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MOLFETTA. Esclusiva sul porto: il sindaco Azzollini pagherà 7,8 milioni di euro di risarcimento Prima tranche dei 22 milioni chiesti dalla ditta vincitrice dell'appalto per lo stop ai lavori
07 febbraio 2010

MOLFETTA - Ancora una clamorosa notizia in esclusiva per i lettori di Quindici: il sindaco Antonio Azzollini e la società Cmc (Cooperativa muratori e cementisti) di Ravenna, che sta eseguendo i lavori del nuovo porto di Molfetta, avrebbero sottoscritto una tregua che servirebbe al senatore a tacitare le polemiche e le richieste di risarcimento danni per i ritardi nei tempi previsti dal contratto.
In base a questo accordo, dopo l’ultimatum della ditta a riprendere i lavori, Azzollini riconoscerebbe, alla società vincitrice dell’appalto, un anticipo sulla somma da risarcire (che si aggirerebbe sui 22 milioni di euro su un'opera del valore complessivo di 57 milioni e 600mila euro), di ben 7,8 milioni di euro.
La Cmc riprenderebbe i lavori con la draghetta (nelle foto) fatta venire in fretta e furia dal senatore a Molfetta per dimostrare che l’attività continua, anche se da settimane è tutto fermo, come dimostrano le immagini nella galleria fotografica.
In tal modo si punterà ad eseguire alcuni lavori marginali, in attesa del completo sminamento dell’area per cui serviranno circa 2 anni di tempo. La Cmc, comunque, avrà sempre il diritto di richiedere l’ulteriore risarcimento, al quale non avrebbe rinunciato.
Dove prenderà il sindaco i 7,8 milioni di euro da versare alla ditta emiliana (un bel “regalo” alla Cmc)? Dal fondo per la costruzione del porto, fondo già insufficiente, di fronte a costi e tempi già abbondantemente lievitati.
Sul prossimo numero della rivista “Quindici” (in edicola dopo il 15 febbraio), continueremo a parlare di questa richiesta di risarcimento, di cui ci siamo occupati in anteprima nel numero di gennaio, fornendo altri particolari su un caso che rischia di far rimanere solo una chimera il nuovo porto e di costare milioni di danni ai cittadini, i quali dovranno sobbarcarsi l’onere di scelte frettolose, pagando di tasca propria le tasse necessarie a coprire il debito provocato dall’amministrazione comunale.

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