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Napoli, il Mezzogiorno e il Forum delle culture
05 dicembre 2008

NAPOLI - 5.12.2008 Agli inizi del XXI secolo l'Educazione alla Pace può essere considerata l'emergenza pedagogica che racchiude in sé le altre urgenze educative dell'età planetaria, senza tuttavia annullarne la specificità. Infatti, con tale espressione ci si può riferire a quell'insieme di teorizzazioni e di pratiche educative volte all'educazione all'interculturalità, alla cittadinanza attiva, alla convivenza civile, alla legalità, allo sviluppo compatibile e all'ambiente. Dopo l'ubriacatura ideologica degli anni '80-'90 culminata con la tesi della “fine della storia”, ci siamo “risvegliati” nell'età della globalizzazione con la drammatica consapevolezza che la guerra, il razzismo, la xenofobia, gli opposti integralismi, la devastazione ambientale, le economie criminali ed i comportamenti devianti non solo non sono stati superati, ma ricominciano a manifestarsi in tutta la loro virulenza e tendenziale radicalità. La guerra non solo è tornata nel cuore della “pacifica” Europa, ma dopo la tragedia della II Guerra mondiale, riceve una nuova legittimazione teorico-politica nei termini della “guerra umanitaria” e della “guerra preventiva” ed “infinita”, sulle cui basi si pretende di riscrivere l'ordine internazionale dopo il crollo del Muro di Berlino. Inoltre, negli ultimi quattro decenni circa i processi della globalizzazione economico-culturale e della transizione da un modello socio-economico fordista ad uno post-fordista sono stati accompagnati da fenomeni di pauperizzazione, frammentazione ed anomia, che acuiscono tensioni sociali e politiche, precarietà, incertezze, paure, inquietudini e conflitti a livello locale, nazionale ed internazionale. Napoli e il Sud d'Italia sono pienamente inseriti nel quadro di queste trasformazioni epocali. Nel nostro contesto metropolitano tali processi contribuiscono ad acuire ulteriormente la marginalità sociale ed i conseguenti comportamenti devianti, rafforzare le economie illegali ed amplificare le tensioni interrazziali, come testimoniano i sempre più frequenti episodi di cronaca nera. Ma Napoli non è solo la città della criminalità organizzata, dell'illegalità diffusa, della violenza urbana e della rinascente xenofobia. Napoli è anche la città che, aperta sul Mediterraneo, ha conosciuto nella sua storia non pochi esempi di Educazione alla Pace tesa al superamento della violenza e dell'asservimento tanto nei rapporti sociali quanto in quelli internazionali. E infatti il capoluogo partenopeo è la città in cui è nata e si è sviluppata l'esperienza della Mensa dei bambini proletari nel cuore del suo centro storico. Un'esperienza di pedagogia della politica, che, al di là di ogni impostazione retorica, ideologica o dottrinaria, ha segnato per due decenni il quartiere di Montesanto, recuperando a pratiche di socializzazione critica e costruttiva centinaia di bambini, adolescenti ed adulti attraverso varie forme di sperimentazioni pedagogico-didattiche. O ancora Napoli è la città in cui, tra gli altri, Tonino Drago ha condotto una serie di battaglie civile e politiche non-violente, promuovendo successivamente l'istituzione di un centro di Educazione alla Pace presso l'Università “Federico II”. Ed infine occorre ricordare anche il Progetto chance promosso dal Comune di Napoli, per recuperare a percorsi di integrazione sociale, civile e culturale ragazzi pluriripetenti o droup-out di alcuni quartieri periferici della città. Senza nessuna pretesa di esaustività, questi pochi esempi ci rinviano ad un'immagine della città partenopea non omologata nei soliti cliché negativi, traendo da essi la forza e le competenze per riattivare in modo capillare un progetto complessivo di Educazione alla Pace, nell'ottica dell'odierno Sistema Formativo Integrato, che vede interagire positivamente scuole, associazioni, famiglie ed enti locali. L'iniziativa del Forum delle culture promossa dal Comune di Napoli (nella foto, il logo) si inserisce appieno nel solco di questa tradizione di Educazione alla Pace, rilanciando un tema quanto mai attuale attraverso una modalità di lavoro – co-progettazione ascensionale, partecipata e condivisa – del tutto coerente con le finalità generali che si intendono promuovere. Nel complesso, durante la fase della progettazione condivisa è emersa l'esigenza di partire dagli interessi e dal vissuto degli alunni, in modo tale da motivarne la partecipazione attiva e propositiva ad un processo di formazione teso progressivamente e gradualmente sia all'acquisizione/potenziamento delle competenze sociali di base sia alla scoperta/rielaborazione di contenuti pregnanti e fortemente significativi. Salvatore Lucchese
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