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Non calpestate i fiori Dopo 20 anni le memorie di Mara e Diana Zaza
15 dicembre 2016

E come si racconta il dolore? Come si trasmette l’emozione di un ricordo, di un attimo, di una sensazione, di un odore, la disperazione per vite strappate, rubate ad affetti, private di sogni, aspettative e speranze? Cosa rimane? Può la disperazione trasformarsi in un elemento di positività, di insegnamento, in un momento di riflessione e crescita? Ad oltre 21 anni dalla scomparsa di Mara e Diana Zaza, si avverte ancora la loro presenza , la loro esile e silenziosa imponenza. Nell’Auditorium Mons. Salvucci del Museo Diocesano, è stato presentata la raccolta, curata da Francesco Minervini e Mariella (Mella) Sciancalepore, di scritti sparsi delle due giovani sorelle, perite tragicamente il 9 luglio 1995. “Non calpestare i fiori”, raccolta di appunti, pensieri, messaggi di Mara e Diana, lancia messaggi di vita, inni al valore del dono, della volontà di aprirsi al mondo, inni di speranze giovanili. Francesco Minervini afferma che la scelta del luogo per la presentazione del libro, non è casuale. Nel Museo Diocesano sono collocato le opere di Vito Zaza, padre di Mara e Diana, artista che ha dedicato loro opere di profonda bellezza, il cui percorso, profondamente segnato dalla tragedia che ha colpito la sua famiglia, ha avuto un’evoluzione. E in questa occasione sono state aperte due sale del Maestro Zaza dedicate alle figlie. “L’estate scorsa – dichiara Francesco Minervini, compagno di studi al Liceo Classico di Mara – ricevetti la telefonata della signora Isa che mi diceva di avere degli scritti e di ritenere che, dopo venti anni, era giusto condividere. Nulla di quello che è contenuto nel libro, è stato aggiunto dai curatori. Il nostro è stato un lavoro di riorganizzazione di scritti di due persone che non avrebbero potuto immaginare che, un giorno, sarebbero state pubblicate”. “Ci sono persone – ha detto Mella Sciancalepore – che potrebbero essere al mio posto. Quando Francesco Minervini ha cercato di contattarmi, non gli ho risposto per rispetto verso la signora Isa, Mara e Diana. Alla fine mi sono immersa totalmente e quando sono riemersa ho capito che i miei timori risalivano nella paura di scongelare emozioni, sentimenti pensieri e dolore. Mi sono posta una domanda sul senso della vita e sono arrivata alla conclusione che siamo così presi dalla vita che non pensiamo al senso della vita. Per parlare di Mara, ho scritto una lettera a Mara. Per me, per noi amici la tragedia è stata un momento doloroso. Saremmo stati colpiti da lutti, perdite, ma in quel momento, nell’estate del 1995, diventammo consapevoli di non essere immortali. Con Mara ho condiviso il percorso scolastico fino agli studi universitari. Mi ha sempre colpito la sua caparbietà. Per me Diana era la sorellina di Mara ma con un carattere determinato. Voleva mettere a disposizione degli altri la sua esistenza, non voleva omologarsi a conformismi, probabilmente avrebbe fatto politica, dichiarava, ma con libertà ed indipendenza. Mons. Pietro Fragnelli, vescovo di Trapani ed amico di famiglia, ha ricordato che, che il maestro Zaza, dopo il periodo di meditazione a seguito della tragedia, trascorso in monastero, elaborò progetti artistici nuovi ed innovativi, che rappresentano la ricerca dell’artista, che è innanzitutto uomo, di una verità assoluta che sia speranza e bellezza incomparabile. Il maestro, arrivò a questo traguardo artistico, poiché, affermava Mara e Diana imponevano la speranza e la gioia. Ciò si evinceva dal contenuto dei diari delle ragazze dai quali emergeva la volontà di “succhiare il midollo della vita”. Il titolo della raccolta “Non calpestare i fiori”, ingiunge la naturale imposizione “Innaffia i fiori!”, perché, anche attraverso gesti quotidiani, è possibile vivere un’esperienza mistica per vivere la quale non è necessario uscire dal quotidiano. E non poteva esserci un momento più alto del momento di riflessione e ricordi che la signora Isa Zaza, ha voluto condividere con i presenti. “Faccio fatica a parlare, sono commossa; rivedo tutti gli amici di Mara e di Diana. Sono una madre e sono riconoscente per quello che il Signore mi ha donato: l’amore profondo di mio marito, due figlie meravigliose che mi facevano sentire importante. Dopo venti anni, ho deciso di condividere i loro pensieri, perché amo i giovani e credo sia importante trasmettere i valori della famiglia, del donarsi, dello studio. Mara e Diana erano speciali, come lo sono tutti i figli. Desidero ricordare un pensiero delle mie figlie secondo il quale non è la morte che separa ma la mancanza d’amore. Ma sono una mamma e parlo col cuore. E’ andata così… un gesto di superficialità e vite spezzate. Amate la vita, nessuno ci può calpestare perché ognuno di noi è un gigante”. La lettura di alcuni pensieri di Mara e Diana, intensa ed appassionata di Raffaella De Pinto, è stata accompagnata dalle note del maestro violoncellista Giovanni Astorino. All’incontro ha partecipato anche il vescovo mons. Domenico Cornacchia. Si possono riportare fedelmente affermazioni, dichiarazioni ma le emozioni non si possono esprimere e ciò che la signora Isa ha trasmesso col sorriso, è una serenità, una accettazione della sofferenza e una pace interiore senza limiti. Francesco Minervini ha voluto paragonare Mara e Diana a dei cartelli stradali, fondamentali per indicarci la strada. Il libro è in vendita poiché col ricavato verrà finanziata una borsa di studio per un alunno bisognoso. Nessuno muore sulla terra finché rimane nel cuore di chi vive! Asciuga le tue lacrime e non piangere; se mi ami, il tuo sorriso è la mia pace. (Sant’Agostino). A Mara e Diana, grazie per aver fatto un tratto di strada insieme.

Autore: Beatrice Trogu
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