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Molfetta, abbandonata ai vandali. Un lettore scrive a “Quindici”: distrutta la targa stradale di via Nassirija davanti al comando dei carabinieri
26 aprile 2013

MOLFETTA – Un lettore ci scrive indignato per l’ennesimo atto vandalico avvenuto a Molfetta, dove in questi anni il problema della sicurezza è stato sottovalutato dall’amministrazione di centrodestra guidata dal sen. Antonio Azzollini, che ha permesso l’illegalità diffusa. La mancanza di regole ha prodotto solo vandalismo e degrado della città ridotta a uno stato pietoso.
L’ultimo atto vandalico è stato compiuto perfino sotto gli occhi dei carabinieri, davanti alla caserma della Compagnia con la distruzione della targa stradale che ricorda i militari caduti a Nassirija.
A segnalarlo a “Quindici” è un lettore che manda una lettera indignata accompagnata dalla foto che mostra il palo decapitato.
Ecco la lettera: «Il 12 Novembre 2003 avviene il primo grave attentato di Nassirija. Alle ore 10:40 ora locale, le 8:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili. Il Carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base "Maestrale", riuscì ad uccidere i due attentatori suicidi, tant'è che il camion non esplose all'interno della caserma ma sul cancello di entrata, evitando così una strage di più ampie proporzioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nasiriyya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell'esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica. L'altra sede, "Libeccio", distante poche centinaia di metri dalla prima, fu danneggiata anch'essa dall'esplosione.
L'attentato provocò 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Gli italiani sono:
  • i carabinieri
    • Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte
    • Giovanni Cavallaro, sottotenente
    • Giuseppe Coletta, brigadiere
    • Andrea Filippa, appuntato
    • Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
    • Daniele Ghione, maresciallo capo
    • Horacio Majorana, appuntato
    • Ivan Ghitti, brigadiere
    • Domenico Intravaia, vice brigadiere
    • Filippo Merlino, sottotenente
    • Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte
    • Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
  • i militari dell'esercito
    • Massimo Ficuciello, capitano
    • Silvio Olla, maresciallo capo
    • Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
    • Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
    • Pietro Petrucci, caporal maggiore
  • i civili
    • Marco Beci, cooperatore internazionale
    • Stefano Rolla, regista
Nell'azione sono rimaste ferite altre persone:
  • i carabinieri
    • tenente Riccardo Ponzone,
    • maresciallo A.s.UPS Vittorio De Rasis,
    • maresciallo Ca. Maurizio Lucchesi,
    • maresciallo O. Antonio Lombardo,
    • maresciallo Marilena Iacobini,
    • maresciallo Riccardo Saccottelli,
    • brigadiere Maurizio Bissoli,
    • brigadiere Cosimo Visconti,
    • vicebrigadiere Paolo Di Giovanni,
    • vicebrigadiere Fabio Fedeli,
    • vicebrigadiere Roberto Gigli,
    • vicebrigadiere Pietro Livieri,
    • appuntato scelto Antonio Altavilla,
    • appuntato scelto Marco Pinna,
    • appuntato scelto Roberto Ramazzotti,
    • appuntato Ivan Buia,
    • appuntato Agostino Buono,
    • carabiniere scelto Mario Alberto Calderone,
    • carabiniere scelto Matteo Stefanelli
  • i civili
    • Aureliano Amadei, aiuto regista di Stefano Rolla.
In tutto i feriti nell'azione terroristica sono stati 58.[*]
In ricordo della strage a Molfetta si decise d'intitolare il tratto di strada prospiciente la caserma della locale Compagnia Carabinieri alle vittime dell'attentato. Fin'ora la pietra col nome della via campeggiava sul palo metallico in un apposito sostegno che la teneva ferma, di fronte all'ingresso principale della caserma.
Nella giornata di ieri, 25 Aprile, mentre camminavo per dirigermi all'appuntamento per trascorrere qualche ora in compagnia, con somma delusione ho notato che mancava qualcosa: la pietra recante il nome della via, con tutto il sostegno metallico era sparita e per terra erano presenti dei pezzi di pietra frantumati. Ho subito fotografato il palo restante ed i frammenti lapidei.
 

 

Visto quanto sta succedendo negli ultimi tempi è molto difficile ce si sia trattato di un avvenimento fortuito ed incidentale; molto probabilmente si tratta di un furto o di un atto vandalico (e Molfetta non è nuova a tali atti). Questo episodio è come se avessero ucciso una seconda volta le vittime dell'attentato.  Ormai non c'è più rispetto nè per le persone nè per le cose e la recrudescenza di episodi simili (spesso dovuti ad ignoranza) mentre il Paese è in mano ad individui che pensano solo al loro tornaconto e ad occupare le "poltrone", litigando tra loro come cane e gatto ed attaccandosi reciprocamente, così da lasciare la nazione nel caos più completo senza soluzioni per un futuro più vivibile (pur conoscendo le enormi potenzialità del territorio italiano) quando basterebbe un minimo di buonsenso per cominciare a risolvere i numerosi problemi che affliggono la nazione, tutto ciò, unito ai problemi personali, mi lasciano nello sconforto più completo.

Michele A.»
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