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Molfetta, presentato il IV Dossier sulle Povertà: crisi economica della famiglia e nuovi poveri
10 marzo 2011
MOLFETTA
- Il nostro compito, prenderci cura del povero, curare i bisogni, non solo l'immediata richiesta, andare alle cause. Nuovo approccio proposto da Mons. vescovo Luigi Martella, come cita un comunicato stampa, ai Centri Caritas della Diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, nella presentazione del IV Dossier sulla Povertà al Seminario Vescovile.
Annunciata dal vescovo una nuova pastorale diocesana, indirizzata soprattutto ai gruppi famiglia: l'adozione di una famiglia, ovvero prendersene cura, essere vicini, solidali, cercare di capire le cause delle difficoltà familiari e evidenziarle ai Centri d'Ascolto o alle Caritas diocesani, "perché una cellula del corpo sociale, che vive in uno stato di fragilità, guarisca e viva relazioni sane con il mondo".
Analisi quantitativa dell'utenza 2009. 840 gli utenti nel 2009 (366 solo da Molfetta, la città più grande della diocesi), ma è diminuito il numero dei centri coinvolti, ha ricordato la dott.ssa Rosy Catalano durante la presentazione del dossier.
Aumenta la percentuale dei coniugati (50%,+6% rispetto al 2008). Situazione drammatica da affrontare, la crisi economica della famiglia, accentuatasi nel 2010, che ricade soprattutto sui figli. Crisi che parte dalla disoccupazione e dalla cassa integrazione per la chiusura delle piccole-medie imprese o delle agenzie di ristorazione.
In apparenza positivo il calo dei disoccupati (45% nel 2009, -8% rispetto al 2008): aumenta del +9% il "non specificato", che potrebbe nascondere disoccupazione, cassa integrazione e lavoro nero. Lo dimostrano i bisogni espressi: povertà e problemi economici soprattutto per reddito insufficiente (61,7%), disoccupazione, sottoccupazione e lavoro nero (25,2%), criticità abitative (12%) e famigliari (9,4%).
Insomma, i "nuovi poveri", che "non vengono da lontano, ma sono italiani e sono esponenti di intere famiglie", secondo Mons. Martella, sono quella classe medie che non arriva a fine mese, si indebita e non si riconoscere come povera per amor proprio o vergogna.
Povertà, andare alle cause. Combattere l'esclusione sociale, la miseria e la solitudine del povero attraverso la ricerca delle cause, secondo il dott. Antonio Emiliano, attraverso un "intervento alternativo", se quello statale elargisce palliativi al bisogno urgente e immediato.
La Caritas e i CdA devono dare risposte concrete rispetto alle istituzioni, che non offrono quasi mai soluzioni, come denunciano i volontari della Caritas di Molfetta. Nessun cambiamento rispetto al 2007-08: solo rimedi momentanei dal settore Socialità del Comune di Molfetta, se non il disinteresse.
Una soluzione, il "Prestito della Speranza". Rilancio del "Prestito della Speranza" (su
www.caritasitaliana.it
e
www.abi.it
e
www.prestitodellasperanza.it
) da un nuovo accordo tra Cei e Abi per l'accesso al microcredito delle famiglie in difficoltà (6mila euro per le famiglie, 25mila euro per le imprese). In passato, 5 le pratiche presentate in diocesi, di cui solo una approvata: scarso successo per l'inadeguatezza, la poca informazione nelle parrocchie, le restrizioni selettive imposte dalle banche, la difficoltà di reinserimento socio-lavorativo.
Nuovi aspetti per questo prestito nel 2011, ha spiegato il diacono Nando Vitelli, referente diocesano: abolito il vincolo sui 3 figli, maggiore elasticità bancaria per l'accesso al credito delle imprese, minore burocrazia, velocità dell'istruttoria (massimo un mese e mezzo). Una revisione che tenta un nuovo approccio, ha concluso don Giuseppe Pischetti, direttore della Caritas diocesana, "uno strumento adeguato per educare, ridare dignità e autonomia al povero".
