MOLFETTA - Il presidente del circolo di Molfetta di Legambiente, Antonello Mastantuoni replica al vice sindaco Pietro Uva sull'approvazione del Piano Urbanistico Territoriale Tematico:
«L’Amministrazione Azzollini, nell’occasione adeguatamente rappresentata dal vicesindaco Uva e dal capo dell’Ufficio tecnico Altomare, dopo aver – nei suoi oltre quattro anni di attività – autorizzato la costruzione di stazioni di servizio e autolavaggi in aree soggette a vincoli paesaggistici, dopo aver eluso le prescrizioni obbligatorie della VIA per il porto evitando le doverose prospezioni archeologiche nell’area intorno a Cala San Giacomo, autorizzando la demolizione della Palazzina servizi dei Cantieri Tattoli (che nel progetto iniziale avrebbe dovuto essere destinarlo a Museo del mare) e ignorando la presenza del posidonieto nell’area coperta dal nuovo porto – salvo poi chiedere, nelle osservazioni al Piano delle coste alla Regione di riperimetrare l’area visto che “interferirebbe” con l’area portuale sentendosi rispondere (ma non avrebbero dovuto saperlo?) che si tratta di SIC e cioè di un’area di interesse comunitario – , dopo non aver fatto assolutamente nulla per impedire che la centrale elettrica a oli combustibili Powerflor in palese contraddizione con i regolamenti edilizi fosse realizzata in zona agricola, dopo aver autorizzato e tardivamente provato a bloccare la costruzione del torrino accanto alle cupole del Duomo, dopo aver, stravolgendone l’impianto, distrutto il basolato del Centro storico, dopo aver abbattuto senza ragione i pini di viale Giovanni XXIII, dopo aver autorizzato il ripetitore per telefonia mobile in via Catecombe (dimenticandosi che si tratta di centro storico), dopo aver progettato il “massacro” di Corso Umberto, dopo aver chiesto ripetutamente alla Provincia di eliminare i vincoli sull’Oasi di protezione di Torre Calderina, dopo aver a più riprese interpretato la sentenza del Tar con cui si rigettava la costruzione di un albergo in prossimità del Nettuno in modo offensivo per chi abbia memoria o capacità di leggere, dopo aver avviato la progettazione di un canalone lungo 600 mt largo 3 e profondo altrettanto che, segando la campagna in due e promettendo di diventare ricettacolo di ogni schifezza abbandonabile proveniente dal circondario e dintorni, dovrebbe servire a scaricare l’eventuale onda di piena nella dolina Gurgo così vicina al Pulo che nessuno può con certezza escludere che quest’ultimo non ne possa essere coinvolto data la natura carsica del terreno, dopo aver condotto in maniera disastrosa la vicenda dell’impianto di compostaggio lasciando che Mazzitelli evitasse di pagare danni e penali, permettendo che l’impianto andasse in malora e infine tentando di far passare l’esborso di danaro pubblico da parte della Provincia di Bari come una grande conquista della comunità molfettese quando si tratta di danni che i cittadini si accollano, adesso pretende anche di farsi passare per una amministrazione attenta all’ambiente e al paesaggio avendo deciso di adeguare il Piano regolatore generale al Piano Urbanistico Territoriale Tematico, con enorme ritardo e, soprattutto, quando il PUTT sta per essere superato dal nuovo Piano Paesistico Regionale alle cui indicazioni, assai più precise e puntuali, questa amministrazione dovrà prima o poi adeguarsi.
E in realtà è proprio questa la ragione di un adeguamento tardivo e costoso ma soprattutto incompleto come hanno segnalato Legambiente e l’Archeoclub producendo un lungo elenco di vincoli ignorati e di emergenze dimenticate quali le chiese rupestri, tutte assenti negli elenchi, molti casali e tantissime edicole votive e cisterne sparsi nell'agro molfettese.
Con l’adeguamento al PUTT/p l’Amministrazione Azzollini spera, insomma, di poter continuare a rimandare la doverosa presa d’atto dell’esistenza di quello che ritiene faccia ostacolo alla singolare idea di “valorizzazione” del territorio, più simile in realtà al saccheggio e alla devastazione, di cui si fa portatrice. In particolare spera di poter continuare a rimandare la presa d’atto dell’esistenza delle lame nell’area interessata al PIP 3 e della necessità della loro tutela, non solo per ragioni di ordine idraulico ma anche paesaggistico.
Crede di poterlo fare perché crede che l’adeguamento possa sottrarsi all’esame dell’Ufficio VAS regionale. Ma l’ultima parola sull’adeguamento al PUTT del PRG di Molfetta è comunque rimessa alla Regione».