Matteo D'Ingeo interviene sulla vicenda delle Palazzine di Via A. Fontana
MOLFETTA – 6.3.2006
E' un vero e proprio atto di denuncia quello che Matteo D'Ingeo, ex consigliere comunale ed uno tra i promotori del neonato “Liberatorio Politico”, ha diffuso nei giorni scorsi sull'annosa vicenda delle palazzine di Via Aldo Fontana per cui, proprio in questi giorni, sono ripresi i lavori di abbattimento, dopo l'ordinanza di sgombero resasi necessaria a causa del pericolo di crollo.
Come noto, per la ricostruzione di questi stabili è previsto un finanziamento di 4.500.000 euro ottenuto grazie all'interessamento del sen. Azzollini ed inserito in un provvedimento di legge destinato al finanziamento per opere pubbliche.
Ed è proprio qui che Matteo D'Ingeo non ci vede chiaro ed arriva ad ipotizzare, addirittura, una “truffa ai danni dello Stato”, sulla quale invita la magistratura ad indagare “perché di tempo ne è trascorso anche troppo – dice – per individuare possibili responsabilità penali e/o amministrative a carico di politici, tecnici e privati cittadini, che stanno utilizzando finanziamenti statali, destinati a costruire opere pubbliche, per abbattere e ricostruire degli alloggi privati”.
In sostanza Matteo D'Ingeo sostiene che quel finanziamento non sarebbe giusto dal momento che le crepe (nella foto) che i palazzi iniziarono a mostrare a distanza di pochi anni dalla loro edificazione, non sarebbero dovute a calamità naturali ma a comportamenti umani, e ad una presunta imperizia della ditta costruttrice nella realizzazione degli stessi immobili.
“L'aspetto più sconcertante di questa vicenda – attacca D'Ingeo - è la struttura machiavellica con cui si è preparato il terreno per ottenere il finanziamento e riparare così, con denaro pubblico, al danno procurato da un imprenditore ad altri privati cittadini”.
Ma è anche un altro l'elemento che D'Ingeo sottolinea e cioè il “totale disinteresse e silenzio da parte delle forze politiche di centrodestra e di centrosinistra, di maggioranza ed opposizione in cui tutto questo avviene”.
Le ragioni? E' lo stesso ex consigliere comunale ad indicarle: “Sembra quasi che si abbia paura di affrontare la questione, perché troppo scottante, o perché compromettente per più amministrazioni comunali”.
Giu. Cal