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Mimmo Amato e Mizio Vilardi in un convincente “Mélange” Una piacevole serata culturale all’Aneb
15 dicembre 2017

Una felice intuizione di Mimmo Amato ha dato vita alla bella serata Mélange, realizzata all’Aneb di Molfetta, in presenza del presidente, prof.ssa Annetta La Candia, e di un nutrito e partecipe pubblico. Alla base della serata l’idea di sperimentare le potenzialità espressive del linguaggio dialettale, ponendolo a confronto con i classici della poesia internazionale. L’intenzione risulta pienamente coerente rispetto al percorso di artista dell’Amato, valido poeta in molfettese, che riesce a dar voce alla vena intima dell’idioma cittadino, avvalendosene per mezzo di una ricerca attenta alle molteplici potenzialità sonore e semantiche di tale strumento. In questo, il suo itinerario si intreccia felicemente con quello del giovane Mizio Vilardi, trentenne cantautore molfettese, che, nelle sue composizioni in dialetto, si esprime su livelli di evidente nobiltà. Così, Mélange, alla cui realizzazione hanno contribuito anche Gigi De Santis e Tania Adesso, si sviluppa lungo due direttrici. Amato presenta le sue traduzioni di testi di Prévert e Neruda, a lui molto cari, ma anche di un famosissimo sonetto petrarchesco di anniversario (RVF LXI) e del dantesco canto di Paolo e Francesca, del quale l’artista sembra prediligere l’interpretazione romantica. Il gioco scenico riesce felice per l’intensità dell’interpretazione, ma anche per la deliziosa vocazione al pastiche linguistico, perché Amato passa inaspettatamente e senza soluzione di continuità dal dialetto alla lingua, declamando anche testi in francese e spagnolo. Ciò mantiene costantemente desta l’attenzione del pubblico, determinando una continua rimodulazione del flusso dei versi e rivelando l’ironia dell’ideatore della pièce, spesso declinata nelle forme dell’autoironia. Tra un testo e l’altro, Amato introduce inserti di avanspettacolo, che hanno la funzione di divertire il pubblico e predisporlo al successivo ascolto delle composizioni d’autore. Nel gioco scenico, sono incastonati anche bei versi d’amore dello stesso Amato (Të so ddittë nê bësciàië e Scènghë nzòtt’all’acquë), recitati in dialetto e in lingua spagnola, nella versione di Adrian De Palma, Presidente del Centro pugliese de Bahía Blanca y Región. Notevoli le esibizioni alla chitarra di Mizio Vilardi (artefice di Flow, per la colonna sonora della fiction Rai Tutto può succedere, e dell’Ep Radici sotto i piedi), che esegue in apertura di serata l’intenso Lë nóttë pórtë sémbë (di sua composizione), ma anche una traduzione, da lui realizzata e musicata, di El beso di Pablo Neruda. L’artista si fa apprezzare non solo come cantautore, ma anche come raffinato interprete dell’Hallelujah di Coen e di un evergreen come Io che amo solo te di Endrigo (nell’arrangiamento di Bacalov). Con quest’ultimo riesce a coinvolgere il pubblico, in un’atmosfera di notevole suggestione. Molteplici sono i pregi di quest’artista, che rivela grande finezza in difficili passaggi di registro, riuscendo struggente nei gravi e preciso e misurato negli acuti. Soprattutto, però, ciò che colpisce è la dolcezza, che, nonostante l’interessante timbro sia decisamente diverso, ci ha ricordato la sensibilità di certe esecuzioni di James Taylor. Una serata dunque all’insegna del dialetto molfettese (e non solo), che ha ricordato, grazie ad Amato e Vilardi, quale sia la strada maestra che l’espressività nel nostro idioma deve percorrere: quella della ricerca, dell’attenzione alle sonorità e alle molteplici connotazioni lessicali. Affinché esso sia piegato all’estrinsecazione delle emozioni più profonde attraverso la parola che scolpisce o modella con delicatezza e non esclusivamente alla vocazione istrionica, tesa a strappare una facile risata. © Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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