Molfetta brucia
Parafrasando il celebre film di René Clément, ispirato all’omonimo libro di Larry Collins e Dominique Lapierre riferito a Parigi, possiamo tranquillamente dire che “Molfetta brucia”. Dall’inizio dell’anno sono 22 le vetture andate in fiamme durante la notte. Se si considera che nel 2011, in 12 mesi, erano state una quarantina, pensare che in meno di tre mesi siamo già a quota 22, fa spavento. Si tratta di un fenomeno chiaramente criminale, che non può essere sbrigativamente etichettato come autocombustione, come piacerebbe ad Antonio Azzollini, sindaco-senatore-incompatibile, come “Quindici” l’ha più volte definito. Né occorre attendere una denuncia di estorsione per smuovere l’associazione antiracket, che anch’essa sottovaluta la pericolosità di queste azioni dimostrative, per sancire il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, che punta a mettere le “mani sulla città”. La gente, i cittadini, hanno paura soprattutto di fronte all’ignoto, soprattutto perché pagano di persona un prezzo alto e di tasca propria, all’inerzia delle istituzioni di fronte a questo pericolo, inerzia che diventa colpevole quando da parte dell’amministrazione comunale di centrodestra si afferma che «Molfetta è una città tranquilla». La sicurezza, invece, è a rischio soprattutto quando un fenomeno criminale dura nel tempo, senza che si riesca a reprimerlo, anzi, in 4 anni, si può parlare sicuramente di escalation. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma non si sentono affiancate dalle istituzioni cittadine, i vigili urbani vengono ostacolati dagli stessi organi di governo della città. Non dimentichiamo quello che è avvenuto con l’ing. Rocco Altomare, uomo di fiducia del sindaco ed ex dirigente del settore territorio, arrestato nell’ambito dell’operazione sui presunti scandali edilizi e scarcerato per decorrenza dei termini dopo 6 mesi. Dalle indagini è emerso che Altomare avrebbe ostacolato la Polizia Municipale (come racconta a “Quindici” in altre pagine di questo numero, il maresciallo Picca della Polizia edilizia) nello svolgimento delle sue attività. L’illegalità diffusa soprattutto per quanto riguarda i fruttivendoli abusivi, poi legalizzati dal sindaco, malgrado un’inchiesta della magistratura e i successivi blitz dei carabinieri, è ormai una costante a Molfetta e la pratica della tolleranza punta ad arrivare all’assuefazione da parte dell’opinione pubblica, che – secondo questa folle teoria – finirà per accettare una realtà e a conviverci, come avviene in altre parti del mondo, dove i fenomeni criminali sono ormai un destino ineluttabile del territorio. “Quindici”, giornale libero che da anni lancia l’allarme sicurezza, non ci sta e, non volendo pensare ad un collegamento fra la criminalità e la politica, come è avvenuto altrove, che sembra impossibile per la nostra realtà, si chiede cosa aspetti il sindaco a reagire? Invece, come risposta a questa situazione di insicurezza, il partito del padrone Berlusconi, a cui è affiliato il vassallo sen. Azzollini, partorisce un comunicato stampa, non si sa quanto condiviso o meno dallo stesso sindaco, in cui accoglie in parte l’allarme sicurezza. «Sosteniamo da tempo, e in tutte le sedi, che il problema degli incendi di autovetture non può essere archiviato come una continua quanto improbabile serie di autocombustioni – dice il comunicato del Pdl, firmato dal coordinatore Pasquale Mancini -. È un problema che va intercettato e “spento” prima che divenga emergenza (oggi se ne accorgono, ndr). Questo non solo per il danno economico che provoca o per i gravi pericoli reali cui espone le famiglie che risiedono ai piani più bassi. Il rischio più profondo è quello che non potremo mai misurare: quel subdolo clima di insicurezza (senti, senti… ndr) che il ripetersi di questi episodi potrebbe insinuare nei cittadini. L’insicurezza genera paura, assuefazione… vulnerabilità». E dopo questo “pistolotto” per strappare qualche applauso ai suoi ciechi (e interessati) sostenitori, arriva la comica finale: «La Molfetta di oggi è una città sicura: in un recente comunicato volto a contrastare la soppressione del Tribunale (il Pdl ha già garantito l’impegno sostanziale del Sen. Azzollini a difesa del nostro Tribunale) l’Ordine degli Avvocati ha osservato una significativa diminuzione dei reati, in controtendenza rispetto all’analogo dato del circondario». Insomma, abbiamo… scherzato! Qui è tutto tranquillo. Peccato che proprio qualche giorno fa i carabinieri abbiano scoperto un traffico di droga, al cui vertice vi era un cittadino albanese residente a Molfetta e da qui dirigeva tutto il traffico internazionale. Questo non dice nulla al Pdl? Non c’è il sospetto che la città possa essere diventata un centro di controllo della criminalità organizzata con la partecipazione di malavitosi di altri Comuni che hanno scelto Molfetta come quartier generale per le loro azioni criminali, compresi gli incendi nelle altre città vicine. Cosa ne dicono i carabinieri? Cosa pensano le autorità inquirenti? La Procura della Repubblica ha aperto un’indagine? L’opposizione di centrosinistra, finora ha avuto solo una insufficiente reazione a questi fenomeni criminali. E’ più presa dalle sue difficoltà interne e dalla scelta del candidato sindaco con il timore che Tommaso Minervini, oggi aderente a Sel, possa ripetere l’operazione di coinvolgimento del centrodestra del 2001, pur di diventare sindaco, dividendo il centrosinistra e favorendo indirettamente Azzollini. Intanto ci chiediamo: il sindaco che ancora una volta tace, impegnato nelle sue giornate romane, condivide questa uscita del coordinatore del Pdl, Mancini, o è una scheggia impazzita? Oppure c’è una strategia dietro questa comunicazione? Una cosa sarebbe utile: commissariare questa città di fronte alla manifesta incapacità di chi la governa. Ci auguriamo che il Prefetto di Bari, eserciti, almeno di fronte a questi fenomeni, un’attività sostitutiva, convocando subito un vertice sull’ordine pubblico, prima che la situazione diventi incontrollabile, anche alla luce di possibili organizzazioni di attività criminali sul territorio: il recente arresto dell’albanese che dirigeva il traffico della droga e altri episodi sono un significativo segnale. Serve anche un po’ di coraggio nel riconoscere gli errori. Se il documento del Pdl è un’apertura su questo problema, ben venga, ma si cominci ad agire subito con la collaborazione di tutti dagli amministratori alle forze dell’ordine, dai cittadini ai media. Il sindaco Antonio Azzollini non ha più alibi, né scusanti, deve agire subito. Noi anche da soli, la nostra parte la stiamo facendo da tempo, lanciando l’allarme sicurezza. Ci auguriamo che la facciano anche gli altri, prima che sia troppo tardi.
Autore: Felice de Sanctis