Molfetta, crisi della dialettica democratica in consiglio comunale. La maggioranza continua a tacere sulla decisione del Tar
La nostra città al centro del discorso di apertura della biennale della Democrazia, a Torino, come esempio di distorsione della democrazia
MOLFETTA - Anche ieri la maggioranza si è rifiutata in consiglio comunale di esprimersi sulla bocciatura della Giunta da parte del Tar e del Consiglio di Stato, e sull'annullamento di tutti gli atti di quest'ultima.
L'aria era molto tesa, fra i banchi della sala Carnicella, e la voglia di parlare dell'amministrazione era davvero scarsa, le voci appesantite, ma pronte a rivendicare il diritto di “tacere”.
Le interrogazioni di Nicola Piergiovanni sull'edilizia vengono frettolosamente liquidate e un sindaco Azzollini (foto) molto distratto elenca velocemente i componenti della nuova Giunta. Talmente distratto da uscire dalla sala consigliare nel bel mezzo dell'intervento del consigliere Giovanni Abbattista, che definisce disdicevole il comportamento del nostro sindaco. Quest'ultimo, infatti, si è difeso dalle denunce dell'opposizione, a seguito dei numerosi fallimenti politici, infangando la condotta professionale del consigliere del PD. L'ufficio stampa, pagato dai cittadini per rendere trasparente l'operato dell'amministrazione e per permettere la partecipazione politica della gente, è stato utilizzato per un attacco personale, mentre gli atti amministrativi restano oscuri.
Inoltre, Abbattista afferma di non aver mai ricevuto nessun incarico dal Comune, ma resta spregevole anche la strumentalizzazione dell'operato di una terza persona, estranea ai fatti politici, per attaccare una fazione politica e in particolare il consigliere stesso.
Durante la campagna elettorale un sostenitore di Mino Salvemini affisse, senza l'autorizzazione del candidato sindaco, dei manifesti che attaccavano non solo la maggioranza, ma anche terze persone. Per questo, Mino Salvemini non esitò ad ordinare l'eliminazione dei manifesti dalle plance elettorali, come ha ricordato Abbattista. Ma per Azzollini ogni mezzo, anche le menzogne, è plausibile per alimentare il consenso. Quelle menzogne che hanno portato Molfetta al centro del discorso di apertura della biennale della Democrazia, a Torino, come esempio di distorsione della democrazia.
E alla richiesta di chiarimenti sulla questione della nuova giunta, Marzano risponde chiedendo il ritiro del punto, in quanto ritenuto un' “invadenza di campo”. L'amministrazione, infatti, sta già prendendo dei provvedimenti, vista la decisione del Tar di invalidare gli atti della giunta.
Dopo la diserzione ingiustificata di tutta la maggioranza nella scorsa riunione consigliare, la maggioranza si rifiuta ancora di rendere pubbliche le azioni politiche che dovrebbero corrispondere ad un'opera di rappresentazione popolare. Proprio quella politica che deriva la sua legittimità dall'emanazione popolare e che dovrebbe confrontarsi con la gente, conformandosi alle sue esigenze, cerca di evadere dai principi basilari di coinvolgimento popolare.
“Ho paura che qui si voglia tappare la bocca ed evitare il dibattito” afferma il consigliere Mario de Robertis. Secondo Gianni Porta si sta rinunciando alla possibilità fondamentale di parlare.
Ma, per Mino Salvemini, mancano le condizioni per accettare la questione pregiudiziale posta da Marzano. Quest'ultimo, infatti, “non ha detto a quali provvedimenti l'amministrazione sta facendo riferimento per approvare gli atti precedenti”. La questione pregiudiziale necessita di essere adeguatamente argomentata. E quando il presidente del Consiglio Nicola Camporeale, incurante di tutto, decide di mettere ugualmente al voto la richiesta di Marzano, Salvemini minaccia di interpellarlo.
La maggioranza, allora, approva la proposta, permettendo al sindaco Azzollini di continuare a leggere il suo giornale e di tacere su tutto ciò che sta accadendo in questa città.
Ogni frammento di dialettica democratica continua ad essere calpestato dalla maggioranza.
Tutte le azioni politiche molfettesi sembrano ormai decise nei tribunali, mentre i consiglieri pensano di poter usufruire di quelle comode poltrone stando lontano da tutti. Dall'opposizione, dalla stampa, dai cittadini, dalla città. La mortificazione della democrazia sembra ormai una bruciante realtà.
Autore: Giacomo Pisani