Le vicende dei molfettesi caduti in tutte le guerre raccontata dagli Eredi della storia
I molfettesi non conoscono la città come dovrebbero, in quanto talvolta si ritrovano a passare davanti a determinati luoghi che meriterebbero più attenzione e invece, finiscono col guardarli senza nessuna considerazione. Uno di questi luoghi è L’Associazione degli Eredi della Storia, che si trova in piazza Mazzini: incontrando il presidente Michele Spadavecchia e il vicepresidente Sergio Ragno prenotando un appuntamento, si potrà osservare del materiale di cui pochi sono a conoscenza e riguardanti in modo particolare i molfettesi che hanno partecipato alle diverse guerre nel mondo. Nelle loro due sedi si conservano divise, stemmi, armi e foto che nemmeno i parenti dei nostri eroi detengono. Emerge dalle loro parole il dispiacere per una Molfetta disattenta alla propria storia, mentre nelle altre città ciascuna ha il proprio Museo dove riservare e osservare tutto il materiale di cui pochi sono a conoscenza, riguardante in modo particolare i molfettesi che hanno partecipato ai diversi conflitti bellici. Il presidente dr. Spadavecchia lamenta come l’amministrazione comunale abbia dato poca possibilità all’Associazione di mettersi in luce e contribuire così anche ad una spinta turistica con un incremento di visitatori. Per questo motivo, l’Associazione ha dovuto movimentarsi da sola per escogitare il modo per attirare più gente e dar occasione a Molfetta di farsi notare. Sono stati, così, realizzati incontri e assemblee nelle quali in modo molto semplice (con l’aiuto di pannelli) sono state presentate le imprese dei nostri concittadini e i mestieri di una volta. Le due sedi dell’Associazione erano ricche di foto e ritratti riguardanti Giuseppe Poli, Giovanni Cozzoli, Pasquale Menelao, ecc.. «Troppe volte però l’Associazione è stata accusata di essere fascista – dice Sapadavecchia –, il problema in realtà è che noi cittadini tendiamo a rimuovere quella parte di storia sconveniente e a non passarci sopra come è successo per la Germania. Gli unici a capire il valore di queste esperienze sono stati proprio i collaboratori di Quindici e perché no speriamo anche qualche lettore e qualche molfettese in più.