MOLFETTA - Marciapiedi resi impraticabili da erbacce ed escrementi di animali. Manto stradale costellato di buche e rappezzature varie. Sono queste le condizioni in cui si trova il prolungamento a via Francesco Samarelli. Basta farsi una passeggiata per osservare lo stato di degrado e abbandono in cui versa la zona, nonostante sia stata aperta al traffico solo di recente.
Percorrendo il tratto che costeggia la ferrovia, il marciapiedi è del tutto coperto da una vegetazione selvaggia che in alcuni casi trasborda riversandosi per strada, rendendolo così inaccessibile. Anche l’utilizzo dell’altro salvagente, non è meno arduo. La presenza di deiezioni di animali costringe il pedone a continui slalom. Camminare per strada sembra essere l’unica soluzione plausibile, nonostante i possibili rischi in cui si può incorrere. Chi avrebbe dovuto provvedere alla pulizia del marciapiede? Forse l’Asm o si sta aspettando di appaltare questi semplici e rapidi lavori a qualcun altro?
Marciapiedi impercorribili, ma non si tratta solo di questo. A seguito dei lavori postumi volti alla realizzazione della fogna bianca (necessaria per la raccolta delle acque meteoriche), il rifacimento del manto stradale non è stato realizzato in maniera adeguata, vista la quasi immediata usura. Sono state sufficienti lievi intemperie e un’intensa circolazione per ridurlo in pessime condizioni. Sino ad ora le buche presenti, pericolose per la circolazione automobilistica e pedonale, non sono state ripristinate.
È questa la fotografia di una Molfetta senza decoro, che continua a essere sporca (tra la folta vegetazione ci sono rifiuti di ogni sorta), disordinata e non controllata soprattutto nelle periferie e nel
border line. Se nel centro città l’amministrazione impiega denaro pubblico per l’ennesima riqualificazione di giardini e piazze, le periferie restano abbandonate, prive di una qualificazione urbana e senza aree a verde. O se presente, è sotto i continui attacchi dei vandali, come il parco che fiancheggia il prolungamento via Samarelli, senza un custode e in lento degrado (già
incendiato nel luglio 2011).
In questo modo, l’area, inclusa in un contesto urbano consolidato (il rione Paradiso), rischia di essere corrosa dal degrado prima urbano-ambientale e poi sociale, come accaduto in altri quartieri periferici della città. Sarebbe il momento di qualificare e implementare i servizi e le dotazioni territoriali con specifici indirizzi e direttive, anche coinvolgendo gli abitanti nella gestione e nella manutenzione dei beni comuni, come le aree a verdi.
Questa volta sotto la lente d’ingrandimento di Quindici, oltre lo stato d’incuria dell’area, c’è anche l’indifferenza di chi dovrebbe occuparsi del decoro e della funzionalità della città, ma preferisce far finta che tutto proceda bene, chiudendo gli occhi dinanzi all’evidenza dei fatti. È proprio il caso di dire “campa cavallo che l’erba cresce”.
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