MOLFETTA - Il presidente dell’Associazione provinciale antiracket, Renato De Scisciolo ha inviato a “Quindici” una cortese replica, che volentieri ospitiamo, all’articolo e al corsivo sulla visita a Molfetta del console generale di Germania, Christian Much (nella foto)sulla situazione della mafia in Puglia:
«L'incontro richiesto all'Associazione Antiracket dal Console Generale di
Germania, sig. Much, è nato dalla volontà del Diplomatico di approfondire la conoscenza della situazione della criminalità organizzata in Puglia.
Si è trattato di una disamina molto approfondita che ha spaziato dal Gargano sino al Salento, essendo la sede antiracket di Molfetta divenuta ormai sede regionale del movimento, presieduta da un componente del direttivo nazionale della F.A.I.
Non si è trattato, egregio Direttore, di un incontro finalizzato alla promozione del territorio né di una fiera del turismo molfettese. Un incontro tecnico, al quale il Comune di Molfetta è stato invitato a partecipare nelle vesti di padrone di casa e per il rispetto istituzionale che è dovuto ad un Diplomatico in visita nella nostra città.
La disamina che il Suo giornalista ha effettuato ed il susseguente corsivo non rispondono alla realtà, per la semplice ragione che innanzitutto il Suo
giornalista non ha partecipato all'incontro ma solo alla conferenza stampa; in secondo luogo non ha ritenuto di formulare alcuna domanda al Console. Al termine della conferenza stampa, infatti, è stato chiesto a tutti se ci fossero domande e, dopo un lungo silenzio, l'incontro è stato sciolto.
La troupe di una web tv, invece, volendo approfondire la tematica, ha
intervistato il Console ed un rappresentante dell'Associazione. Se il Suo
giornalista aveva bisogno di approfondimenti, sarebbe stato sufficiente
chiederli.
Ad ogni buon conto, la situazione criminale molfettese non è stata oggetto
dell'incontro, se non in un brevissimo passaggio; del resto, il Console era
interessato a conoscere la situazione della criminalità in Puglia, non della
microcriminalità a Molfetta.
Senza voler sminuire l'importanza che ciascun episodio delinquenziale riveste, quel che accade quotidianamente a Molfetta non è sicuramente sintomatico di una situazione di compromissione dell'ordine pubblico. I reati predatori, con l'aumento degli squilibri sociali ed economici è destinato ad aumentare, come è già accaduto in tutti i territori.
Se poi codesta spett.le Redazione è a conoscenza di notizie diverse da quelle che centinaia di imprenditori comunicano alla nostra associazione, sarà opportuno che, anziché tenerle per sé, le comunichi alle forze dell'ordine, aiutando così le indagini.
L'Associazione Antiracket, per il ruolo che è chiamata a rivestire, può occuparsi solo di fatti concreti, lasciando la polemica politica a coloro che sono deputati ad agitarla.
Un'ultima notazione circa i tempi di attesa della stampa: la richiesta di un
colloquio a porte chiuse è stata formulata dal Console al momento del Suo
arrivo a Molfetta, chiedendoci di consentirne l'accesso solo in un secondo
momento. Ci spiace per l'inconveniente, ma non è dipeso da nostra volontà. Distinti saluti
Renato De Scisciolo».
Ringraziamo il presidente dell’Associazione Antiracket Renato De Scisciolo per la risposta garbata (di questi tempi è una virtù rara) che ha dato all’articolo e al corsivo di Quindici sulla visita del console tedesco Christian Much.
Chiarito che il ritardo è da attribuire ad imprevisto o a un difetto di comunicazione tra lo stesso diplomatico e gli organizzatori, ci preme sottolineare alcune cose.
