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Mons. Domenico Cornacchia, 66 anni, è il nuovo vescovo della diocesi di Molfetta. E' già vescovo di Lucera
15 gennaio 2016

MOLFETTA –  E’ mons. Domenico Cornacchia, 66 anni, il nuovo vescovo nominato da Papa Francesco per la diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, che è già vescovo della diocesi di Lucera-Troia (vedi l’annuncio nella videogallery di “Quindici” a destra).

A dare l’annuncio ufficiale al clero diocesano riunito nel Seminario Vescovile, è stato mons. Ignazio de Gioia, amministratore diocesano: «Sono qui a dare il lieto annuncio della nomina del nuovo vescovo e quindi credo che dobbiamo rendere grazie a Dio per il dono del vescovo. Ora riprende il cammino. Andiamo avanti con serenità perché la Chiesa non si ferma. Il vescovo è un dono, un dono ispirato da Dio e confermato dalla Santa Sede Apriamoci a questa speranza».

Questa una breve biografia del nuovo pastore.
Domenico Cornacchia è nato ad Altamura il 13 febbraio 1950, ha frequentato la scuola media e il ginnasio presso il Seminario Arcivescovile di Bari e quelli liceali presso il Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Molfetta. Ha compiuto gli studi filosofico-teologici presso il Seminario Romano Maggiore.

È stato ordinato presbitero il 24 aprile 1976. Durante il suo ministero sacerdotale ha ricoperto vari incarichi: vicario cooperatore della parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Altamura (1976-1984), parroco della stessa parrocchia (1984-1993), insegnante di religione presso il locale Liceo Scientifico "Federico II" (1977-1995), assistente diocesano dei giovani di Azione cattolica (1977-1982), padre spirituale presso il Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Molfetta (1993-2005), docente di Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica Pugliese (1984-2007); parroco della Parrocchia Santissimo Redentore di Altamura (2005-2007).

Il 30 giugno 2007 è stato nominato vescovo di Lucera-Troia da Papa Benedetto XVI; è stato consacrato il 22 settembre successivo dall'arcivescovo Giacinto Berloco, co-consacranti i vescovi Mario Paciello e Francesco Zerrillo. Il 14 ottobre ha fatto il suo ingresso in diocesi.

Lo stemma che riproduciamo qui sotto riproduce il motto: "Servire Domino in laetitia".

Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:

*uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all'ambiente di vita, o ad altro;
*una croce astile ad un braccio traverso, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
*un cappello prelatizio (galera), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall'alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde;
*un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
 
Lo stemma di Mons. Domenico Cornacchia presenta uno scudo di foggia gotica, classico e frequentemente usato nell'araldica ecclesiastica, e una croce in oro, con quattro piccoli lobi lanceolati all'inserzione dell'asta con il traverso per indicare i raggi e gemmata con cinque pietre rosse a simboleggiare le piaghe di Cristo.
 
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Cornacchia 
D'oro, calzato ritondato di rosso:
*nel 1° al pellicano con la sua pietà al naturale, sanguinoso di rosso;
*nel 2° alla stella (7) del campo, a destra, e alla fiamma dello stesso, a sinistra.
 
Interpretazione
Il rosso è il colore dell'amore, della carità e del sangue: un amore così forte da indurre il Padre ad inviare il Figlio, che versa il Suo sangue per l'umanità tutta. Questo concetto viene ripreso dal pellicano, che - in assenza di cibo - nutre i suoi figli con il proprio sangue. Il Pie pelicane, simbolo cristologico usato dagli antichi e spesso richiamato nelle composizioni medievali, è citato da San Tommaso d'Aquino nel celebre inno Adoro Te devote: «Pie Pelicane, Iesu Domine, me immundum munda Tuo sanguine».
L'oro, metallo più nobile, simboleggia la prima virtù, la Fede: infatti, è grazie alla Fede che possiamo comprendere il messaggio d'amore estremo del pellicano, del Cristo.
Inoltre, la scelta degli "smalti" rosso e oro esprime un segno di filiale devozione al santo padre Benedetto XVI: tali smalti, infatti, caratterizzano anche lo stemma del Papa.
La stella, classico simbolo mariano, simboleggia l'Assunta, a cui sono dedicate le Cattedrali di Altamura, Diocesi di origine di Mons. Cornacchia, di Lucera e di Troia. Alla materna protezione di Maria Assunta, il nuovo Vescovo affida il suo ministero.
Lo Spirito Santo, infine, è rappresentato nella forma pentecostale della fiamma.
 
Il motto: SERVIRE DOMINO IN LAETITIA
Le parole scelte da Mons. Cornacchia per il suo motto episcopale sono tratte dal libro dei salmi (cf. Sal 100,2) ed esprimono la sintesi del programma pastorale su cui si articolerà il suo ministero episcopale: accompagnare quotidianamente il servizio al Signore con il sentimento della letizia e del gaudio, così come proposto da San Bernardo di Chiaravalle ai giovani che abbracciano la vita monastica: «Non onus est, sed honor, servire Domino in laetitia (non è un peso, ma un onore servire il Signore in letizia)» (Epistola CDXII).

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