Nettuno, grande difesa
CALCETTO
Avremmo voluto definire esaltante la cavalcata del “Nettuno Molfetta” in questo campionato ma un brusco stop ad Altamura (3 a 2 per i padroni di casa) ha interrotto una serie positiva di tre vittorie (tra cui il 5 a 3 in casa del Calcetto Ruvo capoclassifica) che lasciava presagire un cammino in discesa verso la prima posizione del girone all'italiana. Nulla di compromesso in vista dei play-off (passano le prime due), visto il fieno messo in cascina (34 punti, +4 sul Real Gravina terzo in classifica ma –1 dal Calcetto Ruvo) a tre giornate dalla conclusione ma un piccolo campanello dall'allarme proprio in vista delle gare secche (quarti, semifinali e finale) che eleggeranno la più forte delle quarantadue compagini pugliesi di serie C.
Sarebbe interessante tentare di individuare i punti di forza e le debolezze del team presieduto da Tonio Papagni. E noi ci proviamo.
Anzitutto v'è da dire che la compattezza di Gentile e compagni non ha pari: tre uomini con propensioni difensive ed un centro-boa in campo assicurano una copertura massima; alle marcature di Di Leo, Angelico, M. e A. Di Pinto e Gentile è difficile sottrarsi; l'età matura dei suddetti sopperisce alla minore brillantezza in alcuni frangenti; Mazzone fa valere la sua esperienza. La fase offensiva ruota tutta attorno alle abilità dei vari Minervini, La Volpicella e del recuperato Amoruso di far sponda a vantaggio degli inserimenti delle due ali esterne, o di ritagliarsi lo spazio necessario per battere a rete.
Solo in un'occasione, proprio durante il big-match Calcetto Ruvo-Molfetta, i due coach Valente e Catino hanno adottato la tattica del pressing “alto” a tutto campo; e visti i risultati ci chiediamo perché abbiano indugiato a riproporre lo stesso tema strategico contro l'Altamura.
Se la difesa non pecca, l'attacco non può dirsi altrettanto efficace: le incursioni isolate di M. Di Pinto, abile nel cambio di traiettoria palla al piede, sono un'arma a doppio taglio perché, se è vero che creano superiorità numerica quando vanno a buon fine, è anche probabile che costino contropiedi fatali alla retroguardia biancorossa in caso di insuccesso. Né sono motivo di vanto per le bocche da fuoco del Molfetta le troppe chance fallite di gonfiare la rete, specie nei casi in cui al loro fianco si è liberato un compagno: indice di mancanza di visione di gioco, oltre che di freddezza sotto-porta.
Capitolo spogliatoio. Qui, forse, la coppia al timone è stata carente. Diversi i battibecchi in campo e fuori tra giocatori e tra questi e allenatori; parecchi gli abbandoni a stagione in corso (vedi Di Liddo e Siciliano). Si sono creati clan, come è tipico di ogni gruppo ampio, e strappi che non si è riusciti a ricucire. Spesso anche una vittoria ha avuto una coda polemica, uno strascico inutile di invettive. Forse fare la voce grossa in partita da parte di alcuni ad ogni errore di un compagno aiuta a mantenere alta la concentrazione. Forse invece crea angoscia nell'animo dei calciatori più deboli psicologicamente. Solo i risultati diranno se tenere tale linea è stato redditizio.
Ad ogni modo, il Molfetta continua nell'opera di riempimento delle gradinate dell'impianto Nettuno e conferma che il calcio a cinque sta sostituendo pian piano, nei cuori degli appassionati, il suo fratello maggiore: dal 17/2 al 24/2 a Caserta si svolgeranno gli Europei, dal 2004 sarà anche sport olimpico, non da oggi regala emozioni ai tifosi pallonari.
Eugenio Tatulli