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Molfetta-Venezia in canoa, a 61 anni. Intervista esclusiva ad Angelo Mancini
26 settembre 2005

MOLFETTA – 26.9.2005 Angelo Mancini (nella foto) 61 anni, molfettese, è riuscito nell'impresa di raggiungere Venezia in canoa in 20 giorni, tra fine luglio e inizio agosto. “Quindici” annunciò l'impresa nel dicembre dello scorso anno. Ora siamo tornati a trovarlo per farci raccontare i particolari di questa straordinaria esperienza. Riportiamo un piccolo stralcio dell'intera intervista che apparirà sul numero di “Quindici”, in edicola dopo il 15 di ottobre. Sig. Mancini, allora l'impresa di raggiungere Venezia in canoa è riuscita. Quanti credevano in lei all'inizio? “Diciamo che a Molfetta i soci della Lega Navale non avevano grande fiducia in me. Più che chiamare per incitarmi, lo facevano per sapere dove mi trovavo. Ed al ritorno ho trovato solo qualche frettolosa stretta di mano. Forse pensavano che alla mia età non ce l'avrei fatta”. Dove ha trovato appoggio e ristoro? “Mi fermavo quando ero stanco. Ho fatto tappa a S. Margherita di Savoia, Manfredonia, Vieste, Pescara, Fossa Cesina, Rimini ed altre località. A Ravenna, Pescara e Giulianova ho trovato un'accoglienza speciale, giornalisti e curiosi che mi incitavano. Dormivo sulla spiaggia, mangiavo al ristorante se mi invitavano. Qualcuno mi concedeva una stanza, così da poter fare doccia e barba: a differenza di altri io sono arrivato a destinazione stanco sì, ma anche curato nell'aspetto”. Quante volte è finito in acqua? “Solo un paio di volte, all'inizio, per inesperienza. Quando mi avvicinavo a riva sbagliavo l'approccio, poi ho imparato a tuffarmi e ad accompagnare a spinta la canoa. E poi mi è capitato di ribaltarmi a causa dei pesci che saltavano nel Pò: una cosa mai vista”. Hanno scritto che lei è arrivato malinconico a Venezia. “Falso. E' accaduto però che, dopo che un altro marinaio, Agostino, mi ha aiutato a tirar su il natante, ho avvertito un dolore all'altezza dell'inguine e mi sono precipitato a Molfetta in treno, lasciando lì la canoa. Ora voglio fare un appello, in particolare al signor Taldone, affinché qualcuno me la rimandi a Molfetta”. Eugenio Tatulli
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