MOLFETTA - Nuova foresteria della Capitaneria di Porto, struttura ultimata. I lavori sembra siano stati conclusi, ma le stanze sono ancora vuote. In una lettera a Quindici (riportata di seguito) un cittadino ha lamentato lo status quo dei luoghi e il silenzio amministrativo su una vicenda non solo mediatica, ma soprattutto giuridico-amministrativa per il carico pendente di un milione di euro come risarcimento danni richiesto dalla ditta esecutrice dei lavori (Cosver).
«Egr. Direttore, scrivo a Lei per avere delle informazioni sullo stato attuale della nuova foresteria della Capitaneria di Porto di Molfetta. Una foresteria che sin dal primo giorno è stata luogo di incontri/scontri tra opinione pubblica, ditte, imprese appaltatrici, nonché di ricorsi al Ministero delle Infrastrutture con sospensioni dei lavori.
Ricordiamo bene che il Comune voleva farsi carico delle spese dello spostamento della foresteria, della lotta del nostro Sindaco, che aveva deciso di spostare la foresteria. Un fatto che fece sorridere e incazzare molti cittadini, contrariati da quella notizia. Se fosse stato per i cittadini, caro Sindaco, quella foresteria si sarebbe potuta anche evitare, figuriamoci poi per i soldi da spendere per spostarla di qualche metro. Adesso tutto questo sembra cosi lontano, ma tutto ciò avveniva non più di qualche hanno fa. E adesso?
La realtà dei fatti è un’altra, a quanto pare. Giunti a questo punto abbiamo deciso di scrivere alla Redazione di Quindici e al suo Direttore.
Quant’altro il molfettese deve assistere a questi tipi di sprechi? Possiamo permetterci davvero di sprecare tempo e denaro pubblico? In un periodo di crisi dove molti di noi hanno grosse difficoltà ad arrivare a fine mese? E non per vivere, ma ormai i sacrifici si fanno per sopravvivere. Passare lungo quella banchina ed assistere ad uno scempio di puro abbandono di uno stabile finito e rifinito lasciato all’incuria e all’erosione che inevitabilmente il mare e il tempo ripercuote su di esso. È davvero un’offesa per tutti i contribuenti.
Ci chiediamo come e quando questa amministrazione ha intenzione di relazionare ed informare tutti i suoi cittadini che nonostante tutto hanno accettato quella costruzione, ma che adesso non vogliono assolutamente vederla arrugginire e sgretolarsi sotto la salsedine e per il menefreghismo totale di un’amministrazione attenta ad altre attività forse più redditizie. Che qualcuno ci dia notizie di quante cause pendono sul Comune e sulle tasche dei cittadini.
Stiamo pagando già gli errori fatti da una classe politica nazionale che ci ha portati alla recessione e non volgiamo per nessuna cosa al mondo pagare anche per gli errori di un’amministrazione comunale e per le sue decisioni per nulla condivise da oltre la metà dei cittadini. Amministrazione che vanta di aver risparmiato quasi 800mila euro (e ce ne accorgiamo, se si vedono le strade e il decoro urbano), per poi sapere che abbiamo cause sul groppone dei cittadini di svariati milioni e milioni di euro.
E del prestito dei 3milioni di euro per l’asfalto? Quindi, cosa festeggiate quando in una città come Molfetta si hanno le strade che sono davvero pietose, strutture abbandonate, decoro e sicurezza scese ad un livello tanto basso? Non ci resta che piangere».
«Il Comune di Molfetta è stato soggetto passivo, ha subito quella costruzione, anche se la previsione del Piano regolatore del nuovo porto la prevedeva - ha spiegato l’ing. Enzo Balducci, dirigente del Settore Lavori Pubblici - ma noi, prima che iniziassero i lavori, abbiamo fatto in modo che ciò non accadesse, che ci mettessero nella condizione di fare una variante per spostare il sedime». Dunque, non dovrebbe dipendere dal Comune di Molfetta, ma dal Provveditorato delle Opere Pubbliche, che ne ha curato progettazione e costruzione dell’immobile.
Intanto, la Capitaneria di Porto di Molfetta attende la consegna ufficiale dell’immobile proprio dal Provveditorato, che dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2012.
