Mercato ortofrutticolo, pignorati mobili e attrezzature ai concessionari
Un lungo contenzioso tra il Comune e gli operatori che rifiutano una doppia tassazione
La SESIT di Molfetta ha nuovamente pignorato i mobili e le attrezzature dei concessionari ortofrutticoli per somme che si aggirano attorno ai sessanta milioni (per due posteggi) e lire trenta milioni (per un solo posteggio), oltreché per spese accessorie abbastanza consistenti. Vi è da dire, comunque, che appare assai dubbio il comportamento della SESIT poiché, a rigore di una norma civilistica tuttora vigente, non è previsto il pignoramento e, quindi (dopo il trascorrere di 10 giorni dalla data del verbale), la loro vendita al pubblico incanto, degli “strumenti” di lavoro.
La notizia ha suscitato una serie di polemiche in quanto riviene da una vecchia disputa tra il Comune e gli operatori del mercato e verte l’applicazione della tassa di occupazione spazi ed aree pubbliche per gli anni ‘94-’96 (nel mentre sono pendenti liti di contenzioso per gli anni ’97 e ’98, con l’ultimo periodo 1999-2001 tuttora aperto ad altre possibili controversie).
Fin qui la ricostruzione dell’avvenimento, non ignorando, per amore di verità, che la vertenza si era trascinata per molti anni e che la Giunta di Guglielmo Minervini aveva sospeso la esecutività degli atti della GESTOR e della SESIT, proprio per evitare una esasperazione del conflitto con gli operatori del mercato e nel tentativo di avviare a soluzione il problema della doppia tassazione (TOSAP e Canone di concessione), per altro riveniente dal lontano 1984.
Piccola cronistoria della vicenda
Proviamo ora a riferire sui fatti rilevando, per intanto, che l’amministrazione Minervini aveva proposto una definizione agevolata del tormentato contenzioso, utilizzando una legge dello Stato, la n° 448/98 (finanziaria ’99) che prevedeva la possibilità di sanare la controversia, anche con effetto retroattivo, attraverso un accordo tra le parti.
In particolare tale accordo, proposto in forma di delibera al Consiglio Comunale sin dall’ottobre 1999, prevedeva il pagamento del 50% del dovuto oltre ai connessi e conseguenti interessi, nonché una dilazione di pagamento con il massimo possibile della rateazione.
Purtroppo, per diverse ragioni anche di natura politica, la definizione agevolata non è mai diventata atto deliberativo, con il suo rinvio al Commissario Prefettizio in carica al quale si sono nuovamente rivolti i concessionari, non appena si è insediato al Comune di Molfetta, senza ricevere alcun riscontro concreto e positivo.
Di qui il precipitare dei rapporti tra Comune ed operatori commerciali, con il verbale di pignoramento delle attrezzature e la seria minaccia, in caso di mancato pagamento, di pignorare anche gli immobili di proprietà dei titolari dei posteggi!
Applicare un unico contributo
Quanto al merito della pretesa del Comune si osserva che già nel 1999, con provvedimento collegato alla Finanziaria di quell’anno, il Governo aveva proposto l’abolizione della odiosa TOSAP specie laddove coesisteva con il pagamento del cannone di concessione. A riguardo, nella stessa Finanziaria del 2000, viene sottolineata la incompatibilità dei due tributi ( il canone di concessione e la TOSAP pagati per uno stesso servizio ovvero l’utilizzo delle superfici occupate dai commissionari nell’ambito del mercato ortofrutticolo) e si prospetta l’ipotesi di adottare un unico tributo: COSAP (canone di occupazione spazi ed aree pubbliche).
Dunque bisogna convenire che sul piano nazionale la questione della duplicazione del tributo è stata più che avvertita, tanto che anche le amministrazioni comunali si sono adeguate ad un tale orientamento provvedendo ad abolire la TOSAP laddove viene pagato un canone di concessione ovvero un canone di posteggio.
Non solo ma nella stessa nostra città si agisce in maniera diversificata: al mercato ittico si paga un solo tributo, il canone di concessione; a piazza Gramsci si paga un solo tributo la TOSAP.
Un accordo possibile
A questo punto sarebbe stato molto più ragionevole – ci permettiamo di aggiungere – che il Commissario Prefettizio, provvisto di poteri che certamente un Sindaco non ha, avesse provveduto nel senso della definizione agevolata del contenzioso, atteso che comunque i rapporti di contenzioso esistenti (presso la corte di appello di Bari per gli anni ’94, ’95, ’96, la Commissione Tributaria Regionale per l’anno’97 e la Commissione Tributaria Provinciale per l’anno’98) sono da considerarsi “non conclusi” e tuttora pendenti.
Di una tale soluzione si è parlato anche con il signor Commissario Prefettizio sul finire dell’anno 2000 e per una tale conclusione sta spingendo l’intera categoria.
La verità purtroppo vuole che anche per il 2001 è arrivata l’intimazione al pagamento, notizia questa che certamente non aiuta a risolvere il conflitto, incaricandosi, insieme ai pignoramenti di questi giorni, a rendere più difficili i rapporti tra il Comune e l’intera categoria.
Nel momento in cui scriviamo si è a conoscenza di una sospensiva degli atti per soli sette giorni (con scadenza sabato 20 gennaio) e questa volta per disposizione del Commissario Prefettizio.
Gli sviluppi futuri
E dopo questa boccata di ossigeno cosa accadrà?
Il nostro augurio è che torni la ragione a prevalere sulla odiosità dei comportamenti autoritari (che non risolvono il problema anzi lo aggravano se è vero che per il 2001 si è già deciso di insistere sulla doppia tassazione) e che, invece, si trovi la strada per porre la parola fine a questo lungo e tormentato contenzioso.
E’ fuori dubbio che la proposta di transazione approntata dalla Giunta di Guglielmo Minervini rappresenta, ancora oggi, una buona base di definizione della controversia e che la ripresa delle trattative fra le parti, per tentare comunque una soluzione di compromesso, si appalesa più che ragionevole se si vuole impedire lo sfascio completo di una struttura commerciale, considerata così vitale per l’economia molfettese.
Sandrino Fiore