© Riproduzione riservata
Autore:
Marcello la Forgia
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Lelex
13 Marzo 2011 alle ore 11:43:00
E' una economia senza regole. Queste sono presenti solo per le plebe che lavora o che vorrebbe lavorare. Le istituzioni sono alla rincorsa e in affanno a seguire i movimenti finanziari e economici mondiali-globali. Non hanno volontà di pensare a chi rimane indietro, perchè l'avidità umana è principio inestinguibile. Gesù nel tempio rovesciò tutte le bancarelle e caccio i mercanti e i banchieri. Se leggiamo la bibbia, fù il primo a ribellarsi a quel sistema che intaccava anche il sacro. Oggi c'è bisogno di una netta presa di posizione e un freno a questo sistema che intacca le cose più sacre, ossia la famiglia, il lavoro e quindi l'uomo in sè come dignità di lavorare, vivere e far vivere! L'economia non ha principi morali, ha solo scopo di fare arricchire gli avidi!
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donald duck
12 Marzo 2011 alle ore 08:41:00
In apertura di trasmissione di un certo programma, hanno intervistato i componenti di una Famiglia - del Nord - che, a causa del fatto che il capo famiglia aveva perso il lavoro (un Uomo ancora fisicamente e intellettualmente valido di circa quarantacinque anni), si deve rivolgere alla Charitas per il pagamento delle fatture!). E' stato un "servizio" di vera VITA vissuta (particolarmente ...importante la parte dell'intervista alla moglie ed ai figli adolescenti!) che forse a noi "normali" sfugge. In studio c'era il Ministro dell'economia. Ebbene costui, con modi molto ...efficaci ha descritto la parabola della situazione economica planetaria, delle sue cause, dei suoi effetti; non mi sembra, salvo errore, abbia mai detto se e quando il trend sarà invertito. NON HA FATTO UNA GRINZA NELL'ASCOLTARE QUANTO LA FAMIGLIA DICEVA, devo dire, con una dignità sorprendente, SU COME SIA VIVERE DA CASSINTEGRATO PRATICAMENTE SENZA NESSUNA SPERANZA DI CAMBIARE - IN MEGLIO - LA PROPRIA SITUAZIONE. Ciò detto non voglio dire che la colpa (di questa situazione) sia solo del Ministro o del Governo. Voglio soltanto dire che probabilmente, essendo noi ed i governanti, solo saltuariamente sfiorati da queste vere e proprie tragedie del nostro tempo, pensiamo che tutto si risolverà, ma come? La CHARITAS e le altre Organizzazioni che operano nel territorio, benemerite quanto si vuole (anche a fronte della quasi assenza delle Istituzioni nell'assistere certe situazioni gravi) fa un ottimo lavoro. Fa convergere dove serve, quanto raccoglie dalle elargizioni di chi può e dà. Mi domando però: cristianamente, fa sì che anche la Chiesa elargisca quanto può per questi nobili scopi? Mi ripeto, questo senza nulla togliere al merito di affrontare ed alleviare il disagio dei nostri concittadini meno fortunati ...no è un brutto termine, non è fortuna, è solo contingenza negativa in cui la "vittima" di turno si trova irreversibilmente coinvolta.
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Vecchio Scarpone
10 Marzo 2011 alle ore 23:02:00
Difficoltà, povertà e dolore non sono solo prerogativa del Terzo Mondo. Situazioni di estremo disagio e gravi problemi sono all'ordine del giorno anche dietro l'angolo. Molti credono che i motivi per cui una persona finisce a vivere in strada siano la dipendenza da alcol e droga e la malattia mentale. Ma non è sempre così. Le ragioni sono tante, a volte sorprendenti. Il problema per l'Italia, e forse anche per l'Europa è che siamo diventati politicamente così polarizzati che non possiamo convenire su qualcosa senza farne un affare di stato. In un certo qual modo, il bene pubblico, come concetto di buon governo, è fallito, scomparso. Se i nostri uomini politici non si toglieranno dalla testa le loro asinerie, questo paese sta incamminandosi ad essere tale che molti dei paesi del Terzo Mondo vedranno un destino migliore del nostro.
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