La vicenda. L’amministrazione di centrodestra Tommaso Minervini nel gennaio 2004 approva il Piano Regolatore del Porto (compatibilità con il Prgc 2001 espressa dal Settore territorio con nota n.3233/004). Adottato in Consiglio comunale nell’aprile 2004, il piano è approvato in via definitiva dalla Regione Puglia nel maggio 2006 (delibera G.R. n.558). Dunque, la competenza per approvare o modificare il Piano Regolatore del Porto è del Consiglio comunale.
Partita la campagna elettorale dell’avv. Antonio Azzollini per le amministrative 2006, alla CMC Cidonio si aggiudicano i lavori del porto e nel settembre 2007 si demolisce la struttura dell’area ex-Cinet. Se l’amministrazione, già in principio, era consapevole dei rischi urbanistici legati alla costruzione della nuova foresteria nell’area ex-Cinet (qui il Prgc prevede un collegamento tra la Banchina San Domenico e la Basilica della Madonna dei Martiri), perché permettere l’inizio dei lavori per poi bloccarli dopo quasi un anno?
Perché accondiscendere alle richieste della Capitaneria di Porto, formulate nella Conferenza di Servizi del 19 febbraio 2004, che avrebbe espresso parere favorevole al Piano regolatore del Porto solo se la foresteria (alloggi, spazi per uffici e zone di servizio, nuovi e funzionali approdi per i mezzi navali) fosse stata realizzata nell’area degli ex cantieri Tattoli?
Poteva essere discussa e approvata in Consiglio Comunale una variante al Piano regolatore del Porto per lo spostamento non della sola foresteria della Capitaneria, ma di tutta la zona cantieri. Invece, il sindaco senatore Antonio Azzollini con le ordinanze di settembre e ottobre 2008 sospende i lavori di costruzione, a piano terra già ultimato. Spostare i cantieri di costruzione della foresteria di 10 metri, la richiesta. Decisione tardiva e contraddittoria. Per di più, il Comune è disponibile ad accollarsi ogni onere relativo al trasferimento dell’opera, di quasi 500mila euro (corrispondenza del 20 maggio 2008 tra Azzollini e il Provveditorato alle Opere Pubbliche).
Il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche respinge le istanze del Comune, che intanto blocca l’accesso nel cantiere alla impresa esecutrice, se non per recuperare materiale. Inizia una mobilitazione artefatta, innescata dal Pdl contro la “Punta Perotti di Molfetta”: appello alle associazioni locali ai partiti, ai cittadini contro la prosecuzione dei lavori (nascono addirittura nuove associazioni ad hoc). È il gioco di Pulcinella: si contesta il fatto, non gli artefici.
Immediata la sberla del TAR Bari che dispone il 21 ottobre 2008 la sospensione dell’efficacia delle ordinanze. Ripresi i lavori (oggi ultimati), la seconda sberla nel 2010, questa volta salata. È uno “scontrino” da un milione di euro inviato dall’impresa al Comune, come risarcimento danni per la momentanea sospensione dei lavori.
Perché approvare nel 2004 la costruzione della foresteria proprio in un’area già normata dal Prgc? Perché il senatore Azzollini non ha fatto bloccare i lavori a tempo debito, anche durante la prima amministrazione Minervini?
Su chi ricadranno gli oneri legali per la difesa del Comune? Sui cittadini, nonostante la querelle giuridica sia stata innescata dalle due ordinanze del sindaco?
Il contenzioso è ancora in atto. Si prevedono tempi lunghi. Nel Consiglio comunale del 21 ottobre 2008 Azzollini aveva dichiarato di assumersi «la responsabilità, anche personale, di quanto stiamo facendo» e che «quella costruzione non sarà mai realizzata in quel posto».
Se il tribunale dovesse accogliere le istanze della ditta (perché non dovrebbe), sarà il sindaco senatore Azzollini a versare di tasca propria quella somma? O ricorrerà con “abile” artificio a raschiare i portafogli dei cittadini? Ai posteri l’ardua sentenza, ma i molfettesi ne conoscono già l’esito.
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