Molfetta e territorio nazionale, blitz antiprostituzione dei carabinieri
Reclutavano le ragazze in Sud America sfruttandole in Italia. Tra gli arrestati anche due molfettesi
MOLFETTA - Alle prime luci dell’alba, oltre 200 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Bari, supportati da un elicottero e da unità cinofile, hanno portato a termine un’importante operazione di polizia, che ha consentito di disarticolare un gruppo criminale, operante nella provincia di Bari e con ramificazioni a Lecce e Genova, dedito allo sfruttamento ed al favoreggiamento della prostituzione.
Una ventina sono stati i provvedimenti restrittivi in carcere, emessi dal GIP del Tribunale di Trani su richiesta della Procura della Repubblica di Trani che ha coordinato le indagini, eseguiti a carico di altrettanti soggetti che dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e all’induzione alla prostituzione, nonché al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, agli incendi ed alle estorsioni ai danni di alcune prostitute che si rifiutavano di pagare i loro “protettori”.
L'operazione conclude una complessa ed articolata attività avviata dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta verso la fine del 2008, quando i militari arrestarono il 32enne bitontino Giuseppe Robles (a capo dell’organizzazione) con le accuse di tentato omicidio e sfruttamento della prostituzione. L’uomo aggredì, picchiò e ferì con un colpo di arma da fuoco un 43enne andriese che, dopo aver consumato un rapporto sessuale a pagamento lungo la SP231 (ex SS98) a Terlizzi, si rifiutò di pagare l’intera prestazione. Conseguentemente seguirono nel febbraio del 2009 e nell’aprile dello stesso anno gli arresti di un 55enne e di un 32enne barese, sorpresi ad accompagnare quotidianamente sul luogo di lavoro (sempre la SP231 a Terlizzi) 6 prostitute di nazionalità spagnola, colombiana e polacca.
Le indagini proseguite ininterrottamente, a seguito anche degli incendi di alcuni casolari utilizzati per la prostituzione, e sviluppatesi con intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre a numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di delineare i contorni dell’organizzazione criminale, a struttura verticistica, in cui ogni sodale aveva dei compiti e ruoli ben definiti.
A capo vi era Giuseppe Robles, che emanava le direttive attraverso la sua “luogotenente”, la moglie Angela Vulpis, che gestiva, in assenza del consorte detenuto presso la casa circondariale di Trani o in regime di arresti domiciliari, gli introiti e le problematiche organizzative e logistiche dell’attività illecita.
Vi erano gli addetti alla stipula di fittizi contratti preliminari di compravendita dei casolari destinati alla prostituzione, ubicati principalmente lungo la SP231 di Terlizzi, che venivano conseguentemente registrati regolarmente presso l’Agenzia delle Entrate del capoluogo pugliese. Così facendo, la promessa di vendita risultava efficace al momento di un eventuale controllo delle Forze dell’Ordine, ma di fatto era destinata a non concretizzarsi mai, trasferendo comunque la disponibilità di utilizzo dell’immobile alla prostituta che lo occupava e sottraendo il reale proprietario alla responsabilità di dover rispondere di favoreggiamento della prostituzione.
Gli atti preliminari di acquisto erano, quindi, una situazione creata “ad hoc” per dare una parvenza di legalità all’attività illecita. Qualora le prostitute fossero state controllate dalle Forze dell’Ordine sarebbero state in grado di giustificare il possesso del casolare, sottraendo gli appartenenti al gruppo, proprietari degli immobili, ad eventuali responsabilità penali. Qualora le prostitute non erano in grado di versare il denaro relativo all’occupazione dei casolari che andava dai 350 euro giornalieri ai 1750 settimanali, venivano minacciate della conseguente chiusura e costrette a pagare con atti intimidatori come l’incendio delle loro autovetture.
Fondamentali per l’organizzazione erano coloro che si interessavano del reclutamento direttamente in Sudamerica delle ragazze da avviare sulla strada. Di questo si occupava principalmente una colombiana che, avvalendosi delle sue numerosissime conoscenze, contattava le prostitute facendole arrivare a Terlizzi in una sorta di vero e proprio “turn over”. Ad ogni partenza corrispondeva sempre l’arrivo di una nuova prostituta in modo da soddisfare una clientela sempre più numerosa. Le donne a loro volta da appartamenti in locazione o hotel cittadini di Bari venivano quotidianamente prelevate e accompagnate a Terlizzi dai cosiddetti “tassisti”, gli addetti al trasporto dell’organizzazione.
Ogni prostituta era preventivamente istruita, conosceva già prima del suo arrivo a chi rivolgersi per i vari spostamenti, nonché le persone cui versare i soldi sia per l’utilizzo del casolare che per l’azione di protezione promossa dai sodali. Il meccanismo di reclutamento era molto semplice: l’ingresso con visto turistico delle sudamericane attraverso la Spagna e la successiva circolazione pressoché libera nei paesi UE fino ad arrivare a Terlizzi.
Alla base dell’organizzazione vi erano infine i “guardiani”, che, oltre ad assicurare “protezione” alle straniere, si portavano dalle stesse nelle tarde ore pomeridiane per riscuotere il denaro da consegnare direttamente al capo che lo avrebbe poi ripartito tra i sodali e gestito, anche per il tramite della moglie, per le esigenze del gruppo.
Nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro 2 casolari, 1 container ed 1 roulotte dislocati lungo la SP231.
Questo l'elenco degli arrestati: Robles Giuseppe detto "Michele" di Palo del Colle, (1978); Vulpis Angela, moglie di Robles Giuseppe, di Palo del Colle (1982) agli arresti domiciliari; Mininni Pasquale detto “Sguercio” di Palo Del Colle (1961); Losapio Chiara, moglie di Minnini Pasquale e detta “Zia Chiara", di Paolo del Colle (1965); Dell'Edera Antonio di Casamassima (1964); Carfagnini Pasquale di Modugno (1946); Delfino Giuseppe, di Modugno (1968); Taurino Gaetano, di Sannicandro di Bari (1981) ; Liuzzi Pasquale, di Bari (1948);Colasanto Anna, moglie di Cincavalli Francesco, e detta “Antonella", di Cassano Murge (1972), agli arresti domiciliari; Peluso Anna Pasqua, detta “Angela” di Cassano Murge (1957);Manigrasso Matteo, di Cassano Murge, (1974); Hernandez Ortiz Lady Tatiana, colombiana residente a Bari (1974); Zraga Mohamed Ben Kalifa, tunisino residente a Corato e detto “Chery" (1972); Andriani Giuseppe, di Molfetta (1962); Novello Carlo, di Molfetta (1951); Cincicavalli Francesco, detto “Antonio”, di Cassano Murge e già detenuto (1967).