L’assenza di domande dei giornalisti al console è probabilmente dovuta alla mancata conoscenza dei temi affrontati nell’incontro, a causa della scelta di tenerlo a porte chiuse. Tra l’altro, considerata la pazienza avuta dai cronisti (“Quindici” aveva scelto di inviare due collaboratori, uno dei quali ha lasciato la sede dell’incontro dopo 45 minuti di attesa, essendogli stati affidati dalla direzione anche altri incarichi) per un appuntamento fissato all’ora di pranzo e tirato per oltre un’ora, era naturale che gli stessi giornalisti, che avrebbero potuto andare via prima, abbiano scelto di non rivolgere domande, soprattutto di fronte ad una sintetica informazione sui contenuti del lungo incontro.
Ma la scelta di non rivolgere domande è dovuta, almeno per quanto riguarda Quindici, a una protesta per la situazione venutasi a creare a causa di una conferenza stampa convocata ad un’ora insolita, le 14, e poi slittata fino alle 15.30, con una lunga anticamera.
Ribadiamo che, pur comprendendo le ragioni del console, c’è stato un difetto di organizzazione, sia da parte dell’Associazione antiracket per non aver concordato in precedenza le modalità dell’incontro, per poi decidere di invitare la stampa un’ora dopo, sia da parte del console Much che ha mancato di rispetto ai giornalisti, espressamente invitati: il proverbiale perfezionismo tedesco questa volta ha lasciato un po’ a desiderare...
Per quanto riguarda la situazione della criminalità a Molfetta, il presidente De Scisciolo ci permetterà democraticamente di non condividere la sua valutazione.
Intanto il fenomeno di microcriminalità esiste e non si può negare o nascondere: nessuno ha parlato, però, di “compromissione dell’ordine pubblico”, ma di allarme sicurezza e di paura dei cittadini. Due fenomeni che non possono essere certo sottovalutati, soprattutto alla luce di mancate spiegazioni da parte degli organi inquirenti. Che poi il presidente dell’antiracket consideri normale l’aumento delle rapine e, anzi, preveda un incremento delle stesse, è un fatto che non lascia tranquilli.
Ciò che maggiormente colpisce l’opinione pubblica, è il fatto che una città come Molfetta, che, a differenza di altri territori (come li definisce lei) raramente è investita da episodi di criminalità, ora si stia uniformando alle altre città. Un fatto naturale, da accettare passivamente? Se ciò è normale e non oggetto di preoccupazione, lo lasciamo giudicare ai lettori, ricordando che il fenomeno della droga e della criminalità ad essa connessa, verificatosi negli anni ’90 trasformando Molfetta nel supermarket pugliese dello spaccio di stupefacenti, cominciò proprio con episodi di microcriminalità, i cui autori sono poi cresciuti divenendo delinquenti “professionisti”. E, anche all’epoca, il fenomeno fu sottovalutato.
Ma soprattutto ci chiediamo: come mai del fenomeno degli incendi notturni di autovetture non venga data alcuna spiegazione? Come lo spiega lei? Autocombustione? Sarebbe ridicolo. Vandalismo? Improbabile, altrimenti gli autori sarebbero già stati individuati e arrestati, come è avvenuto in passato. Avvertimenti e minacce? Più probabile e lei, grazie alla sua esperienza, ce lo dovrebbe insegnare.
In quanto alla mancata comunicazione di minacce da parte degli imprenditori (ma anche di professionisti e commercianti) non crede che questo silenzio sia dovuto alla paura? Riteniamo che lei abbia sufficiente esperienza per valutarlo.
Infine, compito di un organo di informazione è quello di dare le notizie, di esprimere opinioni, di fare valutazioni, di interpretare i fenomeni sociali, non quello di sostituirsi alle forze dell’ordine e alla magistratura. Ognuno deve fare il suo mestiere, noi lo facciamo liberamente con onestà intellettuale soprattutto verso i nostri lettori, senza vincoli politici e, per fortuna, nemmeno economici, abbiamo le nostre opinioni e le esprimiamo liberamente, anche con la critica, che può non piacere, ma è il sale della democrazia. Ma altri cercano di fare impropriamente il nostro mestiere e questo non ci sembra corretto.
Cordiali saluti
Felice de Sanctis
Direttore di Quindici