Lo scacchiere politico dall'azzollinismo a Paola Natalicchio
Mille incontri e poche certezze. Si potrebbe riassumere così la situazione politica a Molfetta. Come rabdomanti in cerca di acqua su aridi terreni, a poco più di un mese dalle elezioni, la situazione di stallo prosegue. Lo “stallo” si riferisce al secco niet di Rifondazione Comunista e del Movimento Linea Diritta alla possibilità di allargare la coalizione di PD, SEL e Movimento delle donne “Vorrei”. Sicuramente, più propositiva è stata la candidata del centosinistra, Paola Natalicchio, che senza timori reverenziali ha proposto le primarie facendo in modo che a proclamarsi sovrana sulla questione alquanto spinosa fosse la città. Un vero e proprio confronto all’insegna della democrazia che, purtroppo, non ha avuto un seguito. Eppure, la proposta lanciata dalla Natalicchio, se realizzata, avrebbe potuto costruire quel corposo fronte politico per abbattere la satrapia azzolliniana. Infatti, oggi la sinistra molfettese non ha bisogno della frammentazione, ma solo dell’unità d’intenti, proposte e nomi. È indispensabile che i tre candidati abbraccino quella sana umiltà politica che è quasi sempre mancata in questi mesi di campagna elettorale, troppo spesso costruita sulle discussioni. La proposta della Natalicchio dev’essere letta in questa direzione: è quel sano rimettersi in gioco per riunire il centrosinistra e indirizzare l’azione politica comunitaria verso il bene della città, eliminando gli interessi personali e di partito. Insomma, pare essersi spezzata anche l’ultima ancora di salvezza per costruire una valida alternativa per la rinascita di Molfetta: da un lato, il Movimento Linea Diritta di Bepi Maralfa ha addotto motivazioni figlie di ragionamenti filosofici spuri che poco riflettono la realtà locale, dall’altro anche Rifondazione Comunista con Gianni Porta si è opposta alla primarie, facendo riemergere dissapori del passato (in particolare, quelli che hanno determinato lo sfascio del cantiere del centrosinistra). Tra l’altro, secondo indiscrezioni, il Movimento Linea Diritta e Rifondazione Comunista starebbero perdendo alcuni elementi e parte del loro elettorato, in emigrazione verso la Natalicchio. La campagna elettorale del candidato azzolliniano è in realtà contro se stesso, o meglio, contro il proprio elettorato. Confermando il consenso politico del centrodestra alle politiche nel primo turno, difficilmente potrà evitare il ballottaggio, dato oramai per scontato: al secondo turno, invece, potrebbe crescere il consenso per il centrosinistra, perché è notorio che il suo elettorato riconferma quasi in blocco nel secondo turno il proprio consenso e chiude le elezioni tendenzialmente in crescita, pescando nell’elettorato disperso tra comunisti, qualunquisti e giustizialisti. Si può essere critici nei confronti della posizione politica di Rifondazione Comunista e di Linea Diritta, ma è impensabile che gli elettori di quest’area – circa 3/4 mila almeno, stimando per difetto – prediligano al secondo turno il candidato azzolliniano a discapito della Natalicchio. L’incognita è rappresentata dal Movimento 5 Stelle: sarà in grado di ripetere l’exploit delle politiche (quasi 6mila voti di media)? Il loro candidato sarà Antonio de Robertis, nato il 18 maggio del 1965, sposato, lavora alla Mec System come programmatore e preparatore macchine utensili a Cnc. Il Movimento correrà da solo, cercando di raccogliere gran parte degli elettori già conquistati alle politiche. Probabilmente, volendo essere pessimisti al massimo, il movimento non prenderà meno di 3mila voti. Finito il primo turno, però gli elettori del M5S saranno liberi di scegliere (di sicuro, non potrebbero mai appoggiare il candidato azzolliniano Nicola Camporeale). Infine, l’Udc corre da solo senza aggregarsi né al centrosinistra, né al centrodestra con al vertice il sempiterno Pino Amato, onnipresente nella vita politica molfettese. È stato 4 volte consigliere comunale, dal 2001 al 2004 nominato Presidente del Consiglio comunale (amministrazione Minervini), dal 2004 al 2005 è stato assessore alle risorse umane, dal 2008 al 2012 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Consiglio comunale e dal 2006 al 2008 è stato presidente della Commissione Bilancio. Enunciati i corsi e ricorsi storici, neanche l’elettorato di Pino Amato sarebbe più apparentabile a quello di centrodestra, dopo 5 anni di opposizione dura senza esclusione di colpi. È questa l’occasione storica per liberare la città non solo politicamente, ma anche economicamente dalla cappa di potere dell’ultimo decennio. A Molfetta esiste un’emergenza democratica, un sistema di potere malato che ha generato una città sotto schiaffo. Il centrosinistra dovrebbe portare avanti un progetto per liberare la città dalle catene. Per scardinare un sistema malato. Per dare risposte a chi negli ultimi anni risposte non ne ha avute.
Autore: Andrea Saverio Teofrasto