Naufragio nave Concordia, il Comitato Seagull di Molfetta: grande impreparazione
MOLFETTA - Il comitato Seagull di Molfetta torna sul naufragio della nave da crociera Concordia cin un comunicato stampa in cui dice che "la nave coricata su un fianco a pochi metri dalla riva ci dà il senso della nostra assoluta impreparazione: la nostra cultura del mare si ferma alla battigia.-
Proviamo quindi a mettere alcuni punti fermi:
1. in mare, il primo soccorso deve essere necessariamente prestato dall' equipaggio; occorre dunque personale altamente qualificato e preparato che non può essere reclutato all' estero, sia per la inaffidabilità dei corsi, che della documentazione relativa: sul Concordia si sono trovati cadaveri ai punti di raccolta e ciò vuol dire che gli addetti non si sono presentati al loro posto di salvamento; inoltre qualche mese fa circa settemila marittimi filippini che avevano maturato sul campo una esperienza pluriennale hanno dato le dimissioni, perché la Costa ha deciso di pagarli in dollari e non più in euro, decurtando così la paga;
2. alcuni minuti dopo l'impatto, come avevamo già precisato, il comandante ha contattato i responsabili della Costa Crociere, che sapevano tutto e nemmeno loro hanno dato l' allarme: il loro concorso di colpa è evidente, ed è gravissimo perché hanno evitato l'SOS per un abietto calcolo economico, in quanto l'attività dei soccorritori per l'assistenza e salvataggio di cose e persone in mare dà diritto ad una indennità e ad un compenso commisurati al valore dei beni salvati;
3. l' autorità marittima e quindi la capitaneria di porto è l' ente preposto al controllo della idoneità della nave alla navigazione e della preparazione e capacità dei membri dell' equipaggio: il capitano De Falco è l' eccezione che conferma la regola, in quanto i controlli delle navi spesso si risolvono in una questua;
4. le decine di navi cariche di veleni che sono affondate lungo le nostre coste raccontano di traffici via mare che nascono all'ombra dell'illegalità diffusa, e raccontano anche che in mare si continua a scaricare di tutto: dagli avanzi dei pasti, ai residui dei lavaggi delle cisterna di nafta e gasolio, ed anche alle acque reflue e di sentina tramite l' impianto antincendio;
5. l'orario di lavoro a bordo è fuori controllo, checché ne dica il sig. Gaggiano dalla sua comoda poltrona genovese: è tassativo un massimo di 11 ore giornaliere ed è obbligatorio stilare un registro dal quale risultano le ore di lavoro effettuate, ma alla fine si falsifica tutto;
6. come risulta dalle dichiarazioni di alcuni marittimi, il settore è quasi del tutto privo di tutela giudiziale e quei pochi lavoratori che si rivolgono al giudice per la salvaguardia dei propri diritti, trovano magistrati impreparati ed incompetenti.-
Un' ultimo quesito: se è possibile ancorare la nave alla terraferma per evitare che si perda ed inquini il parco marino, perché si perde".