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Molfetta, lo spostamento della nuova capitaneria di porto costerà 500mila euro Dalla conferenza dei servizi è venuta una vaga disponibilità all'arretramento di una decina di metri del cantiere, ma si temono tempi lunghi e costi aggiuntivi. Silenzio sulle responsabilità dell'errore commesso autorizzando i lavori
27 settembre 2008

MOLFETTA - Costerà 500mila euro la superficialità con cui è stata gestita tutta la vicenda della costruzione della foresteria della Capitaneria di Porto di Molfetta. E' questo, infatti, l'onere che si accollerà il Comune di Molfetta per ottenere lo spostamento di una decina di metri dell'attuale manufatto, già in costruzione sulla banchina San Domenico (foto). E' questo il risultato della prima conferenza di servizi al Provveditorato interregionale Opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture di Bari al quale hanno partecipato il comandante del Porto di Molfetta e i rappresentanti della Direzione Marittima e del Demanio di Bari. Il sindaco Antonio Azzollini ha chiesto lo spostamento dell'attuale manufatto in costruzione nell'ex cantiere Tattoli, perché impedirebbe la realizzazione del lungomare di Ponente dalla banchina San Domenico fino alla Madonna dei Martiri passando per i cantieri navali che, in questo percorso turistico, avrebbero una loro valorizzazione, come previsto dall'attuale piano regolatore. Le autorità marittime non avrebbero accolto di buon grado questa richiesta e il sindaco avrebbe spuntato una generica disponibilità del comandante della Capitaneria di Molfetta allo spostamento. Il Tenente di fregata Cuocci avrebbe evidenziato, però, che, in questo caso, si rischierebbe uno slittamento dei tempi burocratici per l'ultimazione dell'opera necessaria per l'alloggio del personale. Identica perplessità è stata espressa dai dirigenti del Provveditorato alle Opere pubbliche, preoccupati anche dei maggiori oneri che i lavori comporterebbero. Ma il sindaco si è dichiarato pronto ad accollarsi parte della spesa, mettendo sul piatto appunto i 500mila euro. Il problema più grosso riguarda la variante al Piano regolatore che dovrebbe essere fatta dall'ufficio tecnico comunale, poi essere approvata dal consiglio comunale e quindi dalla Regione. Insomma, ad essere ottimisti, occorreranno oltre due anni, durante i quali tutto resterà fermo allo stato attuale. Ecco perché i partecipanti alla conferenza di servizi si sono dati appuntamento fra dieci giorni per verificare concretamente questa ipotesi. Nessuno, però, ha risposto alla domanda principale di tutta questa vicenda: perché si è dato il via ai lavori senza valutare che avrebbero comportato un danno turistico? Chi ha la responsabilità di questo errore? Il sindaco, impegnato a Roma, al quale la cosa è sfuggita nel fine settimana? All'ufficio tecnico che, con molta superficialità, ha dato il via libera ai lavori? Ai dirigenti comunali che hanno autorizzato il cantiere senza informare il sindaco? Non si può amministrare con tanta superficialità: se ci sono delle responsabilità della burocrazia comunale devono essere accertate e sanzionate, come insegna il ministro Brunetta, il quale vuole ridare efficienza alla pubblica amministrazione. Queste disfunzioni vanno segnalate al ministero, per evitare che in futuro si commettano altri errori, che alla fine gravano sulle tasche dei contribuenti. Queste risposte ci attendiamo dal sindaco di Molfetta, al di là di sit-in strumentali e pagliacciate del genere, sperando che anche per questa vicenda Molfetta non finisca sui giornali nazionali, come è accaduto con la nomina dell'ambasciatore di Molfetta all'estero, Benito Cimillo, pubblicata con grande evidenza sul settimanale del Corriere della Sera “Io donna” e additata come esempio di nuovo spreco di denaro pubblico dai giornalisti Antonio Calitri e Sergio Rizzo (uno egli autori della “Casta” con Gian Antonio Stella). Quando Molfetta riuscirà ad offrire un'immagine migliore?
Autore: V. R.
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