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Molfetta, l'ex assessore Pino Amato, dopo la condanna: macchinazione contro di me, non mi dimetto
02 giugno 2010

MOLFETTA - «La mia verità», la versione dei fatti di Pino Amato (attuale consigliere comunale Udc e assessore all’annona e Polizia urbana di Forza Italia all’epoca dei fatti), dopo la sentenza di condanna in primo grado a 3 anni di reclusione (condonati dall’indulto) e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e alla sospensione del diritto di voto attivo per 3 anni, per vari capi d’accusa, quali voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico. Condannato, ma anche assolto: 29 capi d’imputazione, la maggior parte per corruzione e concussione, di cui 14 in assoluzione e 4 convertiti. Resta solo «l’ipotesi di reato di tentata concussione e corruzione elettorale».

«Sono stato condannato in un processo dove non si evincono reati da arricchimento personale, così come dichiarato anche dal PM Maralfa, dove il mio unico reato è stato quello di aiutare i più deboli nell’ambito privato e non in quello pubblico. Paradossalmente potrei dire allora, di essere orgoglioso di aver subito una condanna, per aver fatto, in accordo con la mia coscienza ciò in cui fermamente credo, la difesa delle fasce più deboli».
 
All’inizio della conferenza stampa, tenutasi a Palazzo Giovene, Pino Amato (nella foto durante l’incontro con i giornalisti) dopo un primo momento di commozione, si è ripreso ed ha ribadito con forza la propria innocenza, parlando di accanimento contro la sua persona, sostenendo di non essersi «mai riempito le tasche con i soldi dei cittadini». Unica colpa, a suo parere: «la difesa delle fasce più deboli».
 
Il consigliere comunale Udc ripercorre la vicenda dall’ottobre 2004, quando, nominato assessore al Commercio, agli Affari Generali e Risorse Umane, la magistratura autorizzò intercettazioni telefoniche e ambientali, motivate dalle minacce ricevute e denunciate dallo stesso consigliere nei 3 anni precedenti, tra cui anche una busta con un proiettile: «Da parte offesa, sono divenuto parte accusata», ha sostenuto Amato.
«Mi hanno fatto una radiografia a trecentosessanta gradi», esplode Pino Amato, che si chiede ancora le reali motivazioni di quelle intercettazioni così improvvise, visto che «prima nessuno si era mai interessato alle intimidazioni contro la mia persona».
 
Amato ha anche ricordato il ruolo svolto come presidente di una commissione consiliare che doveva indagare sui rifiuti e che sarebbe arrivata a scoprire come anzichè scaricare 20 tonnellate di rifiuti, ne venivano scaricati molti di più.
 
Il consigliere comunale dell’Udc ha letto e poi consegnato alla stampa la sua ricostruzione dei fatti: «Premetto che, così come confermato dal PM Maralfa, nel mio processo, dopo sei mesi di indagini, di intercettazioni telefoniche ed ambientali, non si è mai parlato di soldi, tangenti sesso e prebende varie, forse sono l’unico amministratore in Italia condannato senza mai aver intascato soldi.
E’ inconcepibile che il PM Dott. Giuseppe Maralfa, sentito come teste l'ex assessore all’Annona e Commercio da me sostituito nel 2004, Dott. Antonio Ancona, dichiari di non aver nulla da chiedere all’ex assessore, nonostante avesse ricoperto quell’incarico dal 2001 al 2004, mentre tutti gli altri testi venivano torchiati a dovere. E’ tutto agli atti.
Sapete che (da non credere), il PM dott. Giuseppe Maralfa ed il sopra citato Assessore Dott. Antonio Ancona sono cugini. Si è proprio così, se i signori vogliono possono benissimo verificarlo.
Aggiungo che, il Dott. Antonio Ancona, in qualità di Assessore all’Annona e Commercio nel triennio 2001-2004, prima che il sottoscritto lo sostituisse (badate bene io ho fatto l’assessore per soli otto mesi circa ), divenne socio di un bar all’interno del Fashion District.
Tutti sanno che le licenze le rilasciava l’assessorato da lui retto, praticamente egli ha rilasciato licenze a se stesso o a chi per lui, come
tutti ben sanno in Città».
Pino Amato si è chiesto: «può un Pm e nello specifico il Dott. Giuseppe Maralfa fare indagini avendo come parte interessata al processo il proprio cugino?».
 
Amato ha anche riferito che subito dopo il suo insediamento come assessore di Forza Italia sarebbe stato avvicinato «nei pressi di via Tattoli dal padre del Dott. Ancona, nonché zio del PM Maralfa, Giuseppe Ancona anch’egli ex Assessore all’Annona e Urbanistica, arrestato per aver intascato una tangente negli anni settanta, egli mi giurò di farmela pagare per aver sostituito il figlio».
Ed ha aggiunto: «Non vi sembra strano che il Pm Giuseppe Maralfa nomini dei periti per verificare le infrazioni al codice della strada, solo per il periodo che ho ricoperto l’incarico di Assessore e non nei periodi precedenti? Se volete potete verificarlo dagli atti processuali».
Amato si è lamentato del fatto che il processo «che per quasi tutti è terminato a tarallucci e vino, mentre per il sottoscritto, condanna, misura cautelare ai domiciliari inventata di sana pianta, in quanto non più Assessore da circa un anno e soprattutto esposizione mediatica al pubblico ludibrio».
 
