MOLFETTA - Un cittadino scrive a "Quindici" una lettera sulle agenzie di scommesse:
"Quella che vi vado a raccontare è una storia simile ad altre storie. Una storia dove spesso sei un normale cittadino, non un buon cittadino, ma, ribadisco, un normale cittadino, che si attiene a leggi e regolamenti vari, spesso finisce che guardi chi fa l’anormale cittadino mettertelo in quel posto.
E’ una storia che va oltre i confini della nostra città. E’ una storia italiana. Una delle tante malattie italiane. Come le auto blu, come le veline deputato… Una di quelle storie che passano sotto gli occhi, spesso foderati di prosciutto, senza o quasi che nessuno intervenga. Così capita che, chi non dovrebbe, si impossessi di un marciapiedi pubblico per vendere frutta e verdura, così capita che chi è assessore si asfalta la propria strada mentre gli altri restano a guardare, così capita che mentre parcheggi al lungomare in tripla fila ti lamenti che Molfetta non è come Bisceglie, Giovinazzo e Trani, così capita che da un giorno all’altro sotto casa spunti un’agenzia di scommesse. Una di quelle per le quali servirebbero licenze, concessioni ed un mare di autorizzazioni. Quelle “cose” spesso fastidiose che ti portano via tempo e denaro. Se sei un normale cittadino. Poi puoi fare l’anormale e aprirtene una dal nulla aggirando tutto e tutti.
Innanzitutto lo Stato Italiano che, da furbo proprietario dei giochi, viene aggirato in tutti i sensi. Come profitti e come erario visto che questo fiume di denaro non viene tassato perché va all’estero. Malta, Austria…. Un capitale enorme. Un danno enorme. Per lo Stato. Ma non solo.
Perché anche il cittadino che decide di investire il proprio denaro in questi posti non è tutelato in nessuna maniera perché, appunto, si tratta di punti non autorizzati. Per intenderci è come se dopo aver comprato un pacchetto di sigarette a contrabbando mi accorgessi che nel pacchetto anziché 20 sigarette ce ne sono 15.
E’ una storia a qualcuno nota. Ad altri meno. E’ una storia che come tanto probabilmente non finirà con “…e vissero felici e contenti”.