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“Linea d'ombra” giovani a teatro Rassegna per le scuole medie superiori
15 maggio 2003

“Linea d'ombra” è il titolo di un cartellone di spettacoli dedicati alle scuole medie superiori promosso dall'Amministrazione comunale in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e il Teatrermitage che nei mesi di marzo e aprile sono stati rappresentati nei Teatri Don Bosco e Odeon. La rassegna di matinée per le scuole, ha segnato l'esordio di una proposta che ha immediatamente suscitato grande interesse ed un ampio riscontro sia da parte dei docenti che dei giovani tanto da necessitare un ulteriore ampliamento del numero di repliche che comunque non hanno potuto soddisfare tutte le richieste pervenute. In cartellone vi erano quattro note compagnie nazionali che hanno proposto degli allestimenti tratti da testi e soggetti di interesse didattico. Inoltre, a cornice del progetto, si è svolto un interessante incontro pomeridiano presso la Fabbrica di San Domenico sul tema: “Pirandello fra letteratura e teatro” con il docente di Letteratura Italiana all'Università di Bari Ettore Catalano, l'attore Flavio Bucci e il regista Nucci Ladogana a cui hanno preso parte il sindaco Tommaso Minervini, il vice presidente del Teatro pubblico pugliese Nicola Marrone e il presidente del Teatrermitage Vito d'Ingeo. Estremamente positivo il bilancio di questa esperienza che è stata accolta nelle scuole con grande entusiasmo e a cui ha fatto altresì seguito il riscontro tangibile del favore del pubblico dei giovani che con grande interesse ed attenzione hanno seguito gli spettacoli proposti partecipando attivamente anche ai dibattiti conclusivi a riprova di quanto sia positivo un rapporto sinergico con il mondo scolastico e fondamentale la qualità delle proposte. Il progetto è nato per promuovere nei giovani l'opportunità di esplorare nuovi linguaggi espressivi nella consapevolezza che il teatro sia il luogo di eccellenza per la costruzione dell'identità personale e del senso civile. Su questa scia, l'esperienza teatrale offerta si arricchisce ulteriormente in questa pagina di “Quindici” che ospita alcune recensioni degli spettacoli in programma scritte dai ragazzi divenuti per l'occasione attenti critici teatrali. ECCO GLI ARTICOLI DEI RAGAZZI Faust, tra Brecht e la Commedia dell'arte Con questo innovativo arrangiamento del "Faust" (nella foto: la rappresentazione del Faust), la compagnia teatrale "Cerchio di gesso" ci regala un saggio di rara creatività e competenza scenica. Il dramma è una ragionata miscela di momenti divertenti e altamente drammatici. Protagonisti ne sono il dottor Faust, l'uomo che preferisce perdere l'anima in cambio di completa conoscenza, e di ricerca dell'infinito piacere, e naturalmente il demonio, Mefisto, campione di bassezze, divertimenti spiccioli e malvagità, oltre che dispensatore di consigli e critiche intelligenti. L'umorismo ottenuto dall'inserimento di motivi fallici e dialettali (come la miriade di allusioni più o meno dirette da parte di Mefisto, o lo scandaloso scoprirsi del fallo di un servo della strega, o ancora la parlata sbrigativa e popolare dell'amica napoletana di Margherita), è continuamente smorzato dalla gravità del personaggio di Faust, dalle critiche alla società, velate ma efficaci, e dalle intense scene di cui è protagonista Margherita. Anche la musica è molto importante in questa opera, sicuramente molto più della scenografia, che per ammissione stessa degli attori è considerata secondaria, secondo l'ispirazione del teatro brechtiano, quello cioè "essenziale", in cui il pubblico entra a far parte della scena con la propria attiva immaginazione. Se questo può essere considerato un valore ottimo, perché evita l'appiattimento dello spettatore (e in effetti la semplice tenda che costituiva la scena si è rivelata molto più intrigante di quanto lo sarebbe stata una scenografia perfettamente dettagliata), è vero anche che a volte alcune scene risultano "sporcate" dal passaggio di attori e comparse nella parte posteriore del palco. Trovo quindi che l'idea espressa dagli attori circa l'intenzione di produrre spettacoli con la completa scomparsa della scenografia, che dovrebbe servire a "non nascondere nulla al pubblico", risulta quantomeno inefficace: le scene rappresentate verrebbero disturbate dal passaggio continuo di materiali e persone dietro, deviando l'attenzione dello spettatore, come è stata deviata alle diverse uscite e rientri del batterista, durante lo spettacolo. Molto interessante, di contro, è stato l'utilizzo delle maschere della Commedia dell'Arte, che con la loro tipizzazione rendono visivamente i caratteri dei personaggi. Il fatto che le donne non portassero maschera, in ottemperanza ai canoni della Commedia dell'Arte, le rendeva (e rendeva Margherita in particolare) grandemente