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Movimento del Buon Governo: orgogliosi di non esserci alle elezioni a Molfetta
29 marzo 2008

MOLFETTA - Il Movimento del Buon Governo e della Democrazia Partecipata ha deciso di non partecipare alle elezioni amministrative né con lista né con candidati. Ecco le loro ragioni diffuse con un comunicato: «Partiamo dall'origine, dal perché i molfettesi, dopo appena due anni, sono chiamati a votare per l'elezione del sindaco. Nonostante il giudizio negativo di gran parte dei cittadini che ritengono l'amministrazione uscente responsabile del degrado civile, politico ed economico della città, non vi è stata una crisi amministrativa, non un atto di sfiducia nei confronti di un sindaco arrogante ed egocentrico, non il venir meno di una maggioranza tenuta insieme dai fili dell'interesse. Solo un artificio, una furbata del sindaco uscente che, in carica, non avrebbe potuto candidarsi al senato mentre può, per uno di quei meravigliosi controsensi contenuti nelle leggi italiane, da dimissionario, presentarsi candidato ad entrambe le cariche. Ma c'è una considerazione ancora più preoccupante. Questo pervicace attaccamento alla poltrona di sindaco non lascia dubbi circa la volontà di Azzollini di mantenere sotto il suo controllo gli affari avviati e di trattenere in uniche mani la gestione politica ed economica della città. Un disegno pericoloso ed inaccettabile che toglie a Molfetta ogni possibilità di sviluppo regolare e trasforma i cittadini, le imprese, i professionisti in succubi sudditi della lobby politico-economica incarnatasi nel centrodestra di Azzollini. Una situazione scandalosa che meriterebbe una levata di scudi, uno scatto d'orgoglio della parte sana della città e che invece vede opporsi una coalizione incolore che nel nome dell'emergenza democratica, riunisce in un cartello elettorale il neonato Partito Democratico e l'Udc dei Minuto, reduci, questi ultimi, dell'amministrazione Azzollini, compartecipi di quella gestione e forse solo scontenti che non sia stato loro concesso di approfittarne abbastanza. Come se non bastasse, si candidano per la coalizione personaggi provenienti da Alleanza Nazionale, avvezzi al disinvolto cambio di casacca, inaffidabili al pari di mercenari, con pendenze giudiziarie che avrebbero dovuto consigliarne l'esclusione. Quale credibilità può accordarsi ad un gruppo così assortito? Qual è l'aspettativa di vita di un'amministrazione che nasce come un esercito raccogliticcio di dispersi? Quali contropartite si attendono i personaggi che portano in dote i pacchetti di voti e che non conoscono l'etica, la coerenza, la lealtà e, di conseguenza, la politica, nel senso più nobile che sappiamo attribuirle? E infine la terza candidatura. Preparata a tavolino per raccogliere il voto di scarto, sedare l'ipocrita maldipancia di chi sa bene che al ballottaggio non potrà che sostenere Salvemini e la sua emergenza democratica. Non un voto di prospettiva politica, né un segnale di svolta, di cambiamento: un candidato strumentale, Zaza, scelto anch'egli negli apparati elitari del professionismo della politica. Pienamente consapevole che, essendo assessore provinciale, se eletto non farà neanche il consigliere comunale. A meno che non abbia anch'egli il desiderio di onnipotenza del senatore. Noi non ci stiamo. Non siamo disposti a far finta di non vedere. La nostra reticenza sarebbe colpevole. Non presentiamo né liste né candidature. Non una resa ma una presa d'atto che in questo quadro istituzionale cittadino l'opposizione debba condursi dal di fuori. In maniera forse più efficace, certamente più libera. Recuperando il consenso partecipato dei cittadini, dei lavoratori, delle donne, degli anziani, di quei giovani che in questa città, nella loro città, non vedono prospettive ma non vogliono perdere la speranza in un futuro di lavoro dignitoso e libero da ricatti e mediazioni. Non inviteremo al voto, non intendiamo schierarci e con caparbietà, coraggio e onestà, ci apprestiamo a dare il nostro contributo alla città. A quella parte sana che non vuole arrendersi e a cui sentiamo di appartenere».
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