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Morte molfettese all'Ilva, il ministero del Lavoro: fenomeno insopportabile I sindacati protestano ed escono dai comitati per la sicurezza. Ieri altro incidente
23 agosto 2006

MOLFETTA - Il dolore del ministero del Lavoro per la morte avvenuta ieri dopo giorni di sofferenza in ospedale dell'operaio dell'Ilva di Taranto, il molfettese Vito Rafanelli è espresso in una dichiarazione dall'on. Giovanni Battafarano, responsabile della segreteria tecnica del ministero: «Avevamo tutti sperato - afferma - che Vito Rafanelli potesse salvarsi. Così purtroppo non è stato. Il primo commosso pensiero va alla sua giovane vita stroncata, ai familiari, ai colleghi di lavoro. Ogni giorno si viene a sapere dei tanti incidenti, sovente mortali, che macchiano la civiltà del lavoro italiano. E' un fenomeno insopportabile che va affrontato con vigore, responsabilità, costanza, affinchè episodi tragici non si verifichino più». Secondo il rappresentante del ministero, le «buone leggi non mancano». Recentemente - ricorda «il ministro del lavoro Damiano ha fatto inserire nel decreto Visco-Bersani un'ulteriore serie di norme: l'obbligo del cartellino di riconoscimento dei lavoratori, la possibilità del sequestro di cantiere in presenza di lavoratori irregolari, l'inasprimento delle sanzioni, l'obbligo di comunicare l'assunzione il giorno prima, la modifica degli appalti, le risorse per le visite ispettive. Altro si può fare, a partire dal Testo Unico sulla sicurezza del lavoro, cui si sta provvedendo». «Tuttavia - avverte - non è un problema solo di norme. Occorre intensificare i controlli prevenzionistici e ispettivi, combattere il lavoro nero, valorizzare la rete dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, insistere sulla formazione specie dei giovani lavoratori, effettuare gli investimenti programmati di manutenzione degli impianti, utilizzare le migliori pratiche attuate in Italia e all'estero. Se si vuole ridurre seriamente il fenomeno, tutti devono sentirsi impegnati: Governo e Parlamento. Regioni ed Enti locali, imprenditori e sindacati». «Come ministero del Lavoro - dice ancora - consideriamo questo tema come centrale nella nostra iniziativa, confortati dalle ripetute prese di posizione del presidente della Repubblica, Napolitano, dei presidenti delle Camere, della Chiesa, di tanti lavoratori e cittadini. Stiamo organizzando per il prossimo autunno la seconda Conferenza nazionale del lavoro sulla salute e sicurezza, che si terrà a Napoli. Occorre suscitare una forte tensione culturale e morale affinchè la battaglia per il lavoro sicuro e dignitoso diventi una battaglia della democrazia italiana». «All'Ilva - conclude Battafarano - chiediamo di fare di più, molto di più. Non sottovalutiamo gli sforzi compiuti in questi anni, ma è necessario oggi elevare il livello e conseguire risultati tangibili verso un lavoro più umano e sicuro». SINDACATI ESCONO DA COMITATI PER LA SICUREZZA - I sindacati provinciali dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno annunciato il disimpegno dai comitati per la sicurezza istituiti rispettivamente a livello aziendale con l'Ilva e dalla Provincia di Taranto, nonchè dal tavolo tecnico istituito sulla base dell'atto di intesa per il risanamento ambientale dell'area siderurgica di Taranto. L'annuncio è stato dato in una conferenza stampa dai tre segretari provinciali di categoria - Giuseppe Lazzaro (Fim), Franco Fiusco (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm) - ed è stato definito «un atto politico forte» in risposta al «mancato mutamento di atteggiamento dell'azienda» rispetto ai problemi della sicurezza in fabbrica e alla vicenda relativa al licenziamento di tre lavoratori, accusati dall'Ilva di troppe assenze per infortunio. Gli stessi lavoratori licenziati (il cui ricorso ex art.700 al giudice del lavoro si discuterà il 29 agosto) erano presenti alla conferenza stampa. Proprio mentre questa era in corso, nell'acciaieria 1 dello stabilimento siderurgico si è verificato un altro incidente sul lavoro che ha provocato il ferimento di un operaio, Cosimo Briganti, 43 anni di Taranto nell'acciaieria 1 dello stabilimento siderurgico. L'operaio, che ha la qualifica di ponteggiatore, ha riportato contusioni al capo e in altre parti del corpo ed è ricoverato nell'ospedale Santissima Annunziata. Guarirà in 30 giorni. Secondo una prima ricostruzione di fonte sindacale, l'operaio stava guidando un muletto quando, manovrando il mezzo a marcia indietro, è precipitato in una botola profonda cinque metri finendo sulle funi elastiche del sottostante montacarichi pieno di materiale di ferro e in lega utilizzato nel ciclo produttivo dello stabilimento. Per i sindacati dei metalmeccanici, la botola non era in sicurezza poichè la copertura non era rigida ma flessibile e avrebbe ceduto sotto il peso del muletto. Fim, Fiom e Uilm hanno inoltre programmato da lunedì 28 agosto a venerdì 1 settembre una serie di assemblee nei reparti del siderurgico, mentre da lunedì 4 settembre a venerdì 8 settembre si svolgeranno scioperi a scacchiera di 4 ore al giorno.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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la chiusura non risolverebbe il problema delle morti sul lavoro che purtroppo sono sempre tante! che si tratti di una fabbrica di grandi dimensioni o di un piccolo laboratorio artigiano o di un cantiere edile non ha importanza perchè in materia di sicurezza sul lavoro c'è tanto da fare ancora nel nostro paese.la spesa "sicurezza" è una voce che nel bilancio di tante imprese piccole o grandi che siano, si cerca sempre di comprimere al massimo a discapito dei poveracci che ci rimettono la vita..quando poi succede l'incidente specialmente nelle grandi imprese uno stuolo avvocati si attiva per dimostrare che chi si è fatto male o peggio è deceduto non ha rispettato le norme di sicurezza: non aveva le scarpe adatte, è salito su una impalcatura senza questa cosa o quell'altra,doveva prima assicurarsi di questo e di quello e così via.i sindacati bla bla bla bla ma poi chiudono gli occhi anche davanti all'evidenza di certe situazioni.gli ispettorati cosa fanno poi? arrivano quando l'incidente ormai è compiuto chiedono chi era il responsabile alla sicurezza di quel reparto ,un poveraccio sul quale, vai a vedere, verrà scaricata buona parte della responsabilità, verbalizzano il tutto con buona pace dei dirigenti.La realtà è questa e i poveri Vito, Salvatore ,Antonio,Giovanni ecc... non potevano certamente stare a guardare tutti i regolamenti di sicurezza prima di compiere anche il più banale dei movimenti relativo al proprio lavoro.Le norme di sicurezza ci sono in Italia quindi che vengano applicate e sopratutto che a pagare per queste morti siano coloro che INCASSANO I GUADAGNI senza esporsi più di tanto uscendone grazie agli avvocati con le mani e la coscienza pulita!
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