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Molfetta, Le Fabbriche di Nichi alla Libreria Il Ghigno Presentato il saggio del prof. Onofrio Romano con Gaetano Cataldo (Sel Molfetta), Elio De Nichilo, coordinatore cittadino della Fabbrica di Nichi di Molfetta, e Mimmo Favuzzi. Riscoprire l'idea di «governance», la proposta
25 ottobre 2011

MOLFETTA - Possono le Fabbriche di Nichi rappresentare il nuovo soggetto politico da contrapporre ai partiti? Questo soggetto incrementa la partecipazione democratica alla vita politica del paese? Questi gli interrogativi che il prof. Onofrio Romano (foto), docente di Sociologia dei Processi Comunicativi e Culturali all’Università di Bari, si pone nel suo saggio «Le Fabbriche di Nichi. Fenomenologia di una comunità politica postdemocratica», presentato alla Libreria Il Ghigno, con Gaetano Cataldo (Sel Molfetta), Elio De Nichilo, coordinatore cittadino della Fabbrica di Nichi di Molfetta, e Mimmo Favuzzi.
De Nichilo descrive la Fabbrica di Nichi come associazione di liberi cittadini che non amano la proliferazione dei partiti e si ribellano all’imposizione dei candidati e delle coalizioni. In una prima fase, rappresentava solo un comitato elettorale di cui faceva parte anche chi si approcciava per la prima volta alla politica, successivamente è stata impegnata in alcune battaglie politiche e referendarie di comitati, come quelle per la difesa della costituzione o per la ripubblicizzazione dell’acqua. Di contro, Cataldo impronta la sua analisi partendo dalla manifestazione del 15 ottobre scorso definita «snodo importante che s’ispira alle grandi rivolte di questa fase storica segnata da profonde crisi socio-economiche, periodo di transizione dove soggetti diversi s’incontrano e si coalizzano impugnando la bandiera dell’indignazione». Questi fenomeni danno forma e voce alle Fabbriche, che contestano i moderni sistemi antidemocratici attraverso il conflitto, generatore di partecipazione da contrapporre ai processi decisionali.
Favuzzi ha, invece, sottolineato il paradosso del saggio del prof. Romano, la figura di leader carismatico incarnata da Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia. Da un lato necessaria per vincere, dall’altro totalmente antitetica alla partecipazione di massa, crisma di una sinistra ridottasi ad affidarsi a salvifici soggetti, affetti dalla cosiddetta “sindrome dell’eletto”, che nell’intento di riscattare il popolo scende sempre e comunque a compromessi.
Inoltre, inseguendo la necessaria chimera della partecipazione democratica, non ci si accorge che l’idea di superamento dei partiti di massa deve confrontarsi con governi non liberi di scegliere le politiche dello sviluppo, situazione che porta le Fabbriche di Nichi ad essere semplice comitato elettorale.
Dello stesso avviso il prof. Romano, spinto dal piglio dell’entomologo, che imposta l’oggetto del suo lavoro sul sistema in cui la Fabbrica è definita come «progetto di comunicazione politica». Il sociologo molfettese afferma con fermezza che il riferimento sociale e la funzione di queste organizzazioni si sta disgregando, la classe creativa sta per essere spazzata via dai processi economici odierni: perciò, la società civile quindi tornare ad avere come punto di riferimento i partiti, importanti strumenti di mediazione con le istituzioni. Non bisogna più delegare le istanze a un soggetto verticistico, intento a camuffare un sistema maggioritario in sistema proporzionale e che, forte di un carisma invertito, induce la gente ad eleggerlo a figura aurica, resistente al potere e in grado di rappresentarla.
L’unica via da seguire, secondo Romano, è la riscoperta dell’idea di «governance», vera forma politica che dirige i processi e spinge a ritrovare quelle forme organizzative, senza le quali la rabbia di chi non si sente rappresentato si trasforma in violenza, come il fenomeno black bloc ha già ampiamente dimostrato.
 
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Autore: Davide Fabiano
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