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Le sensazioni del nipote Stefano Bello, figlio di Marcello La venerabilità di zio Tonino è la festa della Chiesa che profuma di popolo
15 dicembre 2021

Mi accingevo a fare la mia quotidiana visita al cimitero quando un primo sms mi ha informato che c’era qualcosa di frizzante nell’aria mattutina di quel 25 novembre. Diverse erano le notizie che si rincorrevano ma alle 12 in punto quella che poteva sembrare una possibilità è diventata certezza. Il Cardinale Bassetti aveva annunciato che il Santo Padre aveva dichiarato Don Tonino Venerabile firmando il Decreto. Per un attimo il tempo si è fermato. Mille pensieri hanno invaso la mia mente, tanti ricordi si sono materializzati all’istante. Un percorso immaginario che parte dalla mia adolescenza e arriva ai nostri giorni, si è materializzato davanti ai miei occhi. Non riuscivo a capacitarmi del momento storico che mi apprestavo a vivere; passare da zio Tonino al Venerabile don Tonino Bello. Non ho più il conto delle tantissime telefonate che sono intercorse con zio Trifone, mamma, Federica, Francesca, Raffaella, zia Velia, dove ognuno cercava di recuperare notizie più certe, che avessero una fonte attendibile. La conferma di quanto era avvenuto ce l’ha data il Signore quando le campane di tutte le Chiese della Diocesi hanno iniziato a suonare a festa incessantemente. Il mio istinto voleva farmi gridare ai quattro venti la bella notizia ma la prudenza mi suggeriva cautela per non creare false illusioni nelle persone che ormai da tempo pregavano per questo grande riconoscimento. Poi un messaggio di sua Eccellenza Domenico Cornacchia che mi esortava a rallegrarmi e pregare il Signore per il Dono che ci ha concesso. Non saprei conteggiare quante telefonate e attestati di stima io e la mia famiglia abbiamo ricevuto nelle ore successive alla promulgazione del decreto di Venerabilità, ma di una cosa la posso dire con assoluta certezza: questa non è la festa della famiglia Bello, questa è la grande festa di tutta la comunità che da 28 anni vede in Don Tonino un Santo del popolo. E’ la festa di quella Chiesa che profuma di popolo, che si spoglia dei paramenti sacri e si cinge il grembiule, che si sporca le mani senza mai sporcarsi il cuore che ci insegna che dietro ad ogni nostro gesto c’è sempre la Parola di Dio, che senza il suo sostegno non possiamo volare, che vuole scoprire nel volto degli ultimi quello di Dio. Il passo più difficile è stato fatto, ora pregherò perché zio Tonino possa ascoltare e intercedere per i tanti devoti che ogni giorno a lui affidano le proprie preghiere. Da parte nostra è necessario un impegno ancora più grande per renderci all’altezza di questo grande onore, perché se il Signore ci ha fatto questo grande dono, dobbiamo essere in grado di meritarlo. Stefano Bello

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