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"Nawal, l'angelo dei profughi": una giovane donna ci ricorda l'importante concetto di “umanità”. L'incontro a Comitando Molfetta
22 febbraio 2016

MOLFETTA - Davanti alle tante, troppe tragedie del mare che avvengono a ritmi ormai quotidiani, ci si sente impotenti. Le immagini correlate da dati sempre più racapriccianti scorrono nei telegiornali mentre noi conduciamo le nostre normali vite. Casa, lavoro, scuola, amici. Fa rabbia pensare a quanti di noi si lamentano per futilità quando invece moltissime persone stanno lottando per vivere, affrontando in inverno il poco clemente mare, magari riuscendo a garantire un futuro ai propri figli, lontano da dove ormai da cinque anni cadono bombe sui civili con una regolarità impressionante. Fa rabbia pensare che mentre tutto ciò succede, l'Europa si stia ancora interrogando su ‘integrazione sì’ o 'integrazione no' e nel concreto faccia poco.

Per fortuna esistono casi, nemmeno troppo isolati, di persone che ci insegnano che basta davvero poco per poter aiutare queste persone. Nawal Soufi è una di questi. Di lei hanno parlato anche alcuni tra i più importanti giornali del mondo. Daniele Biella (nella foto a destra accanto a Gabriele Vilardi), giornalista da circa un decennio che si occupa di migrazione e cooperazione internazionale, dopo averla conosciuta durante una ricerca di persone disperse dopo uno naufragio dalle dimensioni davvero spaventose, ha deciso di approfondire la questione e da qui è nato il suo primo libro, "Nawal, l'angelo dei profughi", presentato presso la sede di Comitando a Molfetta

La serata è stata introdotta da Gabriele Vilardi, coordinatore dell'associazione, che ha conosciuto negli ultimi giorni, parlandole via Whatsapp, Nawal per l'organizzazione di questa serata, fino ad ottenere una registrazione vocale di sette minuti nella quale la ragazza ha raccontato, dalla Grecia, quale situazione si vive lì ed in che modo lei opera giorno dopo giorno, notte dopo notte. Finora sono stati 20.000 i profughi salvati grazie al suo lavoro.

La storia di Nawal è davvero affascinante. Di origine marocchina ma in Italia praticamente da sempre, ha conservato la conoscenza della lingua araba, particolare molto importante. Qui è andata a scuola, è scritta alla facoltà di Scienze politiche anche se per ora ha un po' accantonato gli studi per dedicarsi completamente all'attività di volontariato. Viveva, fino a quattro mesi fa in Sicilia, altro particolare importante. Nawal ha cominciato questa sua opera di aiuto per i più bisognosi, proprio nella sua città Catania, con i senza tetto italiani e stranieri che vivevano nei pressi della stazione.

Ma nel 2010/11 alla scoppio della cosiddetta "Primavera Araba" la ragazza, oggi ventottenne, ha sentito il bisogno di vedere da vicino cosa stesse succedendo e si è recata in Siria, ad Aleppo, dove ha stretto contatti con gli attivisti siriani, divenendo da qui in poi un loro punto di riferimento, tanto da lasciare loro il suo numero di cellulare. Tornata in Italia ha proiettato in pubblico le immagini arrivate poche ore prime dalla Siria dove la situazione si stava facendo tremenda e si cominciava a capire che questi moti rivoluzionari non avrebbero portato niente di buono, per sensibilizzare quante più persone possibili e farle aprire gli occhi. Nel 2013 poi la svolta: le arriva una chiamata sul suo cellulare, erano persone su un barcone in serie difficoltà  che chiedevano aiuto in arabo. Lei come abbiamo visto, parla questa lingua e da qui l'idea di farsi dare le coordinate per fare da tramite con la Guardia Costiera che avrebbe inviato soccorsi nel luogo indicato da Nawal. Si salvarono tutti.

Le cose ovviamente non vanno sempre così bene. Sono tre anni che Nawal conduce questa vita e sono stati molti i casi in cui non si è potuto far nulla, come ad esempio nel naufragio che ha permesso il suo incontro con Daniele Biella. Oggi vive in Grecia da quattro mesi. Ci era andata per rimanere solo dieci giorni, data la fine dell'emergenza in Sicilia e l'inizio degli sbarchi sempre più numerosi proprio tra Grecia, isole greche e Turchia ma non è più tornata (salvo per ritirare un premio per il suo operato). In Grecia ha trovato un Paese allo sbaraglio, la crisi economica che l'attanaglia ormai da anni rende il tutto ancora più complicato e, dice lei nella registrazione vocale, l'Europa sembra non importarsene, sembra addirittura che la Grecia proprio non faccia parte dell'Ue.

Qui Nawal opera nello stesso modo, riceve le chiamate e si fa da tramite con la Guardia Costiera greca, tra mille difficoltà. Ha affittato una macchina per i suoi spostamenti nella quale dorme di notte sulla costa sempre pronta a ricevere chiamate. In questa stessa macchina vengono accolti con il "riscaldamento a 4" come urla sempre Nawal, i profughi, specialmente i bambini, quando appena arrivati, hanno bisogno di riscaldarsi. L'aiutano tre siriani che dopo esser stati a loro volta salvati si sono offerti di dare soccorso a chi come loro ha affrontato il viaggio della vita. Nawal va avanti in maniera volontaria, i soldi le arrivano da una carta ricaricabile nella quale ognuno di noi può versare una cifra a piacere per aiutarla, in attesa che finalmente l'Europa apra gli occhi e li porti fuori dai suoi palazzi, lì dove serve, lì dove l'emergenza è continua ed in cui non si opera solo a parole.

Ha chiuso la serata una struggente canzone inedita di Claudia de Candia intitolata "Cruel farewell", un testo che si lega perfettamente alla storia di Nawal e che ha commosso più d'uno dei presenti già emozionati dal coraggio di questa ragazza, "Lady SOS" come la chiamano i profughi,  una "Giusta del Mediteranneo" che però non si sente speciale. Ma forse è proprio questo a renderla speciale.

Questi sono i dati per aiutare Nawal:

Postpay: 4023600667970802

Codice fiscale: sfonwl87p61z330p

Intestata a: Nawal Soufi

Questa carta è ricaricabile in ogni tabaccheria presentandosi con la propria tessera sanitaria e questi dati.

© Riproduzione riservata

Autore: Daniela Bufo
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