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Molfetta, i preparativi della sfilata dei carri di carnevale: parla il cartapestaio Scardigno
08 febbraio 2010

MOLFETTA - Certo che si! Molfetta è proprio una bella città, tutto ed il contrario di tutto, il clima, temperato nella maggior parte dei mesi, non ci fa mancare una spruzzata di neve ogni tanto; i commerci in crisi il retail, prospera la GDO; il mare descritto in tempi non molto lontani da Goletta Verde come uno dei più puliti di Puglia, ora si scopre pieno di iprite; la Settimana Santa da un lato piena di devozione, dall’altro scopriamo che le separazioni sono in aumento; le attività industriali, arrancano per la mancanza di credito, poi il sindaco ci organizza la fase di espansione del PIP forse in una lama, la città delle tante banche che fanno prevalentemente raccolta, per poi scoprire che a Molfetta come nel resto d’Italia la gente non arriva a fine mese, e le oreficerie pullulano in centro così come i centri di raccolta dell’oro usato.
Ora anche il Carnevale, noi molfettesi lo coniughiamo con la tradizione, addirittura con la letteratura, sì, perché nel 1986 Orazio Panunzio, illustre letterato, autore di un pamphlet in titolato Messer Carnevale, riusciva a raccontare con l’abilità culturale che gli era propria, i sentimenti, le emozioni che egli provava alla visione di una sfilata in tema che percorreva le vie cittadine.
Poi la tradizione dicevamo, quella che fu e che vorremmo tornasse ad essere, nell’allegoria principe della manifestazione in questione, i carri.

Ci sono in città personaggi che contrariamente a quello succitato manifestano la propria arte, cultura, soggettività, attraverso imponenti composizioni. Olio di gomito, esempio ed intelletto, e vai! Sì è proprio questa la risposta che ci ha dato Vito Scardigno (nella foto di Corrado Antonelli, con i suoi collaboratori) quando abbiamo chiesto come si diventa cartapestai a Molfetta: «ho avuto sempre molta passione, mi sono impegnato la prima volta quarant’anni or sono, allorquando seguendo, con molta volontà, le magistrali esecuzioni dei miei maestri prof. Catacchio e prof. Modugno, riuscivamo ad organizzare nel migliore dei modi addirittura tre carri contemporaneamente, dando lustro al carnevale molfettese a tal punto che venivano da Putignano ad apprendere l’arte, poi loro, grazie anche al fattivo contributo degli enti preposti, hanno creduto nell’evento migliorando la propria esperienza a tal punto da rendere l’evento di importanza nazionale, invece qui da noi per molto tempo ci siamo fermati».
Si sentirebbe di poter organizzare una scuola per cartapestai?
«L’abbiamo chiesta più volte con la cooperativa “Il Veliero” presieduta da Giovanni Pappagallo, ma dall’ente comunale sono arrivate solo promesse, sembra ora che la Cooperativa Milleventi presieduta da Michele Sciancalepore, organizzatore tra l’altro delle giornate carnascialesche attuali, si sia impegnato in questo senso anche coinvolgendo la Formazione Professionale della Regione Puglia».
Quante professionalità coinvolge la costruzione di un carro?
«Esse sono molteplici, l’equipe è costituita da dieci persone con diverse specificità, meccanici, elettricisti, falegnami, pittori provenienti dall’Accademia delle Belle Arti. Mi preme sottolineare quest’anno il fatto che confezioniamo il primo carro allegorico elettrico alimentato da un gruppo elettrogeno».
Dal punto di vista economico costa molto questa passione?
«Beh, senza contare le ore di lavoro occorrenti, tenga presente che lavoriamo dalle ore 21 alle 24 ogni sera per due mesi, occorrono circa settemila euro di attrezzature (locazione del carro, del gruppo elettrogeno, costo del legno, del ferro, delle vernici)».
Quando si sente soddisfatto?
«E’ chiaro, quando è ultimato, ma io lo immagino prima, lo sento come un figlio».
Che ne pensa della decisione dell’amministrazione comunale di ritornare alla sfilata a Corso Umberto, dopo il trasferimento lo scorso anno in via Salvucci?
«Che vuole che le dica, è tornata nel luogo tradizionale, a noi ci vincola questo sito perché non possiamo superare i sei metri di altezza a causa della presenza dei cavi elettrici, però anche lo scorso anno è stato bello!».
 
 
Autore: Michele Mininno
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