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Molfetta, il cantiere del centrosinistra: lavori in corso tra proposte e dissapori Secondo appuntamento della XII Festa di Liberazione. Zaza: annullare i particolarismi e lo scollamento tra partiti e cittadinanza, tornare nelle strade. Le priorità di Rifondazione per Molfetta. Ma un'alternativa credibile è possibile?
06 settembre 2011

MOLFETTA - «Un’occasione per uscire fuori delle nostre stanze e coinvolgere i cittadini». Così Antonello Zaza (Prc) ha definito il “cantiere del centrosinistra” a Molfetta nel secondo incontro «L’alternativa per Molfetta. A che punto è il cantiere del centrosinistra» (nella foto: Zaza, Salvemini, Abbattista) per la XII Festa di Liberazione (piazza Municipio). Un progetto nato dopo le elezioni del 2010 con la volontà di riunificare la compagine del centrosinistra e elaborare un percorso politico comune, opposto al personalismo del sindaco senatore Pdl Antonio Azzollini, creando spazi di agibilità democratica per la partecipazione pubblica e rianimando il dibattito socio-politico.

Maggiore unità d’intenti in Consiglio comunale, ma pochi sono stati i risultati concreti: tutto fermo al palo, manca il salto di qualità di fronte a un Governo cittadino di centrodestra che non sa, o non vuole, rispondere ai bisogni della città. Necessario «organizzarsi in modo migliore e diverso rispetto al passato - ha ribadito Zaza - annullando i particolarismi e lo scollamento tra partiti e cittadinanza, recuperando il coraggio di tornare nelle strade e riallacciando il rapporto con la città».
Faticoso comporre il puzzle di questo cantiere ancora in corso, perché «è difficile confrontarsi con gli altri e mettersi in discussione». Ma fino a quando si resterà arroccati sulla propria torre d’avorio, nell’apatia politica e arrovellati nei calcoli algebrici, l’alternativa resterà un cantiere e l’indecisione aprirà la strada per un nuovo governo di centrodestra.
 
Sel e Pd nel “cantiere
«Un confronto aperto e serrato per evitare la chiusura dei partiti», secondo Silvio Salvemini (Sel), visione ribadita anche da Giovanni Abbattista (Pd) perché per scuotere quel 35% dei cittadini che non vota da anni è opportuno avere proposte chiare e plausibili per la società civile, come è avvenuto per il referendum del 12-13 giugno in cui la vittoria del “sì” ha rappresentato un «segnale di risveglio e riscatto». Soprattutto, abbandonare l’autoreferenzialità partitica e le divisioni, vero limite del centrosinistra che ha permesso alla coalizione azzolliniana di vincere le elezioni comunali del 2006 e del 2008.
 
Zaza, le priorità di Rifondazione
«Recuperare il senso di legalità, assente anche in alcuni pezzi della macchina amministrativa», la proposta di Zaza per bloccare l’opacità politica e la sperequazione istituzionale, in parte emerse dall’inchiesta «Mani sulla città». Sulla stessa linea Abbattista, perché il rispetto delle regole è il «primo passo per combattere ciò che avversiamo, se il disprezzo delle regole è alla base dei provvedimenti del governo Azzollini» (come per il bando della Multiservizi, il Piano del Commercio, il Piano dell’Agro, ecc.).
Un discorso da candidato sindaco per Zaza (che sembra così ufficializzare la sua candidatura per le prossime elezioni amministrative) che non solo punta all’interlocuzione con i cittadini e all’introduzione del Piano dei Servizi, assente a Molfetta nonostante l’art.5 delle NTA del Prgc («entro sei mesi dall’approvazione del piano regolatore l’amministrazione comunale adotta un piano particolareggiato dei servizi finalizzato a coordinare le preesistenze e le previsioni di aree e di manufatti destinati a tale scopo»), ma anche all’uso integrale e ottimale dei fondi europei. Rigettato il know-how azzolliniano - il senatore che porta in città i quattrini da Roma - come forma di «ricatto politico» per gli elettori e la sua megalomania arrogante di cui il flop del porto è l’espressione più concreta.
Ad esempio, i fondi europei potrebbero essere investi in quelle piccole opere pubbliche di cui necessita la città, secondo Zaza, che ha sottolineato come per l’impianto di compostaggio l’amministrazione Azzollini abbia preferito affidarsi a un privato invece di cercare finanziamenti a livello regionale per i restanti 5milioni di euro necessari all’attivazione  (2,3 milioni di euro ottenuti dalla Provincia di Bari). Infatti, il funzionamento a regime della struttura potrebbe portare nelle casse comunali quasi un milione di euro, con il socio privato la metà.
O ancora la riqualificazione di Piazza Umberto, progetto di cui non si discute più in consiglio: «perché non bandire un concorso internazionale o nazionale, invece di affidare i lavori all’amico dell’amico perché può portare voti?». In effetti, con l’amministrazione Azzollini l’affidamento dei progetti è quasi sempre avvenuto in forma privata.
 
Qual è l’obiettivo?
Possibile costruire un’alternativa credibile per i cittadini? «Bisogna mettere in campo un progetto comune allargato alla città e ai vari movimenti socio-politici - ha spiegato Zaza - discutendo con i cittadini, con le imprese, con il mondo della cultura». Una partecipazione vera, dal basso verso l’alto, che non sia solo quella delle elezioni, che non finisca con l’essere una semplice azione di carte, parole e propaganda.
L’unione nel centrosinistra resterà “cantiere” fino alle prossime elezioni? Si continua ormai da oltre un anno a girare intorno ai problemi cittadini e politici, senza affrontarli in modo concreto. Perché, ad esempio, non si sono svolte ancora le primarie? Si temono risultati non programmati? Hanno permesso a de Magistris a Napoli e Pisapia a Milano di vincere le elezioni amministrative.
A Molfetta, invece, ci si crogiola nelle parole e nelle alleanze di un classicheggiante centrosinistra, chiuso e ancora debole, che proprio così tiene in piedi il centrodestra. Per vincere bisogna dimenticare la politica mediocre e parolaia degli anni passati, senza strategie e dialogo con i cittadini. Come si può vincere se non si risolvono i nodi di questa debolezza politica?
Non si può ottenere credibilità solo con riunioni, incontri e conferenze, nemmeno con l’adesione di sigle o movimenti (alcuni lasciano il tempo che trovano o creano più danni che vantaggi alla coalizione), che potrebbero strozzare la gola la compagine rendendo ingovernabile la città.
Partire dalla strada, fare il “porta a porta”, puntare sul rinnovamento, sulla coerenza politica e su una gestione diversa del potere pubblico, avere programmi seri e realizzabili sulle reali necessità della cittadinanza: un primo passo per guidare evitando “buche pericolose” che potrebbero sfasciare una compagine ancor prima di definirsi.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Nicola Squeo
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