Manca la cultura della dignità
Nell’era in cui lo sviluppo tecnologico sembra non conoscere limiti, la medicina continua a cercare cure per tutte quelle malattie che ancora non ne hanno una e gli esseri umani credono di essere ormai progrediti, moderni, senza dubbio superiori a quelli di mille anni fa, ecco che una notizia ascoltata casualmente in radio, letta su una pagina di un giornale o annunciata in tv può riportare di colpo alla dura realtà. Perché a dispetto delle belle case in cui oggi viviamo e gli orpelli di cui ci circondiamo, la nostra società è uguale a quelle dei secoli passati, se proprio come allora gli uomini stuprano, sottomettono o non rispettano le donne. Uguale o forse peggiore. Peggiore quando la tecnologia si sostituisce ai rapporti umani e le nuove generazioni perdono di vista i valori morali sacrificandoli sull’altare dell’apparenza dei social network che rendono labili i confini tra giusto e sbagliato, tra informazione pubblica e fatti privati scritti per gridare la propria presenza, come se non si conoscesse più altro modo per comunicare. E il paradosso è che ci si isola per raccontare di sé con il proprio smartphone anche in mezzo alla gente. Ma per quanto internet abbia rappresentato una rivoluzione per l’informazione, può diventare pericoloso per chi, come i più giovani, non possiede gli strumenti per proteggersi da esso. Strumenti che dovrebbero essere forniti sin dalla più tenera età dalle famiglie e a scuola e che hanno alla base la moralità e l’etica. Attraverso l’etere è possibile visionare qualsiasi cosa, da scene di violenza su persone e animali, ai rapporti sessuali, inoltre spopolano tra i giovani videogiochi il cui obiettivo è quello di picchiare e uccidere chiunque si incontri sulla strada. E allora spesso capita di sentire, in seguito ad un’azione violenta compiuta dal branco, che a guidarli è stata la noia, la ricerca del divertimento. Possibile che questi ragazzi siano così assuefatti alla vita, che niente sia più capace di incuriosirli perché hanno già visto tutto e per sentire delle emozioni abbiano bisogno di infliggere dolore a chi è più debole, come le donne? Che gli uomini siano in genere fisicamente più forti è chiaro, ma che le menti di alcuni di loro ancora oggi vacillino, anche questo è chiaro se secoli di cultura, non sono bastati a renderli rispettosi verso gli altri. E se poi la violenza è compiuta dal branco è anche più facile non avvertire il senso di responsabilità: ci si potrà sempre nascondere dietro le scelte altrui, ci si potrà convincere con più facilità che la colpa, in fin dei conti, è stata dell’altro più spavaldo che ha convinto i compagni a partecipare. Soprattutto se si è abituati ad essere giustificati, come sempre più spesso accade agli incontri genitori-insegnanti e i primi non accettano le critiche dei secondi nei confronti dei propri figli, ma anzi li difendono passando al contrattacco. E’ questo che manca a questi ragazzi, la consapevolezza delle proprie azioni e le conseguenze che ne derivano. Ma anche la sensibilità e la percezione dell’altro, la capacità di immedesimarsi nelle loro vittime, ragazzine che per essere al passo coi tempi e incuranti o inconsapevoli dei pericoli, riempiono i propri profili virtuali di belle foto, per essere popolari tra gli amici o essere notate dai ragazzi, ma certo non per candidarsi ad uno stupro. Dopotutto sono i media stessi a propinarci la cultura dell’immagine. Credo che la cura per le nuove generazioni, che approdano ad internet prima ancora di essere diventati maturi sia prima di tutto nell’educazione familiare, nelle regole che stanno scomparendo, nel dialogo onesto con i genitori e in secondo luogo lì dove risiede la cura per gran parte dei mali della nostra società: nella cultura. Non quella nozionistica fine a sé stessa, ma quella che spinge al rispetto dei corpi e delle menti degli altri, in questo caso delle donne che hanno pari dignità, diritti e doveri degli uomini. Purtroppo però, sembra che molti uomini ancora non sappiano cosa sia, questa dignità.