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Le associazioni Combattentistiche e d'Arma il 2 giugno hanno onorato a Molfetta i simboli sacri della storia d'Italia
07 giugno 2015

MOLFETTA - Le Associazioni Combattentistiche e d’Armi hanno diffuso un comunicato sulla festa del 2 giugno. «Mantenendo vivo il ricordo dei nostri soldati  che con il loro coraggio e per molti con il loro estremo sacrificio hanno unito l’Italia, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma all’unisono si sono riunite alle ore 10 in piazza Mazzini bardata a festa per rendere onore al padre della Patria e della Repubblica: Giuseppe Mazzini.

Sulle note dell’Inno Nazionale è stata issata la bandiera  tricolore sul pennone più alto di Molfetta. Dopo una bambina, Gigliola Natalicchio, figlia del Ten. Natalicchio dell’Unuci, accompagnata dalle autorità presenti, ha deposto un mazzo di fiori presso il monumento.

Presenti i presidenti delle associazioni: per l’ANFI, il Col. Cav. Uff. Giuseppe Nappi; per l’Associaz. Naz. Carabinieri, il Ten. Luciano Modugno; per l’UNUCI, il Ten. Pietro Natalicchio; unitamente all’Ist. Naz. del Nastro Azzurro, Fondazione A.N.M.I.G., Ass. Eredi della Storia, ANCR e ANMI.

Dopo aver dato gli onori alla bandiera ed ai soci onorari che per la loro avanzata età non possono più partecipare fisicamente ai cortei, la delegazione delle associazioni ha reso gli omaggi alla targa che ricorda l’olocausto della Grande Guerra in via Dante, dove era la precedente sede dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci.

Infine tutti i presenti si sono recati al monumento ai caduti per onorarli con le proprie  bandiere. Questo percorso, voluto dai nostri nonni e dai nostri padri, è nella tradizione e nella storia delle associazioni combattentistiche e d’arma. Abbiamo mantenuto le tappe fondamentali della storia molfettese.
Questi valori non possono essere stravolti, perché dovrebbero essere mantenuti per  rispetto nei confronti di uomini che hanno dedicato i loro anni migliori al paese; d’altronde cosa chiedono alle autorità amministrative se non di essere ricordati e rispettati? Negli ultimi anni un oblio sistematico ha fatto sì che i nostri giovani ignorassero il sacrificio dei loro nonni e bisnonni.
Nel Centenario della Grande Guerra, solo le associazioni si sono recate al cimitero per onorare con i fiori i nostri caduti apprendendo dal cappellano che il sacrario che li custodisce sta cadendo a pezzi,  non ha un bagno e non sono mai state installate targhe con i nomi dei caduti di tutte le guerre.

In tutta Italia, al contrario,  si sono svolte cerimonie, convegni, mostre per il centenario; solo a Molfetta le istituzioni sono state distratte da altri progetti, nonostante la città fosse tappa della staffetta “L’Esercito Marciava” che da Lecce ha portato il tricolore a Trieste.

Le associazioni nonostante l’indifferenza generale, hanno ugualmente onorato i caduti dimostrando alla città che lo spirito che ha animato i nostri avi, non s’è mai sopito e che si continuerà a tenere alto il valore e l’onore di quegli uomini che tanto hanno fatto per noi.

Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale, indetto a suffragio universale, con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l'Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati. Il 2 giugno fu una data storica anche per un altro motivo, assolutamente primario: fu la prima partecipazione delle donne al voto, in ritardo rispetto ad altre realtà europee e non.

Una tradizione, quella della Festa, partita nel 1948, che è stata ristabilita in questa data come giorno di festa nazionale con annesse celebrazioni dal secondo governo Amato con la legge 336 del 20 novembre 2000.

Questo modo di fare crea malumori, infatti per la prima volta, dopo 69 anni, il corteo istituzionale è arrivato presso la Villa Comunale senza bandiere italiane. Il picchetto d’onore con tutte le rappresentanze delle associazioni era già sul posto per onorare i nostri caduti». 

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