sono in larga misura estranei ai suoi interessi e alle sue competenze. Queste cose, però, si pagano perchè per ogni "inefficientista" c'è oggi qualcuno che si vede rosicchiato nelle sue possibilità di reddito, di servizi sociali, di scuola, di assistenza sanitaria. E di prospettive future, per sè e i suoi figli. "....da qua se ne vanno tutti.....".
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