più "vulnerabili" alle emozioni, permettendo a noi di apprezzarne i sentimenti. Colgo l'occasione anche per fare i miei complimenti al batterista, che è riuscito a suonare contemporaneamente tanti e tali strumenti diversi da meritare ogni applauso, e a tutti gli attori, a cominciare dal Faust, di cui ho ammirato le intonazioni vocali, per poi continuare con Mefisto, molto armonioso nei movimenti, e con Margherita, per le scene drammatiche rese con ammirevole profondità. Sergio Altizio (5ª C - Liceo Scientifico "A. Einstein") Pirandello, dalla novella al teatro Le classi terze dell'I.P.S.S.C.T.S.P. "Mons. Bello" hanno assistito, presso il cine-teatro Odeon di Molfetta, allo spettacolo tetrale "Pregiudizio" nell'ambito della rassegna terale Linea d'ombra - La scena dei ragazzi. La compagnia Cantieri teatrali del Terzo Millennio, in collaborazione con il Teatro Comunale Mecadante di Cerignola, ha messo in scena due novelle dell'autore italiano Luigi Pirandello: "La morsa" e "La patente". La prima è un atto unico ed è la storia di un tradimento in cui l'interesse principale è il contrasto dei sentimenti dei tre protagonisti: l'innamorata Giulia, il vendicativo marito Andrea e il vigliacco amante Antonio. Andrea, che non è nemmeno sfiorato dal dubbio di essere in qualche modo la causa di tutto ciò, con il suo comportamento freddo, scoperto tutto, caccia Giulia di casa impedendole persino di vedere i figli. Giulia disperata entra in una stanza e si uccide. La rappresentazione mette in luce la bontà di quest'ultima che apparentemente è più umana dell'uomo che ha tradito. La seconda, anch'essa un atto unico, narra la paradossale vicenda di un disgraziato in fama di "jettatore" che, appellatosi invano alla giustizia, decide alla fine di utilizzare con profitto il ruolo impostogli, sollecitandone il riconoscimento legale: "La patente". La novella è un esempio illuminante dell'umorismo che sta alla base della concezione pirandelliana dell'arte. Infatti, il ritratto del giudice D'Andrea, mentre sottolinea la sua bruttezza fisica, non porta alla comicità in quanto ad essa si contrappone l'angoscia per la ricerca di un impossibile giustizia. Ancora più umoristica la figura del suo antagonista Chiàrchiaro: egli si costruisce un autoritratto volutamente grottesco, che nella sua angoscia di perseguitato, dovrebbe consentirgli di raggiungere una certezza: assicurargli per sempre la maschera di "jettatore". Dal tormento di entrambi scaturisce non il sorriso, ma il sentimento del contrario, la comprensione della pena umana. Importante è stato il ruolo del regista che ha aggiunto alcuni particolari nelle novelle presentateci per rendere più movimentata l'azione e quindi attirare maggiormente la nostra attenzione. In particolar modo li abbiamo riscontrati nella novella "La patente": il canarino in gabbia, il ruolo della figlia di Chiàrchiaro e l'usciere. Il primo accentua il personaggio di Chiàrchiaro perché, cadendo improvvisamente, fa'sì che il giudice D'Andrea possa credere alla sua "jettatura", il secondo, attraverso la figura della figlia, mette in evidenza la tragica situazione in cui viene a trovarsi suo padre ormai bollato col marchio di "iettatore" e l'isolamento della famiglia da parte della società e il terzo, infine, che con i suoi atteggiamenti alimenta la fama di "iettatore" del Chiàrchiaro. La rappresentazione è stata costruttiva in quanto grazie ad essa ci siamo immedesimati nei personaggi che non avremmo mai potuto comprendere così profondamente attraverso una semplice lettura. È importante sottolineare però che la rappresentazione è stata avvincente grazie anche alla magistrale interpretazione degli attori che sono riusciti a trasmettere perfettamente l'arte pirandelliana. Un aiuto importante è stato dato anche dalla scenografia e dai costumi che riprendono totalmente lo stile ottocentesco, nella prima novella e, novecentesca, nella seconda. Piera Picaro e Valeria Muraglia (III C I.P.S.S.C. "Mons. Antonio Bello"). Pirandello nell'interpretazione di Flavio Bucci Nella rassegna di teatro per le scuole medie superiori “Linea d'ombra”, organizzato dal Comune di Molfetta con la collaborazione del Teatro Pubblico Pugliese e del Teatrermitage non poteva mancare un autore come Pirandello, grande scrittore del novecento, per il quale il teatro era diventato un naturale approdo dalla precedente attività di romanziere e novellista. “Pregiudizio” è il titolo scelto dalla compagnia teatrale di Flavio Bucci per rappresentare i due atti unici: “La Morsa” e “La Patente”. La situazione rappresentata nella prima parte dello spettacolo è quella di un triangolo amoroso: lui, lei, l'altro, sconcertante per la morale del tempo e ancora oggi non ammessa. L'attore Flavio Bucci è abbastanza convincente nel ruolo di marito tradito e nei panni del personaggio pirandelliano che reagisce