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Molfetta punta alla costituzione di un Circondario Questione “area metropolitana”, quale futuro per la città
15 aprile 2004

Sarà la vicinanza delle elezioni, sarà che stanno per esser prese in merito importanti decisioni, ma la Provincia, per anni considerata un'istituzione di poco peso, è messa al centro della scena politica. Prima la nascita, che risale allo scorso dicembre, per merito di politici e semplici cittadini, del “Comitato promotore per la valorizzazione del territorio di Molfetta e dei comuni limitrofi”, poi la presentazione di un documento congiunto da parte dei sindaci di Molfetta, Bitonto, Ruvo, Terlizzi, Giovinazzo, Corato e Palo del Colle, cui potrebbero aggiungersene anche altri, che si pronunciano, fra le varie ipotesi sul tappeto, per quella del Circondario. Della questione abbiamo già trattato sulle pagine di questo giornale. In via d'istituzione ufficiale la sesta provincia Andria-Barletta, in predicato di nascere la “città metropolitana” di Bari, appare ancora incerto il destino proprio dei comuni firmatari del documento, rimasti fuori della ridefinizione territoriale. Non si tratta della solita difesa del campanile. I finanziamenti per il nostro territorio e quindi concretamente le sue possibilità di sviluppo, passano attraverso queste nuove strutture, farne parte o restarne fuori, decidere di stare nell'una piuttosto che nell'altra, vuol dire porre un'ipoteca seria sull'avvenire della città. Ricordiamo a chi avesse perso il bandolo della matassa, che le possibilità in ballo per la zona barese sono più di una. Le “aree metropolitane”, istituite dalla legge 142/92 e individuate dal D.L. 267/2000 in numero di 9 in tutta Italia, fra queste Bari. All'interno delle aree metropolitane i Comuni capoluogo, nel nostro caso Bari, e quelli ad esso uniti da contiguità territoriale, possono costituirsi in “città metropolitane”, con ordinamento differente, finendo per acquisire le funzioni attualmente svolte dalla Provincia. Se passasse la proposta di Bari “città metropolitana”, comprendente 12 comuni vicini, quelli esclusi rimarrebbero in una Provincia di Bari svuotata di significato e soprattutto sarebbero tagliati fuori da finanziamenti, progetti e piani di sviluppo che riguarderanno questa Bari allargata. Ecco perché appare necessario che i cittadini siano informati e che si capisca qual è la scelta migliore per cercare, attraverso i rappresentanti istituzionali, di far valere le esigenze non della sola Molfetta, ma di tutte le cittadine che potrebbero dividerne il destino di marginalizzazione. In un dibattito sulla questione, organizzato dal “Comitato promotore per la valorizzazione del territorio di Molfetta e dei comuni limitrofi”, in cui sono stati coinvolti consiglieri comunali, provinciali ed uno regionale e i due sindaci di Molfetta e Terlizzi, è emersa una tendenza soprattutto. Quella di contrastare la naturale e storica tendenza accentratrice di Bari, che sarebbe rafforzata dalla sua trasformazione in “città metropolitana”, puntando piuttosto all'allargamento dell'area metropolitana, all'interno della quale Comuni omogenei per storia, strutture economiche, vocazioni di sviluppo, potrebbero costituire “circondari”, sorta d'organismi di decentramento, la sommatoria dei quali coinciderebbe con l'area metropolitana. Una scelta che garantirebbe da un lato una progettazione d'insieme, non particolaristica, della crescita dell'area e dall'altra un reale decentramento e una concertazione fra realtà affini. A detta del consigliere provinciale della “Margherita”, Mastropierro, quest'ipotesi è stata già presa in considerazione nell'attuale Consiglio Provinciale. E ha trovato a quanto pare d'accordo anche le amministrazioni interessate, visto che è quella che appare nel documento firmato dai sindaci. Un atto d'intesa, che fa capire in che direzione intendono muoversi, ma che rilancia la palla ad altre istituzioni, visto che non è competenza dei sindaci far nascere l'area metropolitana. Spetta al Consiglio Provinciale individuarli, delimitarli e costituirli, chiaramente non a più questo, cui resta poco tempo per lavorare, ma a quello che verrà fuori dalle prossime elezioni. Questo appare, quindi, come uno punti cardine della campagna elettorale delle provinciali, cui sarebbe bene che ogni candidato si esprimesse. Lella Salvemini
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