Molfetta, le giravolte politiche del consigliere comunale Roberto La Grasta: dalla Natalicchio al Pd, ora rompe con De Nicolo e passa con i dissidenti di Annalisa Altomare
MOLFETTA - Il nuovo anno della politica di Molfetta ricomincia sugli strascichi delle tensioni e dei personalismi interni alla maggioranza che hanno caratterizzato il 2015. La situazione più calda resta quella interna al Partito democratico diviso in tre correnti incapaci di esprimere al momento una sintesi politica. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda il consigliere comunale Roberto La Grasta (nella foto del nostro Mauro Germinario) che, il 23 dicembre, ha formalizzato le dimissioni dalla presidenza della Commissione Affari Generali.
Eletto con la lista civica “Signora Molfetta”, La Grasta ha compiuto una prima giravolta politica a novembre del 2013, iscrivendosi, a pochi mesi dalla sua elezione, al Partito democratico, con l’allora segretario Giulio Calvani. Le motivazioni espresse in un comunicato furono la volontà di impegnarsi all’interno di una organizzazione partitica di respiro nazionale rafforzando così il ruolo del partito (che passava a 8 consiglieri) a sostegno dell’amministrazione.
Durante il passaggio delicato della scorsa primavera, che ha portato alla segreteria del PD Piero de Nicolo e messo fuori tutti i sostenitori di Guglielmo Minervini nelle elezioni regionali, Roberto La Grasta è stato molto attivo e vicino alle posizioni del nuovo segretario, con cui condivide la passione calcistica per il “Borgorosso”.
Adesso questo legame, che sembra essersi incrinato a settembre con la nomina dei nuovi assessori del Pd e con l’aspettativa delusa che lo stesso La Grasta ha nutrito di essere indicato come assessore (aspirazione che coltivava da tempo, come "Quindici" aveva già scritto in passato), si sarebbe definitivamente spezzato. Come dimostra l’ultima lettera firmata da La Grasta con Annalisa Altomare e gli altri consiglieri del Pd acquisiti Sergio De Pinto e Lia De Ceglia, che accusa proprio De Nicolo di non aver condiviso alcuni passaggi di fine anno con il partito.
Siamo dunque al repentino passaggio con armi e bagagli nel “gruppo di Annalisa”? Da “Signora Molfetta” alla Dc? Democrazia e cambiamento, il movimento presentato a dicembre dalla consigliera, sempre più agitata, del Pd, Annalisa Altomare.
Roberto la Grasta avrebbe comunque rinnovato la tessera col Pd, ma questo contribuisce solo a complicare le cose. Il Partito democratico dovrebbe essere forza di maggioranza, ma le ultime continue assenze in consiglio comunale mostrano che le cose non vanno proprio così. Piero de Nicolo aveva annunciato le dimissioni al 31 dicembre 2015, quindi oggi il partito dovrebbe essere senza guida e diviso tra il gruppo che ha espresso i due assessori e quello del mal di pancia, capeggiato da Annalisa Altomare, che già a luglio aveva chiesto tramite la segreteria provinciale di entrare in giunta per risolvere la crisi. Chissà cosa ne pensa ora il segretario provinciale Ubaldo Pagano, anch’egli snobbato più volte, come il segretario locale?
Ma vista la tenacia e la linea di rinnovamento del sindaco Natalicchio oggi la questione non riguarderebbe più le poltrone ma il destino della stessa amministrazione che Annalisa Altomare (leggi Lillino Di Gioia) vorrebbero a tutti i costi far cadere, complice l’avvicinarsi della finestra elettorale delle amministrative di maggio. Consegnando la città a mesi di commissariamento e blocco. Una scelta che risulterebbe irresponsabile, a danno della città, solo per soddisfare ambizioni politiche personali. E il centrodestra, incapace di esprimere una reale alternativa, resta aggrappato alla balena bianca e alle uscite del solista stonato Mariano Caputo.
Silenti Lia de Ceglia e il dott. Sergio de Pinto: non un commento da loro in conferenza stampa, non una adesione, ma documenti firmati in fotocopia. Oggi il Dup, domani il regolamento della socialità, dopodomani il Piano urbano della mobilità sostenibile. Chissà cosa direbbero sul comparto 18, il cui accordo andrebbe ratificato in Consiglio. Forse non vogliono approvarlo, diversamente da quanto proclamano in pubblico, è solo una scusa per questione di poltrone fino al punto di volere la crisi amministrativa nello stile della peggiore Dc e della peggiore prima repubblica.
Sono questi provvedimenti consiliari che languono in attesa di una sintesi politica tutta interna al Partito democratico. Hanno quindi un nome e un cognome i responsabili del blocco della città su queste tematiche, non le bugie proclamate sui manifesti di "Cambia verso" dalla coppia politica Di Gioia-Altomare.
L’amministrazione fa ciò che le compete per cambiare e mandare avanti la città, ma questa imbarazzante classe politica di centrosinistra non aiuta a finire i lavori nelle commissioni e approvare i provvedimenti la cui competenza spetta al Consiglio Comunale. Insomma, un meschino disegno: non la volontà di andare avanti, ma quella di paralizzare tutto per dare la colpa ad altri del blocco dei provvedimenti, nella speranza di guadagnare consensi politici ed elettorali.
Che si faccia presto chiarezza. Che i protagonisti di questa vicenda escano allo scoperto e dicano da che parte stanno: con il sindaco e l’amministrazione o all’opposizione. A cominciare da Roberto La Grasta per finire ad Annalisa Altomare, che ponga fine alla sua ambiguità. Perché i cittadini poi consapevolmente possano farsi una loro opinione. Il sindaco Paola Natalicchio, come rivelato in esclusiva e in anteprima nell’intervista sul numero del mensile “Quindici” in edicola, è determinata e pronta eventualmente anche a una ricandidatura.
Questa guerriglia di documenti, queste battaglie interne con cui si consumavano le segreterie e gli incarichi nella prima repubblica e in cui sguazzano oggi i protagonisti del Pd, per età anagrafica e trascorsi politici, pare faccia presa tristemente anche sui più giovani esponenti della politica locale. La prima repubblica, come ci ricorda Checco Zalone, con la colonna sonora del suo film, non si scorda mai.
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Autore: Felice de Sanctis