MOLFETTA - «Voce al Lavoro, al mondo della scuola e della cultura, a chi opera attivamente nel sociale. Voce a tutti quelli che da soli non ce la fanno a farsi sentire e vedere, a tutti coloro che il governo Monti e la politica dove dare risposte immediate». Sono questi i temi che la Cgil di Molfetta ha affrontato nella sala Finocchiaro con Mimmo Pantaleo (segretario nazionale della Flc-Cgil), Pino Gesmundo (segretario generale Cgil della Provincia di Bari), Claudio Menga (segretario generale della Flc-Cgil Bari) e Giuseppe Filaninno (nella foto), coordinatore della Camera del Lavoro Cgil di Molfetta.
Consumi a picco, giovani in gravi difficoltà, poco lavoro, aziende che chiudono, un welfare che si riduce, aumenti delle tariffe, nuove tasse, lavoratori e pensionati chiamati a fare importanti sacrifici. L’Italia sta per affrontare un lungo “inverno”, con improbabili sbocchi a breve termine.
Lavoratori e pensionati sono i più colpiti, ma la Finanziaria Monti evita l'equità. Tanti i tratti incomprensibili d’iniquità: si pensi all'abolizione della norma che permetteva di andare in pensione con 40 anni di lavoro. Lavoratori e pensionati sono le categorie alle quali si fa pagare più duramente questa crisi. Ma questo è un errore: si colpiscono sempre gli stessi con effetti recessivi per l'economia. Cos’è cambiato?
«Ancora una volta siamo in campo per esprimere il punto di vista di chi, da sempre, si batte a difesa del lavoro e della giustizia sociale - ha spiegato Filannino -. Dando voce ad insegnanti, operai, precari, pensionati, prenderà vita una proposta di “Fase due” del Governo Monti, che lo indirizzi verso scelte di equità e giustizia, improntate alla crescita e alla diminuzione di sprechi, all'aumento dei diritti e al taglio drastico del precariato. È arrivato il momento di eliminare l'infamia verso i lavoratori, specie se giovani e donne, di 46 forme contrattuali diverse per appartenere al mondo del lavoro».
Uno dei temi più toccanti è stato il ricordo della tragedia
Truck Center da parte del signor
Stefano Sciancalepore, padre di una delle vittime, amareggiato e deluso perché, ancora una volta, non c’è un colpevole. Questa è una delle pagine più buie del mondo del lavoro per Molfetta. In Italia, ogni giorno tre lavoratori muoiono sul posto di lavoro per le norme di sicurezza violate o vittime di incidenti.
La Cgil si dimostra pronta a contrastare il lavoro precario e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’aspetto forse più drammatico della crisi: quello che riguarda i giovani e un’intera generazione che rischia di non avere un futuro. L’ascensore sociale si è bloccato e, secondo le statistiche, un giovane su tre in Italia non lavora e addirittura ha smesso di cercare un’occupazione. Serve un modo per uscire dall’ombra e ricordare che anche i giovani hanno bisogno di diritti e di lavoro. Un’occasione per ricordare l’ingiustizia che penalizza i giovani e che in Italia attualmente esistono ben 46 tipologie contrattuali che la Cgil intende ridurre a quattro forme di lavoro diverse dal tempo indeterminato, aumentare i costi del lavoro precario per diminuire il potere attrattivo da parte delle imprese, assunzione dei finti part time e dei finti stage, estensione anche a tutti i giovani precari del sistema attuale degli ammortizzatori sociali. «La preoccupazione di fondo è una», secondo il rappresentante Fiom Nicola Zaza, «facciamo in modo che i nostri figli non abbiano un futuro peggiore del nostro».
Nel dibattito, diversi sono stati gli interventi, tra cui Mimì Spadavecchia del sindacato dei pensionati, Alberto Caputi, presidente dell’Auser Molfetta, e Giacomo Pisani, direttore della rivista Terre Libere e redattore di Quindici. «Nel sistema dell’istruzione la figura del ricercatore non c’è più e si sta sempre di più abbandonando la ricerca di base in favore di quella tecnica che produce immediatamente risultati», ha spiegato Pisani. «A causa dei tagli del Governo si ha difficoltà ad avere un posto fisso e così alla fine del percorso di studi abbiamo ragazzi super specializzati ma senza prospettive», il rammarico di Francesca Lunanuova, docente precaria.
«Il Governo Monti era una possibilità per arrivare ad una fase di rilancio del nostro Paese ma noi siamo costretti a vigilare sulle sue scelte per ridare importanza al lavoro - ha aggiunto Gesmundo - perché è davvero difficile stare dietro allo spread e alla Bce se non si riesce a provvedere al pranzo e alla cena». Pantaleo ha anche presentato delle proposte concrete del sindacato: «il sindacato è democrazia perché cerca di dare diritti alle persone passando anche attraverso questi incontri. Noi proponiamo di migliorare l’occupazione con una politica di sviluppo industriale e di investimenti nel campo della ricerca o nella gestione dei beni comuni; vorremmo maggiore sostegno ai redditi per cui vanno bene le operazioni contro gli evasori ma si deve fare anche la patrimoniale. Solo così si possono investire risorse in settori fondamentali come la scuola, perché conoscere è fondamentale per vivere meglio».
L’obbiettivo della Cgil sembra chiaro, ovvero continuare a lavorare per aprire una stagione che crei lavoro e prospettive ai giovani, che cambi le regole di ingresso al mercato del lavoro, ma che sopratutto spinga il Governo a tornare a ridiscutere di patrimoniale e di riforma del fisco perché se non si salva il lavoro dipendente non si salva il Paese. Due gli obiettivi enunciati dalla stessa Susanna Camusso, leader della Cgil: «Dare continuità alla richiesta di modifica della manovra e ottenere risultati sul fronte del lavoro e sul fisco».
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