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Messa in Cattedrale ieri per l'anniversario della morte di don Tonino
21 aprile 2005

MOLFETTA – 21.4.2005 Celebrata ieri sera, dal vescovo della Diocesi, mons. Luigi Martella, nella Cattedrale di Molfetta una messa in ricordo del 12° anniversario della scomparsa dell'amato vescovo don Tonino Bello. Per l'occasione è stato distribuito un cartoncino-ricordo, a cura della Fondazione “Don Tonino Bello” di Alessano (Le) con la foto dello stesso don Tonino con Papa Wojtyla e uno scritto relativo alla visita, scritto il 18 dicembre 1986 che riportiamo di seguito: Eccomi, finalmente, nell'anticamera del Papa. Altri vescovi, anch'essi convocati per la visita “ad limina”, attendevano il loro turno, puntualmente scandito da un arco di dieci minuti. Che cosa mi avrebbe chiesto, e che cosa gli avrei risposto? Mi son tornati antichi timori, al punto che, quando il primo vescovo è uscito dall'udienza, ho frenato a stento la tentazione di chiedergli se le domande... erano difficili. Prima di me è entrato dom Helder Camara, l'apostolo brasiliano, pallido di emozione come la sua veste. Poi è venuto il mio turno. E solo quando il Papa mi ha abbracciato e mi ha fatto sedere accanto a sé, il timore è scomparso, e ho provato nettissima la sensazione di stare a parlare con Pietro. Per un arcano sovrapporsi di immagini, la tunica bianca ha preso le pieghe della veste del pescatore, il volto scavato da qualche ruga mi è parso abbrustolito dal sole, e la voce ha assunto la cadenza del dialetto di Cafarnao. - Molfetta è sul mare? - Sì, Pietro, è sul mare. Un mare più grande di quello di Galilea... - E qual è l'attività principale degli abitanti? - Pescatori, Pietro. Pescatori come te. E viaggiatori infaticabili su tutte le strade del mondo. Come te, come Paolo, come Filippo, come Tommaso... - Amano il Signore Gesù? - Come te, Pietro. Lo amano da morire. Ma lo tradiscono, anche. Come te...anzi, più dite. La mano del Pescatore cercava Molfetta su una carta geografica, e quando il dito si è finalmente arrestato, Pietro ha fissato i suoi occhi profondi nei miei. Allora ho riconosciuto Karol Wojtyla e, insieme alla forza del suo sguardo, ho sperimentato il senso delle parole di Gesù: “Pietro, conferma i tuoi fratelli”. Mi ha chiesto se in diocesi ci sono molti poveri. Se le mie città sono violente. Se la speranza vi è di casa. Se la fiducia convive con i giovani. Se la fede del popolo è inquinata. Se i sacerdoti sono generosi fino alla follia. Se i laici vivono con autenticità i valori del Vangelo... Non ricordo che cosa gli ho risposto. Forse mi sono espresso con impacciata forzatura, così come un uomo innamorato può parlare della sua donna. Mi ha chiesto della cattedrale di Ruvo. Ha voluto sapere se quelli di Terlizzi si chiamano terlizzani o terlizzesi. Mi ha domandato dell'etimologia di Giovinazzo. Mi ha incaricato di dare un saluto alle Suore e al Seminario Regionale, e di portare la sua benedizione agli ammalati. Dieci minuti, veloci come dieci secondi, in cui si sono come “densificate”, le emozioni di tutta una vita. Arrivederci Pietro. Quando mi hai abbracciato con la tenerezza di una fraternità antica, mi sono accorto che le tue spalle si sono incurvate sotto il peso del mondo. Per questo, da oggi, ti voglio più bene. Don Tonino, Vescovo
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