La tradizione del presepe a Molfetta
Come è noto la scena della Natività fu una rappresentazione voluta da S. Francesco nel 1223, quando a Greggio realizzò il primo presepe della storia. La pia usanza fu diffusa dai frati Francescani in tutto il mondo. La presenza a Molfetta di ben tre conventi francescani, anche se di diversa osservanza, contribuì a diffondere nel periodo natalizio la realizzazione di presepi nelle chiese e nelle famiglie. E quanto forte era l’influenza della devozione che tale Francesco Turture terziario francescano, nel suo testamento redatto nel mese di dicembre 1483s.u., ricorda che egli aveva fatto costruire nella chiesa di S. Bernardino, una cappella sotto il titolo del Presepe1. Sicuramente ci doveva esserci una tela che raffigurasse la Natività. La tradizione presepiale ebbe un seguito in Puglia quando, verso la fine del XV sec., la realizzazione di presepi in pietra si diffuse ad opera di Stefano da Putignano e più tardi da Paolo da Cassano. Ancora oggi le loro mirabili sculture si possono ammirare in alcune chiese pugliesi. L’ambiente religioso molfettese non si sottrasse a questa consuetudine; infatti, nella metà del sec.XVI, nella nostra città, si potevano annoverare ben due presepi in pietra. La prima notizia di un presepe stabile a Molfetta risale al 1534: l’arcidiacono don Goffredo Passaro commissionò al magistro Paolo da Cassano un presepe in pietra da collocare nella chiesetta beneficiale del S. Salvatore situata nella città vecchia. L’opera conprendente tre figure venne a costare 50 ducati2. L’altro presepe di pietra era quello che, fino al 1900, si trovava nell’antica chiesa della Madonna dei Martiri nella cappella detta del Presepe. Di questo la S. Visita De Bellis-Sarnelli del 1699 annota: deinde fornix depictus ad instar Praesepii sub quo statuae lapideae B. Virginis et S. Joseph Puerum Jesum faeno jacentem adorantium3. Al momento non possiamo affermare se si tratta della stessa opera prima menzionata. E’ ampiamente documentato che presso famiglie facoltose molfettesi, durante il periodo natalizio, si costruivano i presepi. In genere erano alcuni sacerdoti che prendevano l’iniziativa di realizzarli in casa propria: è il caso di don Giuseppe Saverio de Luca che nel 1670 preparò un grande presepe, richiamando l’ammirazione di tutti. Si ricordano, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, il presepe di Pasquale Calò con pupi alti 15 cm, con facce nere e vestiti con costumi arabi; quello di Peppino Poli con pupi fatti venire da Napoli, reso suggestivo da una fontana con zampillo. Achille Spagnoletti preparava in casa un grande presepe con personaggi alti 25 cm; occupava un’intera stanza e i personaggi avevano le sembianze di alcune figure note di Molfetta. Altri presepi con caratteristiche diverse venivano costruiti da Giovanni de candia, da don Nicola de Gioia, da Giovanni Rotondo e da tanti altri4. Vogliamo ricordare in queste righe che la tradizione presepiale era diffusa anche tra il popolo minuto e qui desidero riportare due esempi: in un inventario di beni appartenenti a una defunta, compilato nel 1771, si trova annotato “un presepe con capanna di carta e personaggi di creta”. Mentre in un altro inventario, del 1795, fu riportato “uno scarabatto di vetro con dentro il presepe5. Questo sta a dimostrare come fosse diffuso anche tra il popolo il piacere di tenere nelle proprie case presepi di varia fattura e composizione e, in alcuni casi, di proteggerli sotto campane di vetro. La tradizione locale della costruzione dei presepi in casa continua ancora oggi con molto entusiasmo: è tradizione che si inizi a costruirli dal 13 dicembre, giorno dedicato a S. Lucia, mentre si smantellano il 17 gennaio, giorno dedicato a S. Antonio abate. Un cenno meritano anche i pupari locali che artigianalmente con argilla preparavano con gusto i vari personaggi che di volta in volta animavano le scene presepiali. Qui ricordiamo Ferdinando Cifariello in attività dal 1863. Vito Fornari detto Vitudd u gobbe, Vito Binetti discepolo del Fornari, Giuseppe de Cesare attivo fino al 1934. Lo stesso Achille Spagnoletti prima citato, dal 1899 al 1907 aveva messo su un laboratorio dove si fabbricavano pupi di creta e cartapesta che poi rivendeva ai negozianti. In ultimo ricordiamo il farmacista Mauro Picca che fino al 1926 modellava piccoli personaggi6. Attualmente lo scultore Emmanuele Mastropasqua, dedica un aspetto della sua creatività alla costruzione di presepi tipici napoletani che poi custodisce sotto campane di vetro, rendendo prestigiosa la sua arte che ricorda antiche usanze locali di tenere questi oggetti di devozione perennemente in casa. Dal 1916 ininterrottamente si realizza nella Parrocchia di S. Domenico un artistico e grande presepe, costituito di artistici personaggi di cartapesta di scuola leccese, che occupa tutto il presbiterio. Lo realizzò il parroco don Ilarione Giovine che, per ben 45 anni resse la Parrocchia. La tradizione è continuata dall’attuale parroco, don Franco Sancilio, che ogni anno varia la disposizione teatrale della scena. Un anno, precisamente il 1990, in occasione dell’Anno Giubilare, riservato alla sola Parrocchia di S. Domenico, il pittore molfettese Giulio Giancaspro realizzò un maxi dipinto (10x6 m) che occupava in lunghezza tutto il presbiterio, raffigurando il Presepe di alcuni personaggi tratti da famose opere di noti pittori. Da Natale del 1993 il maxi dipinto fu definitivamente sistemato nel Santuario della Madonna Pellegrina, Commenda – Rovigo. La preparazione al Natale nel passato non era poi tanto diversa dai nostri giorni; era consuetudine della chiesa locale tenere in Cattedrale, nel periodo precedente il Natale, una novena accompagnata da canti e musica. La notte di Natale poi, a spese dell’Università di Molfetta (Comune), si accendevano alcuni falò ai crocicchi delle strade, in segno di gioia7. Queste esigue testimonianze dal sapore antico ci spingono a ricordare e a tener vive queste nostre tradizioni; rinnovarle con costanza è nostro dovere.
Autore: Corrado Pappagallo