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Molfetta, domani il giornalista-scrittore Pino Aprile al “Ghigno” presenta il suo libro “Terroni”
24 maggio 2010

MOLFETTA - Lo scrittore e giornalista Pino Aprile ("L'infedele", La7 di Gad Lerner), domani alle 19 presenta il suo librto “Terroni” alla libreria Il Ghigno di Molfetta.
«Gli investimenti per opere pubbliche al Sud scendono alla metà in cinque anni (1991-1996); nello stesso periodo, il Pil del Meridione precipita sotto il livello del 1991; si perdono 600.000 posti di lavoro: quasi uno su dieci, un disastro che non ha precedenti storici e siamo gli unici in Europa con tassi di occupazione tanto diversi fra zone dello stesso paese.
I soldi che vanno al nord ci vanno in silenzio o"vanno al paese"... al contrario, i soldi che vanno al Sud sono annunciati. Ma non è detto che poi ci vadano
...».
Giornalista e scrittore, pugliese, residente ai Castelli Romani, anni di lavoro a Milano. Ha cominciato la sua carriera giornalistica lavorando alla “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari, poi per altri giornali. E’ stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente; per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale di approfondimento del Tg1, Tv7.
Per Piemme ha scritto Il trionfo dell’Apparenza, sul deludente esordio del terzo millennio, Elogio dell’imbecille, Elogio dell’errore, accolti con successo e tradotti in molti paesi, adottati in alcuni corsi universitari di management. In Spagna, Elogio dell’imbecille è stato a lungo in testa alle classifiche.
Dopo le dimissioni da Gente, si è dedicato alla sua “malattia”, la vela (ha anche diretto il mensile Fare Vela e scritto libri di mare e vela per Magenes, Il mare minore, A mari estremi, e per Electa-Mondadori, Mare, uomini, passioni). E non intende smettere...

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Da un po di tempo a questa parte la "questione meridionale" sembra essere tornata prepotentemente alla ribalta del dibattito pubblico nazionale. Siamo però costretti a constatare - con estreme rammarico - che le tendenze che dominano la discussione, ripropongono una visione dei rapporti Nord-Sud che potrebbe essere definita "neo-colonialista". “Sprovincializzazione” deve dunque diventare la parola d'ordine degli intellettuali meridionali – e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà – interessati in un processo di trasformazione reale e radicale dei propri contesti e di tutte le “periferie”. Il che significa mantenere sempre una visione globale delle cose (perché le ragioni profonde del degrado delle nostre realtà hanno ben poco a che vedere con le azioni che possono permettersi i politici locali: essi sono solo teatranti che credono di stare recitando una farsa e ancora non si sono accorti di essere capitati invece nel bel mezzo di una tragedia!) e, soprattutto, smettere di guardare al “centro”, al Nord per trarre un metro di paragone attraverso il quale giudicare quello che accade da noi. Guardiamo piuttosto agli altri “mezzogiorni”; cerchiamo contatti con chi, in quei luoghi, come noi è animato da una volontà di trasformazione; iniziamo con questi soggetti percorsi che possano portare di fronte alle istituzioni comunitarie un movimento vasto che chieda una riforma profonda dell'Unione. Questo non solo ci farà uscire dalla solitudine e dalla sudditanza nei confronti del Nord (che non è tanto una realtà concreta, quanto un'ideologia), ma porrà un argine alle esasperate ed isteriche rivendicazioni localistiche che oggi infiammano l'intera Europa e, forse, permetterà alle nostre speranze di non rimanere soltanto su fogli di carta.


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