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Molfetta, crisi della dialettica democratica in consiglio comunale. La maggioranza continua a tacere sulla decisione del Tar La nostra città al centro del discorso di apertura della biennale della Democrazia, a Torino, come esempio di distorsione della democrazia
05 maggio 2009

MOLFETTA - Anche ieri la maggioranza si è rifiutata in consiglio comunale di esprimersi sulla bocciatura della Giunta da parte del Tar e del Consiglio di Stato, e sull'annullamento di tutti gli atti di quest'ultima. L'aria era molto tesa, fra i banchi della sala Carnicella, e la voglia di parlare dell'amministrazione era davvero scarsa, le voci appesantite, ma pronte a rivendicare il diritto di “tacere”. Le interrogazioni di Nicola Piergiovanni sull'edilizia vengono frettolosamente liquidate e un sindaco Azzollini (foto) molto distratto elenca velocemente i componenti della nuova Giunta. Talmente distratto da uscire dalla sala consigliare nel bel mezzo dell'intervento del consigliere Giovanni Abbattista, che definisce disdicevole il comportamento del nostro sindaco. Quest'ultimo, infatti, si è difeso dalle denunce dell'opposizione, a seguito dei numerosi fallimenti politici, infangando la condotta professionale del consigliere del PD. L'ufficio stampa, pagato dai cittadini per rendere trasparente l'operato dell'amministrazione e per permettere la partecipazione politica della gente, è stato utilizzato per un attacco personale, mentre gli atti amministrativi restano oscuri. Inoltre, Abbattista afferma di non aver mai ricevuto nessun incarico dal Comune, ma resta spregevole anche la strumentalizzazione dell'operato di una terza persona, estranea ai fatti politici, per attaccare una fazione politica e in particolare il consigliere stesso. Durante la campagna elettorale un sostenitore di Mino Salvemini affisse, senza l'autorizzazione del candidato sindaco, dei manifesti che attaccavano non solo la maggioranza, ma anche terze persone. Per questo, Mino Salvemini non esitò ad ordinare l'eliminazione dei manifesti dalle plance elettorali, come ha ricordato Abbattista. Ma per Azzollini ogni mezzo, anche le menzogne, è plausibile per alimentare il consenso. Quelle menzogne che hanno portato Molfetta al centro del discorso di apertura della biennale della Democrazia, a Torino, come esempio di distorsione della democrazia. E alla richiesta di chiarimenti sulla questione della nuova giunta, Marzano risponde chiedendo il ritiro del punto, in quanto ritenuto un' “invadenza di campo”. L'amministrazione, infatti, sta già prendendo dei provvedimenti, vista la decisione del Tar di invalidare gli atti della giunta. Dopo la diserzione ingiustificata di tutta la maggioranza nella scorsa riunione consigliare, la maggioranza si rifiuta ancora di rendere pubbliche le azioni politiche che dovrebbero corrispondere ad un'opera di rappresentazione popolare. Proprio quella politica che deriva la sua legittimità dall'emanazione popolare e che dovrebbe confrontarsi con la gente, conformandosi alle sue esigenze, cerca di evadere dai principi basilari di coinvolgimento popolare. “Ho paura che qui si voglia tappare la bocca ed evitare il dibattito” afferma il consigliere Mario de Robertis. Secondo Gianni Porta si sta rinunciando alla possibilità fondamentale di parlare. Ma, per Mino Salvemini, mancano le condizioni per accettare la questione pregiudiziale posta da Marzano. Quest'ultimo, infatti, “non ha detto a quali provvedimenti l'amministrazione sta facendo riferimento per approvare gli atti precedenti”. La questione pregiudiziale necessita di essere adeguatamente argomentata. E quando il presidente del Consiglio Nicola Camporeale, incurante di tutto, decide di mettere ugualmente al voto la richiesta di Marzano, Salvemini minaccia di interpellarlo. La maggioranza, allora, approva la proposta, permettendo al sindaco Azzollini di continuare a leggere il suo giornale e di tacere su tutto ciò che sta accadendo in questa città. Ogni frammento di dialettica democratica continua ad essere calpestato dalla maggioranza. Tutte le azioni politiche molfettesi sembrano ormai decise nei tribunali, mentre i consiglieri pensano di poter usufruire di quelle comode poltrone stando lontano da tutti. Dall'opposizione, dalla stampa, dai cittadini, dalla città. La mortificazione della democrazia sembra ormai una bruciante realtà.
Autore: Giacomo Pisani
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Con questo articolo di fondo del filosofo ateniese, liberamente tradotto da MONTANELLI, quest'ultimo aprì il suo Giornale una mattina del maggio 1992. Uno dei tanti colpi di genio del grande vecchio, che fece appunto commentare a PLATONE, con un testo di inaudita attualità i fatti di Tangentopoli. Quando LA CITTA' retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l'aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l'immunità con dosi sempre massicce d'indulgenza verso ogni sorta d'illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva d'uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi da rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l'ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c'è da meravigliarsi che l'arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l'anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle? In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell'uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l'unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell'anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell'autoritarismo? Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri. Una è l'oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L'altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l'inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo. Platone Un testo che conserva la sua attualità anche oggi....







Sembra una partita di calcio anomala. La palla da Piergiovanni diagonalmente verso Azzollini il quale, dopo un veloce studio della posizione degli avversari, lancia Camporeale subito contrastato da Minuto che a sua volta viene spostata da una spallata ai limiti del regolamento da Amato. Camporeale reclama il fallo, ma l'arbitro fa continuare. Lunga lancio di Amato verso Abbattista ma capisce tutto Salvemini che intercetta, fa sua la palla e lancia verso l'area avversaria dove attende Piergiovanni. Colpo di testa di Marzano, palla rapinata da Abbattista ma Salvemini ferma il gioco per un presunto fallo di Marzano su Piergiovanni, nel frattempo rimasto a terra infortunato. Infortunio piuttosto serio, a quanto pare. Il capitano Azzollini reclama e sbraita verso l'arbitro asserendo che Piergiovanni sta fingendo per allungare il recupero, che danneggerebbe la sua squadra. Parapiglia in campo e sugli spalti. Azzollini continua nel suo show personale, protestando vivacemente e scurrilmente scatenando l'ira delle tifoserie. A questo punto il capitano avverso Salvemini ritiene che non ci siano le condizioni del proseguimento della disputa. Dopo l'intervento della forza pubblica, finalmente gli animi si riappacificano in campo e sugli spalti. Si decide così di riprendere la sfida ma, al momento di ricominciare, non si trova la palla. Si decide di mettere in campo le palle di riserva: mancano pure quelle. Inutile la ricerca; non ci sono le palle. Senza palle, si chiede, come si gioca? Chi ha trafugato le palle? Come si fa senza palle? Resta così la decisione di rimborsare gli spettatori. Qualcuno si chiede. Hanno anche quest'ultimi perso le loro palle? Il futuro ci darà la risposta al quesito pallonario. Che palle!!



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