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Natura, archeologia e storia del Pulo di Molfetta sabato alla Fabbrica San Domenico Il volume di Francesca Radina sarà presentato alle ore 18.30 a cura del Presidio del libro
30 aprile 2008

MOLFETTA - Il Presidio del Libro di Molfetta, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Puglia e l'Archeoclub di Molfetta, presenterà sabato 3 maggio “Natura, archeologia e storia del Pulo di Molfetta” volume a cura di Francesca Radina. L'incontro avrà luogo presso la Fabbrica di San Domenico con inizio alle ore 18,30 e vedrà la presenza oltre che della curatrice, attualmente Direttore archeologo responsabile del Centro operativo per l'Archeologia di Bari, di Pietro Giovanni Guzzo, Soprintendente Archeologo di Napoli e Pompei che nella mattinata dello stesso giorno parlerà del mestiere dell'archeologo agli studenti del Liceo Classico riuniti in assemblea di istituto e di Angela Ciancio, Direttore del Museo Nazionale Archeologico di Gioia del Colle e del Parco Archeologico di Monte Sannace. Il libro, pubblicato da Adda Editore, raccoglie gli scritti di numerosi studiosi e specialisti in diversi ambiti che hanno partecipato ai lavori di recupero del Pulo che si erano resi necessari dopo il sisma che aveva flagellato l'Irpinia nel 1980 e che anche da noi aveva causato non pochi danni. I lavori iniziati nel 1997 si sono protratti in varie fasi fino al 2004, anno in cui la dolina è stata riconsegnata alla città di Molfetta per quell'effimera riapertura al pubblico che fece da preludio a quello che Francesca Radina definisce nella sua introduzione al volume «uno dei periodi più bui che la storia del luogo abbia conosciuto»: reso inefficace per mancanza di adeguati finanziamenti il Piano di Gestione, il Pulo è diventato in breve tempo impraticabile per finire preda dei vandali. I lavori di recupero avevano portato alla riscoperta delle molteplici ricchezze storiche, archeologiche, botaniche, faunistiche e paesaggistiche che fanno del luogo un posto straordinario nel panorama regionale e non solo, e che ne richiedono la messa a sistema in quello che venne appunto chiamato “sistema Pulo” e che avrebbe dovuto comprendere oltre alla dolina, la Casina Cappelluti (attrezzata a museo) e il fondo Azzollini, sede quest'ultimo degli importanti scavi archeologici condotti a partire dal 1997 sotto la direzione della dott.sa Radina. Perché tutto questo non sia avvenuto e perché quel lungimirante progetto sia rimasto sulla carta trasformando la vicenda del Pulo nell'ennesima storia all'italiana di inefficienza e sprechi è detto in maniera assai chiara da Giuseppe Andreassi, Soprintendente per i Beni Archeologici per la Puglia, nella sua presentazione: «l'Ente proprietario e il Comune di riferimento più di una volta hanno fatto a gara per conseguire una “primazia” di risultati, anche ricorrendo a sterili iniziative di reciproco disturbo». Insomma invece di collaborare per fare del Pulo un volano per la cultura e l'economia della città, la Provincia, proprietaria della dolina, e il Comune, proprietario di tutto il resto, hanno battagliato tra loro inseguendo spesso miopi risultati elettoralisitici. A giorni inizieranno a cura della Provincia nuovi lavori di sistemazione per rimediare all'abbandono degli anni passati, a seguito dei quali il Pulo verrà dato in gestione al consorzio di associazioni Polje, formato da Archeoclub, WWF, Legambiente, ProLoco, Ictius e Terrae. Il consorzio gestirà la sola dolina visto che il Comune ha fino a oggi mostrato un totale disinteresse per il “sistema Pulo” non prendendo in considerazione l'idea di dare in gestione allo stesso consorzio né il fondo Azzollini, né il Museo. Quest'ultimo in particolare, pur essendo ormai pronto per essere aperto al pubblico, rischia di restare chiuso e vuoto in mancanza di certezze intorno alla sua gestione. Ci si augura che il libro di Francesca Radina e la sua presentazione, che avviene nei giorni in cui si insedia la nuova amministrazione comunale, possa essere un efficace sprone alla comprensione dell'immenso patrimonio rappresentato dal sito e Provincia e Comune possano rapidamente trovare un accordo indispensabile perché il Pulo torni a essere un punto di riferimento per la città. La chiusura ormai quasi trentennale della dolina ha privato della sua fruizione un'intera generazione di molfettesi sulla cui sensibilità si deve confidare se si vuole che venga conservata con la cura che merita e vengano spazzate via quelle nuove nuvole minacciose che si addensano sul suo futuro: dal maneggio messo su nell'area archeologica al nuovo piano di espansione della zona artigianale che prevede assi viari incomprensibilmente puntati in direzione del Pulo.
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