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Mani sulla città Facchini: non sarà una bolla di sapone
15 febbraio 2012

Mani sulla città, nessun errore giudiziario. Lo conferma il dott. Guglielmo Facchini, medico ricercatore, tra le vittime del “sistema Altomare”, in un’intervista a Quindici. Autore di diversi esposti verso l’Ufficio tecnico del Comune di Molfetta per abusi perpetrati in zone a vincolo idrogeologico e paesaggistico, Facchini spiega anche le modalità del dissequestro degli immobili sequestrati il 23 giugno 2011, ricordando che la situazione giuridica dei reati commessi a Molfetta avrebbe di norma determinato confisca e abbattimento degli immobili stessi. Dott. Facchini, l’ing. Rocco Altomare è stato scarcerato lo scorso 23 dicembre 2011 per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Qualcuno ha minimizzato l’inchiesta condotta dalla Procura di Trani, considerandola un errore giudiziario. Cosa dovremmo aspettarci dalle indagini, visti anche gli ultimi blitz al Comune di Molfetta per l’acquisizione di documenti relativi il nuovo porto di Molfetta? «Non si può parlare di un errore giudiziario, perché la Procura di Trani non può aver sbagliato su una lunga serie di reati differenti contestati che, per altro, non sono gli unici. Durante questi mesi sono stati contestati ex novo altri possibili reati sulla gestione spregiudicata del territorio di Molfetta, non facenti parte del pacchetto che ha portato all’arresto dell’ing. Altomare. Ci sono indagini in corso a livello d’istruttoria e, se i reati contestati ex novo fossero accertati, non escludo nuovi arresti. Il Gip ha anche respinto la richiesta di patteggiamento inoltrata dai legali pagati dal Comune di Molfetta e l’ing. Altomare è in attesa di rinvio a giudizio, insieme agli altri 8 imputati. Sul porto, invece, altre sono le figure professionali interessate che potrebbero rendere conto alla giustizia dell’operazione porto per i lavori già eseguiti, per gli aspetti economico-progetturali e per la bonifica in corso delle armi a caricamento speciale inabissate durante e dopo il secondo conflitto mondiale». Nei mesi scorsi alcuni immobili, sequestrati nell’operazione del 23 giugno 2011, sono stati dissequestrati. Possiamo dire che quei dissequestri erano stati già programmati dalla Procura di Trani? Come dovranno comportarsi gli acquirenti per ottenere il dissequestro dei restanti immobili? «La Procura di Trani aveva già ab origine programmato la procedura da seguire, nonostante la situazione giuridica degli immobili sequestrati fosse catastrofica. Partendo da alcune sentenze della Corte Suprema Europea su situazioni analoghe, l’orientamento della Procura è quello di dissequestrare tutti gli immobili sottoposti a sequestro i cui proprietari dimostrino, attraverso l’atto notarile, che al momento dell’acquisto erano estranei ai reati contestati. Ma ciò non vuol dire che quei reati decadano. Il dissequestro riguarderà anche gli immobili i cui proprietari non hanno inoltrato alcuna richiesta di dissequestro e che si trovano nella conditio di disinformazione dei reati contestati». Il sequestro degli immobili sarebbe potuto anche sfociare nella confisca e nell’abbattimento? «Certo, la situazione giuridica dei reati commessi a Molfetta avrebbe di norma imposto l’applicazione di quelle misure perentorie. In pectore della Procura di Trani sussistono entrambe le strade, anche se prevarrà la strada del dissequestro per evitare spese legali e sofferenze ai cittadini. Inoltre, occorre precisare che l’indirizzo del governo attuale è quello di ratificare precise disposizioni irrevocabili che imporranno di demolire quanto edificato nelle aree a pericolosità idraulica e che costituisce un ostacolo al deflusso delle acque, non certo quello di costruire canali di deviazione delle acque come vorrebbero fare i nostri amministratori. Lo stesso ministro dell’ambiente, Corrado Clini, si è più volte espresso in merito alla delicata questione, senza lasciare ombre in merito alla linea di azione decisa dal Governo, già oggetto di studio, presente sul tavolo di alcune commissioni di tecnici».

Autore: Marcello la Forgia
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