Dopo aver ringraziato la famiglia per avergli dato la forza di andare avanti e di reagire in quei momenti difficili, Amato, ha sottolineato di aver fatto l’Assessore per soli otto mesi e in quegli otto mesi aver deliberato il pagamento delle contravvenzioni direttamente presso le Poste Italiane, al fine di evitare le cosiddette “riduzioni”. «Delibera – ha aggiunto - da tutte le Amministrazioni annunciata e mai deliberata».
 
Il consigliere dell’Udc ha ribadito con forza di essere stato eletto dal popolo con oltre 1.028 preferenze, «ed è a quel popolo che ho dedicato la mia vita politica, politica con la quale non mi sono arricchito. Vorrei a chi lo volesse, mettere a disposizione tutta la documentazione necessaria a dimostrare il contrario. Senza che abbia commesso nulla, intascato soldi o accessori vari, in un processo che è costato tantissimo in termini economici allo Stato, con intercettazioni ambientali, telefoniche e pedinamenti, manco fossi il capo di Cosa Nostra, Toto Riina».
 
Amato ha sostenuto che, a suo parere, si sarebbe tentato, attraverso il processo, di lasciare «una fetta consistente della popolazione molfettese senza rappresentanza, senza tutela, senza voce che reclami le loro istanze.
Ma a tutti coloro i quali, hanno architettato questo processo, voglio solo dire di rassegnarsi, dalla politica non mi estrometterete mai!
Anzi voglio affermare che da questa vicenda ho attinto forza, forza datami dalla mia gente, il popolo, che nonostante tutto ha capito, perchè non ha l’anello al naso e mi ha rieletto nel 2008 in quanto suo figlio, con il record storico di preferenze in Molfetta».
 
Il consigliere dell’Udc ha detto che metterà a conoscenza il Procuratore Capo di queste presunte anomalie del processo: «Sinora sono stato zitto perché credo fermamente nello Stato di Diritto e nella Magistratura, quella giusta e non quella condizionabile».
 
Tra le altre cose, Amato, rispondendo a una domanda di “Quindici” se il rapporto di parentela fra il Pm Maralfa e l’ex assessore Ancora fosse stata evidenziata nel processo e se le stesse presunte minacce di cui ha parlato in conferenza stampa fossero agli atti processuali, ha detto che aveva preferito attendere la sentenza (della quale non sono state ancora depositate le motivazioni, ndr) prima di parlare. Ci ha anche detto che considera un’anomalia l’affidare i processi a magistrati di Molfetta, cioè della stessa città degli imputati. Questo, secondo Amato, potrebbe mettere gli stessi in condizioni di non serenità nel giudicare.
 
Quindici ha chiesto ad Amato se, nel caso di un’eventuale conferma della sentenza di condanna anche in appello, avrebbe scelto la strada delle dimissioni. Il consigliere dell’Udc ha risposto affermativamente, ma ha anche aggiunto di aver fiducia nella magistratura «non condizionabile» e di essere sicuro di riuscire a provare, in quella sede, la propria estraneità alle accuse mossegli.
 
Ma è anche andato oltre augurandosi che «su questo processo, il CSM o chi di competenza apra un fascicolo per poter accertare tutte le incongruità e lo svolgimento anomalo e poco ortodosso delle indagini, in quanto testi importanti come Casucci non sono stati mai sentiti, perché?».
Amato non si è fermato qui ed è tornato sul tema degli ambulanti abusivi, fenomeno da lui denunciato più volte anche in consiglio comunale e dalla stampa ancora oggi e ha sostenuto che «gli amministratori comunali forse, dopo la mia vicenda, non intervengono per paura di essere posti sotto processo ed è comprensibilissimo».
E accusa: «Ancora oggi alcuni dirigenti, continuano a rilasciare concessioni ed autorizzazioni con pareri contrari e contrastanti tra loro.
In tutto questo il Pm Maralfa, visto e considerato che non solo opera, ma vive a Molfetta, come mai non si rende conto? o non vuol rendersi conto dell’abusivismo dilagante? Forse ormai tolto il grande mostro Pino Amato, tutto è possibile e tutto rientra nella "sua" normalità».
 
Infine Amato ha ringraziato il Collegio Giudicante per averlo assolto da ben 14 capi di imputazione, respingendo la maggior parte delle richieste del Pm, in primis il reato di concussione.
 
Insomma, una conferenza stampa destinata a far rumore in città, come del resto era prevedibile, conoscendo il personaggio Amato battagliero e non arrendevole. Sicuramente non mancheranno reazioni da parte delle persone chiamate in causa in questa conferenza stampa pubblica, alla quale, oltre ai giornalisti, hanno partecipato anche molti cittadini di Molfetta e alcuni sostenitori dello stesso Amato che lo hanno più volte incoraggiato esprimendo la loro solidarietà con continui applausi.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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