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Molfetta Porto srl la scatola comincia a riempirsi Conferita la proprietà alcune attrezzature, in locazione i pontili galleggianti e un natante
15 marzo 2010

Per oltre cinque anni è stata solo una sigla, una scatola vuota, ma dal futuro interessante, promettente e appetitoso. L’ultima società di proprietà comunale al 100%, la “Molfetta Porto s.r.l.” fu istituita il 28/09/2004 con spirito lungimirante: operare come una vera propria società portuale con il divenire del nuovo porto commerciale. All’epoca, caso più unico che raro, il sindaco-senatore Azzollini in più occasioni aveva calato da Roma dei forzieri (tre) ripieni di euro, per un totale di 109 milioni da spendere per mutui ventennali, per la realizzazione di un nuovo molo commerciale e tutte le strutture pertinenti. Soldi che, però, rimasero nei forzieri perché non c’era traccia né un Piano Regolatore del Porto, né tantomeno di uno straccio di progetto. In pratica, dopo l’arrivo dei fi nanziamenti, fu istituita la “Molfetta Porto”, poi fu progettato il nuovo porto, successivamente si espletò la gara d’appalto vinta poi dalla ATI CMC di Ravenna, infi ne prima delle elezioni del 2008, Azzollini nominò i tre amministratori, forse per tutelarsi da un ipotetico cambio di maggioranza che poi non ci fu. La fase di inutilità della “Molfetta Porto” si è chiusa il 15 gennaio scorso, con la delibera n°3 che con un aumento del capitale sociale, ha conferito alla società portuale alcuni beni strumentali (proprietà comunali) funzionali ai compiti previsti dallo statuto dell’azienda. Il Comune ha prima voluto sapere il valore delle strutture e attrezzature portuali esistenti: pontili galleggianti attrezzati, n. 1 stazione di trattamento delle acque oleose di sentina, n. 1 stazione di rifornimento del gasolio ad alta capacità, n. 24 contenitori di rifi uti dei natanti e n. 60 contenitori per il trasporto del pescato al Mercato Ittico. I tecnici incaricati, dott. commercialista Giovanni Abbattiscianni e l’ing. Michele de Candia, hanno stimato il tutto in 930,303,00 euro. Nella delibera su citata il Comune ha trasferito alla società portuale i seguenti immobili: stazione di raccolta, stoccaggio e trattamento acque oleose di sentina; stazione di rifornimento gasolio; • piazzole di posizionamento e cassonetti raccolta differenziata; • pompa barellabile per interventi di emergenza incendio. I beni trasferiti ammontano a 463.693,00 euro contabilizzati nella società portuale come aumento di capitale per 300.000,00 euro e 163.693,00 euro per la costituzione di fondo di riserva straordinario, al fi ne di mantenere integro il capitale in caso di eventuali future perdite d’esercizio o altre evenienze sfavorevoli. Per rendere operativa la “Molfetta Porto”, saranno conferite in locazione per 5 anni, nei primi 24 mesi a canone agevolato, un natante attualmente in costruzione e i pontili galleggianti con i relativi impianti. La notizia di una prossima operatività, secondo noi non imminente, della società portuale comunale, ha fatto rizzare le orecchie, perché dovrà assumere del personale e di questi tempi, in piena campagna elettorale, è una carta spendibile. Poi, mentre a Roma il senatore vota per la privatizzazione delle imprese e i servizi di proprietà dei vari enti locali, a Molfetta va nella direzione opposta, in controtendenza. Andando però oltre la facile ironia su questa doppiezza, e allargando l’orizzonte, ci chiediamo: e se fosse questo il modello di cui abbiamo bisogno, ossia di un nuovo protagonismo in economia dell’Ente Pubblico? Insomma, questo microeconomico modello Molfetta, può essere un laboratorio spendibile su più larga scala? Domande forse retoriche, però le dinamiche economiche sono le stesse, sia che si parli di micro che di macro: cambia solo l’ordine di grandezza. La crisi fi nanziaria ed economica in atto sta spingendo la governance economica e geopolitica a rifl ettere sui guasti e i limiti di un capitalismo senza regole e senza responsabilità sociale, al punto da rivalutare il ruolo pubblico. Insomma, avremmo a Molfetta, un’amministrazione a parole liberista, che “si butta a sinistra”.

Autore: Francesco Del Rosso
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