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Molfetta, un lettore scrive a “Quindici” per denunciare altre “cafonates”: urla, fumo (non legalizzato), alcool e sporcizia anche in Vico Garibaldi. Occorre la tolleranza zero
24 luglio 2014

MOLFETTA – Il livello di inciviltà di molti giovinastri a Molfetta sta superando un limite, che ormai non è più tollerabile anche da parte delle forze dell’ordine, perché alle “grezzate” dei maleducati, si aggiungono le aggressioni al malcapitato di turno che osa protestare.

Fino a quando la tolleranza e l’illegalità diffusa, cresciuta e prosperata negli ultimi anni a dismisura, resteranno impuniti? Occorre sanzionare pesantemente questa gente, solo così i vandali capiscono.

Dopo la segnalazione della lettrice delle cafonate in via XX Settembre, arriva in redazione la denuncia di comportamenti incivili in vico Garibaldi (foto).

«Gentile redazione, mio malgrado devo associarmi alla lettrice che ha segnalato lo stesso mio ormai cronico problema che sono costretto a sopportare in vico Garibaldi (la stradina adiacente il bar Sweet nei pressi della villa comunale).
Il posto ormai è diventato dimora fissa di ragazzi che bevono alcolici di tutti i tipi che dopo aver consumato ovviamente lasciano, e talvolta spaccano a terra le bottiglie ormai vuote e ovviamente dopo tanto bere ci scappa la pipì che altrettanto naturalmente fanno dappertutto (un cane avrebbe più pudore), fumano ovviamente non solo sigarette, scorrazzano con i loro motorini truccati occupando anche i pochi parcheggi riservati ai residenti e se qualcuno gli chiede gentilmente di spostare il proprio motorino ti rispondono infastiditi e talvolta aggredendo anche verbalmente lo sfortunato residente di turno.
Più volte ho segnalato il mio disagio. L'ho segnalato sui giornali, direttamente ai vigili urbani ricevendo la candida risposta: "ma noi facciamo servizio fino alle 22:00!" oppure "non è che possiamo vedere tutto!".
Eppure vico Garibaldi è una strada comunale a tutti gli effetti!!! Possibile che anche per sbaglio non passi mai, e dico mai, una moto dei vigili urbani? Una macchina dei vigili urbani? Una pattuglia dei carabinieri? Certo che questo mio sfogo resterà ancora una volta inascoltato, ringrazio la redazione per la possibilità
».
Ci auguriamo che questo appello non resti inascoltato come tanti altri. Sappiamo che i vigili urbani sono pochi, sappiamo che il Corpo della Polizia municipale è stato volutamente depotenziato in passato, sappiamo che i carabinieri non possono essere dappertutto e sono anche essi insufficienti, ma un’inversione di tendenza occorre darla, anche a rischio di impopolarità. Infatti ci sono già grosse frange di cittadini che si lamentano della tendenza al cambiamento a Molfetta e vogliono frenarla, perché ha fatto comodo e fa comodo vivere senza regole, come è avvenuto fino ad un anno fa e questo ha creato consenso per qualcuno, ma la città di Molfetta si è imbarbarita e questo non è più tollerabile, perché da questi atti di teppismo poi nascono gli episodi di violenza più gravi. Certo i miracoli non si fanno in un anno o due, dopo 10 anni di degrado, ma occorre cominciare a cambiare la mentalità e la cultura del territorio, continuando a bombardare i cittadini con l’invito alla civiltà e al rispetto delle regole. Non ci stiamo a passare per la città dei cafones, perché la maggioranza dei molfettesi non risponde a questo modello e non vuole essere rappresentata da quattro delinquentelli che rovinano non solo l’immagine della città, ma la reputazione dei suoi abitanti.

“Quindici” continuerà a denunciare questi episodi. Invitiamo i lettori a segnalarci altri casi, magari anche documentati fotograficamente, perché solo così si può sperare che le autorità superiori, prefetto e quant’altri, possano rinforzare la vigilanza e impedire che gli atti di teppismo e di maleducazione si trasformino in criminalità. Il passo è breve e il passato di questa città ce lo insegna.

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Viviamo in un'epoca e in una società rumorosamente assordante: tanti rumori per niente. E lo vediamo dai risultati delle operazioni politiche e sociali, anche economiche: solo grandi confusioni e indecisioni. Oggi non sappiamo più che cosa sia il silenzio e quanto ci divida dal resto del creato. Concepiamo il silenzio come l'assenza di suoni, come la quiete priva d'aria dei grandi spazi interstellari. Ma non è così. Il silenzio è la capacità di udire con chiarezza i suoni che ci circondano; e quel che abbiamo quando i suoni dentro di noi sono in sintonia con i suoni fuori di noi. Nel silenzio ci siamo sviluppati. E' il silenzio che plasma coraggiosi pensieri e nuove immagini, che rinnova la fiducia e la vitalità della giovinezza e mette a fuoco le situazioni. Il silenzio calibra i nostri pensieri e i nostri impulsi. Se non c'è perdiamo la misura dell'uomo. Ma finchè valuteremo gli uomini in base alle macchine che mettono in funzione, il mondo diventerà sempre più rumoroso. Temo che un giorno arriveremo a eliminare i luoghi silenziosi, dove le automobili e la musica amplificata sono vietate e scopriremo che la legge non concepisce il silenzio. Temo che, sollevando lo sguardo, ci accorgeremo che il silenzio non esiste più. La perdita del silenzio sarebbe la perdita della nostra capacità di vedere la gente non come somma dei rumori che produce, ma come la somma delle sue gioie, dei suoi dolori, delle sue paure e stupori. Senza il silenzio, tutti noi diventiamo meno osservatori, meno riflessivi, meno attenti e solleciti, meno socievoli, meno ricchi di quelle qualità che fanno di noi uomini una specie unica e meritoria.
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