con ironia, sarcasmo, perfidia perché offeso nell'amor proprio. Ma ancora più vero appare il personaggio di Giulia,che riscuote simpatia e anche commiserazione perché è lei la vittima del pregiudizio, dell'insensibilità e della meschinità degli uomini che ha amato. Situazione diversa nell'altro atto unico. Il giudice D'Andrea deve istruire un processo perché il sig. Chiarchiaro ottenga “la patente” di iettatore. Nella novella che porta lo stesso titolo la descrizione dei due coprotagonisti è indimenticabile, lo è meno l'interpretazione di Flavio Bucci nel ruolo di Chiarchiaro il quale riesce a far apparire normale amministrazione una richiesta così assurda. L'attore non riesce a sconcertare completamente lo spettatore e a farlo riflettere su come sia facile distruggere la vita di un uomo con ingiuste e insensate accuse. Il dibattito, a fine spettacolo, ha confermato che Pirandello rimane e rimarrà sempre il grande autore del '900 che conosciamo. Gianfranco Nichelo (III F IPSSAR) Sbarca a Molfetta al Don Bosco la flotta del capitano Achab Ricco di danze, musiche e luci la scena teatrale di questa rappresentazione lascia anche spazio all'immaginazione di ogni spettatore. Il romanzo Moby Dick di Melville scelto dal gruppo milanese "Quelli di Grock" rappresentato a Molfetta al teatro Don Bosco il 29 marzo è stato un vero trionfo di pubblico. Nella rappresentazione alcuni elementi delineavano la scena, il resto lo immaginava il pubblico. Un bancone di legno, munito di rotelle, rappresentava la barca, 5 giovani marinai l'equipaggio, una plastica nera, presagio di sventura. La musica e in alcuni situazioni di sottofondo, tappa di momenti cruciali le atmosfere di lotta e di attesa. La luce cattura situazioni e stati d'animo, crea effetti speciali. Intonazioni regionali nelle musiche rendono la scena e la vita del marinaio, in particolare, più "casereccia", nella sua arcaicità. Il capitano Achab, che ha incontrato e inseguito nel passato Moby Dick, non è fisicamente in scena, la sua anima aleggia tra l'equipaggio, tra luci rosse e musiche inquietanti. Bello e coinvolgente il movimento creato sul palcoscenico e gli effetti creati con il telone nero e con l'acqua. La vendetta del capitano trascina tutti i marinai in quel mare, unica speranza e necessità verso un viaggio incerto, senza una meta sicura, possibile scontro uomo-natura, lotta contro un animale che l'equipaggio ha definito "tanto intelligente quanto malvagia". Ismaele, l'ultimo giovane dell'equipaggio, è la voce narrante e la coscienza viva degli eventi sempre più angosciosi. Una rappresentazione ricca di metafore che si trasforma in una stupida assurdità di misurarsi e superare i propri limiti. L'ossessione, sempre giovanile, proprio quello che può accadere nella vita di ognuno, specie nella giovinezza, un'età in cui ogni ostacolo da superare è una crescita ma anche una lotta, la cui vittoria sembra irraggiungibile dà gusto e spirito alla vita, quando questa è sana è gratificante. Adriana Nardò (3ªB mercurio - ITCGT Salvemini) Esperienza presente del passato pirandelliano La performance teatrale delle due storie drammatiche: “La morsa” e “La patente”, analizzate da Pirandello in chiave ironica, risulta di perenne attualità. L'abilità dello scrittore sta nel rappresentare la realtà dell'illusione e l'illusione della realtà, trovando caloroso riscontro tra gli studenti del Liceo Linguistico – Pedagogico “Vito Fornari”. Al centro di grandi discussioni ideologiche sul suo innovativo modello di teatro, Pirandello insegna, attraverso la poetica dell'umorismo, il valore del vivere l'esperienza presente senza ripensare al passato o guardare al futuro. In questa prospettiva, particolarmente coinvolgente si dimostra lo stato psicologico dei due amanti, presentato nella Morsa. Pirandello trova nero il cuore della donna che mette in scena, perché sporco del tradimento verso il marito; per questo l'opera termina in modo drammatico: la donna si uccide e il marito chiude con una battuta ironica. La stessa fragilità psicologica caratterizza il menagramo, descritto nella Patente che, intrappolato nel conflitto tra ragione e follia, cede alla forma che gli altri gli hanno cucito addosso richiedendo l'ufficialità della sua presunta iattura. Fine ultimo delle opere, messe in scena da Nucci Ladogana e con protagonista Flavio Bucci, è farsi beffa della società borghese e dei pregiudizi che la caratterizzano e del contrasto tra ciò che gli uomini credono di vedere, anche in buona fede, e la sostanza delle cose. Il delitto innocente che opera Pirandello nel teatro è d'intenderlo come tale quando “due persone si fanno largo tra la folla e la folla stessa ascolta”, perché solo l'ascolto può preservare la forma dell'arte. Rossella d'Agostino (3ª A Liceo Psico-pedagogico “V. Fornari”).
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