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Marittimi e amianto, qualcosa si muove: presto la causa
28 aprile 2009

MOLFETTA - Tempo fa avevamo parlato della autentica odissea intrapresa da migliaia di marittimi italiani, per ottenere l'indennità per i rischi dovuti alla contaminazione dell'amianto con cui, per motivi professionali, erano stati per anni a stretto contatto. Avevamo descritto, con la testimonianza di un nostro lettore, una situazione fatta di ambiguità, ritardi, scarichi reciproci di responsabilità e ping pong tra gli enti, sulla pelle dei lavoratori. Qualcosa sembra però muoversi, finalmente, a livello legale. Fino ad oggi la maggior parte dei marittimi, pur avendo diritto ai benefici previdenziali previsti per i lavoratori esposti all´ amianto, ha incontrato grosse difficoltà nel far valere i propri diritti. Quanto segue è il sunto della situazione incontrata dalla gente di mare dal 2005 in poi. Un famoso proverbio dice: non tirare troppo la corda altrimenti si spezza. E questo è quello che sembra stia per avvenire, a causa del problema amianto, nel mondo marittimo . La storia inizia intorno al 15 giugno 2005, quando circa 30.000 marittimi, così come fatto da altri lavoratori, presentano all´INAIL regolare domanda per ottenere i benefici previdenziali per l´esposizione all´ amianto, previsti da un decreto del 27 ottobre 2004. Mentre altri lavoratori vedono soddisfatto questo loro diritto, per i marittimi, da quel momento, inizia quella che è passata alla storia come "l´odissea amianto marittimi". Con la finanziaria del 2006 le domande dei marittimi passano dall´INAIL all´IPSEMA, ente previdenziale che si occupa esclusivamente del settore marittimo. Il decreto dell´ottobre 2004 prevede il rilascio di un curriculum da richiedere agli armatori delle navi su cui il marittimo e´ stato imbarcato fino al 2 ottobre 2004. Le varie crisi economiche che si sono succedute fino alla data prevista dal decreto hanno fatto fallire diversi armatori, per cui diviene quasi impossibile, per questi lavoratori, poter ottenere questo curriculum. Inoltre diverse societa´ armatrici ancora in esercizio hanno inviato ai richiedenti curriculum incompleti. A questo punto molti di questi marittimi si rivolgono alle Autorita´, come Capitanerie di porto ed Uffici Provinciali del Lavoro, da cui, dopo lunghe attese, ricevono risposte non esaustive. E questa situazione si è trascinata fino ad oggi. Dalla presentazione delle domande al momento attuale, le polveri del materiale killer, hanno portato alla morte circa 500 marinai, e per questo varie inchieste sono state aperte. Inoltre diverse proposte di modifica del decreto, utili ad agevolare i marittimi, sono state presentate, ma ad ognuna di queste è seguito il silenzio delle istituzioni. A questo punto, ed esattamente Ieri, il Sindacato dei marittimi SDM creato e gestito dalla gente di mare, dopo continue sollecitazioni dei propri iscritti e di associazioni, ha deciso, di concerto con lo studio legale Picozzi & Morigi di Roma, di dare la possibilita´ a tutti i marittimi che ne faranno richiesta di adire le vie legali per difendere quello che è un loro diritto. Fino a questo momento sono stati pochissimi i marittimi che hanno intrapreso le vie legali, ma ora, con questa presa di posizione del SDM e del noto studio legale, la situazione potrebbe cambiare.
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