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Lazzaretto, il desolante quartiere dormitorio Una zona della città dimenticata da tutti
15 ottobre 2000

di Cosimo de Gioia Estrema periferia della città, zona ponente. E’ sera inoltrata. Con l’auto percorriamo la grigia via A. Fontana che corre parallela alla ferrovia. In fondo alla strada ci attende, con aria cupa, una vecchia e diroccata cascina di campagna che fa da sponda a un dosso di strada sterrata e sconnessa. Dietro gli alberi di ulivo che si parano di fronte e al di là di quel varco così grottesco, nessuno mai si aspetterebbe un quartiere cittadino. E invece le prime luci color arancione ci danno il benvenuto nel quartiere Lazzaretto. Attraversiamo quel breve tratto di strada senza asfalto: in pratica è l’unica porta d’ingresso. Ci accoglie l’immaginaria voce di un cicerone che non c’è: “sulla vostra sinistra potete osservare due polverosi e disertati campetti da calcetto pubblici; mentre sulla destra, per tutto il limitare della strada, ecco a voi le lucide rotaie della ferrovia”. E’ l’ultimo dei problemi, alla ribalta delle cronache, di questo quartiere. Il confine fra la strada e la ferrovia è segnato, infatti, da un inutile muretto alto mezzo metro: un muretto che non servirebbe a nulla se qualche ragazzino decidesse di avventurarsi sui binari magari solo per recuperare una palla. Così il potenziale pericolo di questa situazione ha acceso gli animi del Sunia (il sindacato unitario degli inquilini), del Comune, dell’Ente Ferrovie e dello Iacp (Istituto autonomo case popolari) proprietario delle case vicine. Un tutti contro tutti che finora non ha indicato chi dovrebbe provvedere ai lavori di completamento del muretto. Di fronte alle rotaie, a distanza di pochi metri, in riga e squadrate come se stessero sull’attenti, si ergono austere le palazzine dello Iacp. In quelle case (80 alloggi assegnati nel ‘98) l’intonaco dei muri è troppo debole e in alcuni punti viene giù. L’illuminazione privata delle aree retrostanti destinate a parcheggio, non è a tutt’oggi attivata; a distanza di ben due anni dall’assegnazione, soltanto poche settimane fa è stato ultimato l’allacciamento alla rete del gas metano. Proseguiamo oltre. La strada che stiamo percorrendo (Prol. via A. Fontana) arriva ai margini prima di un passaggio a livello (che conduce alla zona del cimitero) e poi dell’ingresso alla statale 16 bis (quest’ultima lambisce il quartiere sull’altro lato rispetto alla ferrovia). Poi ci riporta al varco da cui eravamo entrati. E’ desolante. Queste vie, che al mattino si riempiono di canzoni napoletane, alle 22 circa ospitano soltanto qualche cane e i fari di qualche auto di passaggio. C’è anche qualche patetico alberello. Ma finisce tutto lì. Non c’è altro: né negozi, né servizi, nulla. Siamo nella più desolante ed estrema appendice della città. Torniamo indietro per uscirne e sentiamo per l’ultima volta la voce del nostro immaginario cicerone: “avete visitato il più classico dei quartieri dormitorio. Tornate presto. Arrivederci.”
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